Mafia e sangue, le armi della guerra: “Ecco dove le ho sepolte” - Live Sicilia

Mafia e sangue, le armi della guerra: “Ecco dove le ho sepolte”

I verbali dei fratelli pentiti.

CATANIA – Quattro verbali. Pagine e pagine piene di omissis. Ninni e Michael Sanfilippo – i fratelli che hanno permesso ai carabinieri di ritrovare il corpo di Enzo Timonieri – hanno fatto rivelazioni importanti ai pm della Dda etnea. E non solo sull’omicidio del 26enne, ma anche sulla sparatoria dell’8 agosto 2020. Che si è conclusa con due morti e sei feriti. Guerra armata che ha rappresentato uno spartiacque per gli assetti della mafia militare. I Cursoti Milanesi, immediatamente, perdono il reggente. Carmelo Di Stefano è fermato e – grazie anche alle dichiarazioni dell’altro fratello Sanfilippo, Martino Carmelo – rimane in carcere. Gli altri saranno rimessi in libertà dal gip, ma è solo questione di mesi perché ad aprile scatta l’operazione Centauri e arrivano le manette per decine di persone, anche nelle file del clan Cappello. 

I Milanesi, quindi, perdono il capo e uno dei Sanfilippo decide di collaborare con la giustizia. Un doppio colpo mortale. Con un fratello pentito Michael e Ninni – giovanissimi ventenni – approfittano della parentela con Sam Salvatore Privitera e cambiano “casacca” mafiosa. “A causa della collaborazione con la giustizia avviata da mio fratello Martino Carmelo e delle dichiarazioni accusatorie da questi rese nei confronti di diversi appartenenti ai Cursoti Milanesi, temevamo che potessero farci del male e, pertanto, mi sono avvicinato al gruppo di mio cugino Sam Privitera”, racconta Ninni Sanfilippo nel verbale del 5 giugno 2021 che LiveSicilia pubblica in esclusiva. Esattamente un giorno dopo rispetto al fratello Michael che dal carcere di Ragusa, dove era finito per un’inchiesta sul traffico di droga all’interno del penitenziario di Augusta, ha chiesto di parlare con i magistrati.

Ed è il 4 giugno scorso, infatti, che fa trovare il cadavere di Timonieri. Ma non è finita perché porta anche i carabinieri nel luogo dove ha nascosto due delle pistole usate dai Cursoti Milanesi nel ‘famoso’ conflitto a fuoco del viale Grimaldi 18. 

“Ho provveduto io stesso a occultare le armi utilizzate da Carmelo Di Stefano e Roberto Campisi per il duplice omicidio di Enzo Scalia e Luciano D’Alessandro. Le armi – racconta Michael Sanfilippo – le ho rinvenute all’interno della mia auto Mini Country di colore nero utilizzata nelle fasi del conflitto a fuoco e le ho occultate sotto terra nella campagna vicina al viale Grimaldi 18. Non sono in grado di descrivere con precisione ove si trovano ma sono in grado di condurvi sul posto a recuperarle”. Ed infatti, gli investigatori hanno recuperato le due armi seguendo le indicazioni dell’aspirante pentito. Ma è lui stesso a raccontarlo il 16 giugno: “La sera che sono stati arrestati i miei fratelli, ho prelevato all’interno della mia autovettura i bossoli calibro 9×21 che ancora si trovavano all’interno dell’abitacolo (forse sette o otto) e le due pistole che avevano lasciato Campisi e Di Stefano. Queste ultime le ho riposte all’interno di una busta di plastica dell’Eurospin e ho poi provveduto a nasconderle sotto il vano ascensore del viale Grimaldi 18 scala E. Dopo circa due o tre giorni le ho prese e ho provveduto a sotterrarle nel luogo in cui i Carabinieri le hanno rinvenute su mia indicazione in sede di sopralluogo”. Forse è stata la presenza dei militari a Librino a far capire a Ninni, a piede libero, che il tempo era scaduto. E così ha seguito le orme dei due fratelli. 


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