Il crac del villaggio turistico: arrestati due imprenditori

Il crac del villaggio turistico: arrestati due imprenditori

Buco da 4 milioni e di euro contestato dalla Procura e dai finanzieri di Palermo
PALERMO-SIRACUSA
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PALERMO – Doveva diventare un villaggio turistico, ma è stato un fallimento. E gli scheletri degli immobili sono ancora lì a ricordarlo. Su delega della locale Procura della Repubblica, i finanzieri del Comando provinciale di Palermo – con la collaborazione dei militari di Firenze, Prato e Viareggio – sono stati arrestati Simone Mazanti, 52 anni, e Michele Giambra di 71.

Il primo si trova in carcere, il secondo ai domiciliari. L’accusa è bancarotta fraudolenta. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Anna Battaglia. I finanzieri hanno eseguito anche un sequestro preventivo di complessivi 4 milioni di euro quale profitto del reato. I due indagati erano amministratori della società Capopassero srl dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo il 27 gennaio 2020.

Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria, Gruppo tutela mercato capitali, hanno ricostruito il progetto che doveva portare alla costruzione di un complesso residenziale a Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano. Averebbero svelato un articolato “sistema di società”, pensato e realizzato sotto la regia di Giambra, già arrestato e condannato in passato per altri fatti di bancarotta.

Con il concorso dei più stretti familiari Giambra avrebbe distratto 4,3 milioni di euro, erogati alla società fallita a titolo di indennità espropriativa. Ed invece i soldi dovevano andare ai creditori verso i quali l’impresa ha accumulato debiti per 3 milioni.

Il progetto di realizzazione del complesso residenziale non è stato portato a termine lasciando gli scheletri delle strutture incompiute.

“La bancarotta è una condotta illecita che suscita particolare allarme sociale, ancora più grave in questa fase congiunturale negativa per l’economia – spiega il colonnello Gianluica Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria -. Contrastare i reati fallimentari assume quindi un’importanza centrale per la tutela dei creditori delle società fatte fallire illegalmente, che possono essere soddisfatti solo attraverso l’individuazione dei proventi illeciti oggetto delle distrazioni e delle pratiche delittuose”.

“I proventi illeciti spesso vengono poi utilizzati anche per finanziare altre attività commerciali, inquinando il tessuto economico sano e alterando le regole del mercato e della sana concorrenza – aggiunge -. L’impegno della Guardia di Finanza è sempre rivolto alla tutela dell’economia legale, colpendo tutti quei fenomeni che costituiscono ostacolo alla crescita e alla realizzazione di un mercato trasparente e pienamente concorrenziale, a tutela dei cittadini e degli imprenditori onesti e rispettosi delle regole”.


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