"Hanno spaccato quel ragazzo" per un debito di droga da 200 euro

“Hanno spaccato quel ragazzo” per 200 euro di droga

Dal blitz della squadra mobile di Messina viene fuori una storia di brutale violenza

PALERMO – “Massacrato”, così scrivono i pubblici ministeri, per un debito di 200 euro. Duecento euro di droga non pagata. Dal blitz della squadra mobile di Messina, che ha portato in carcere 10 persone, viene fuori una storia di brutale violenza.

Un giovane fu bloccato per le strade del rione Cep, condotto in una casa, e picchiato a sangue. Il pestaggio viene contestato dai pubblici ministeri Federica Rende e Antonella Fradà, coordinati dal procuratore Maurizio De Lucia, a Matteo Fiore, Salvatore Arena e Antonino Aloisi.

La vicenda inizia nel settembre 2018. Un giovane giunge al pronto soccorso del Policlinico di Messina. La mamma è terrorizzata per il figlio ridotto in quelle condizioni. Ha un grave trauma cranico con frattura. I poliziotti della squadra mobile acquisiscono immediatamente le immagini.

Individuano le persone che lo hanno accompagnato. I telefonini finiscono sotto intercettazione. Il 14 novembre sul cellulare di Aloisi giunge a un sms: “Le telec ti hanno ripreso e se questo peggiora senza ma Dio ti incolpano loro mi hanno detto che dobbiamo pregare perché se non si salva è un problema”.

Il padre della vittima si attiva per scoprire chi è stato. Raccoglie la testimonianza di un uomo: “… l’altro mio fratello me l’ha detto. Mi ha detto che hanno spaccato tutto quel ragazzo forse lo devono operare in testa… lo hanno lasciato a terra morto.

Quando il padre viene convocato dalla polizia dice di non sapere nulla dell’aggressione. Non fa riferimento alle persone che hai incontrato e alle informazioni che ha raccolto.

Sotto intercettazione finisce anche la vittima: “Non mi ricordo nemmeno che sono uscito da lì… mi sono svegliato ieri in ospedale non mi ricordo un c… di quello che mi è successo. Ho un trauma… sangue dentro la testa… il cervelletto lineato guarda quello che c’è qua”.

Chi lo aveva soccorso lo ha “trovato fuori che vomitata… o so solo che è passato uno e ti ha visto lì fuori”.

E mentre parlavano sono venuti fuori nomi e le indicazioni che hanno condotto gli uomini del capo della Mobile, Antonino Sfafeni a individuare i tre indagati.


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