"Gare turbate e pressioni": sindaci, politici e impiegati a giudizio

“Gare turbate e pressioni”: sindaci e politici a giudizio

Settanta persone prosciolte per voto di scambio e corruzione, ma in 17 finiscono sotto processo
TERMINI IMERESE
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PALERMO – Le intercettazioni sono state dichiarate inutilizzabili ed è caduta l’impalcatura del processo che si è chiuso nei giorni scorsi con il proscioglimento per 70 degli 87 degli imputati. Sono cadute le ipotesi di voto di scambio e corruzione elettorale in occasione del voto alle amministrative e alle regionali del 2017.

In diciassette, però, sono stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Termini Imerese Valeria Gioeli.

Salvino Caputo, ex deputato regionale di Forza Italia ed ex sindaco di Monreale, si dovrà difendere al processo dall’accusa di avere turbato il procedimento amministrativo per affidare il servizio di distribuzione dell’acqua con autobotti nel comune di Termini Imerese.

Caputo, in concorso con l’ex sindaco Francesco Giunta e con Michele Galioto avrebbero promesso agli imprenditori Angelo Scaglione e Gioacchino Orlando di affidare il servizio all’impresa della figlia di Scaglione.

L’ex sindaco Giunta è stato rinviato a giudizio anche per peculato perché avrebbe utilizzato per esigenze personali le auto del parco macchine comunale. Giunta in concorso con i dipendenti comunali Agostino Rio e Fabio Maciocia è pure accusato di avere turbato il procedimento amministrativo per l’affidamento del servizio di riscossione dei tributi del comune di Termini Imerese in modo da favorire l’imprenditore Salvatore Cammarata.

Il dipendente Rio è stato rinviato a giudizio anche per diversi episodi di assenteismo dal posto di lavoro così come gli altri dipendenti Liborio Pusateri e Antonino Butera. Rinviata a giudizio anche Teresa Macaluso che avrebbe calunniato alcuni giornalisti.

Giuseppe Ferrarello, candidato alla regionali del 2017 nella lista “Micari Presidente”, è stato rinviato a giudizio perché avrebbe alterato il risultato delle operazioni elettorali. In particolare il 6 novembre, giorno dello scrutinio, avrebbe chiamato il presidente di una sezione elettorale. Non voleva che venisse stilato alcun verbale di contestazione che gli avrebbe fatto perdere una cinquantina di voti. I suoi toni erano perentori. Un’ipotesi di reato che gli viene contestata in concorso con Santo Barreca e con tutti i componenti del seggio elettorale: Antonino Placenti, Salvatrice Ferraro, Vincenza Barbara Sillitti.

Rinviato a giudizio infine anche Giuseppe Campagna perché avrebbe impedito l’esercizio di un diritto politico ad un consigliere comunale. L’imputato avrebbe minacciato di non rinnovare il contratto di lavoro a tempo determinato a Marcella Rodruquez e di licenziarla qualora non fosse uscita al gruppo di Forza Italia al consiglio comunale termitano per poi aderire al gruppo politico Fratelli d’Italia. In questo modo avrebbe messo in pericolo la maggioranza che sosteneva il sindaco neo eletto Francesco Giunta. Il tutto con l’obiettivo di ottenere la sua la nomina a vice sindaco.


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