"La festa per incoronare il nuovo boss": tutti condannati

“La festa per incoronare il nuovo boss”: tutti condannati

Solo sconti di pena per gli imputati che avrebbero fatto parte del mandamento della Noce

PALERMO – Cadono alcune aggravanti, ma l’impianto accusatorio regge anche in appello. Ci sono, però, degli sconti di pena per gli imputati che avrebbero fatto parte del mandamento mafioso della Noce.

Dopo avere affiancato il vecchio reggente Giuseppe Castelluccio, Giovanni Musso (condannato a 11 anni 4 mesi contro i 15 del primo grado), avrebbe preso in mano le redini. Secondo la ricostruzione della squadra mobile, sarebbe diventato il nuovo capomafia.

C’era pure lui, anche se con un ruolo marginale, nel commando che nel 1995 mise a segno la rapina miliardaria alle poste di via Roma. Nel 2012, dopo avere finito di scontare la pena, sarebbe diventato il braccio destro di Castelluccio, seppure fosse più anziano. Solo che pure Castelluccio, il falegname divenuto boss, finì nei guai giudiziari e così dal 2014 Musso avrebbe preso le redini del clan.

La sua base operativa era un’agenzia di scommesse in via Girolamo Brand. Fu il primo segnale del suo ingresso a pieno titolo nel quartiere, conciso con il trasferimento della sua residenza da Cruillas in piazza Noce.

L’alter ego di Musso sarebbe stato Giovanni Di Noto, condannato a 10 anni, 6 mesi e 20 giorni (14 anni in primo grado). Anche Salvatore Pecoraro, condannato a 9 anni e tre mesi, (12 anni in primo grado) con un passato da rapinatore avrebbe fatto il salto di qualità finendo a gestire la cassa delle estorsioni.

I contatti con Musso erano spesso mediati da Nicolò Pecoraro (8 anni, 5 mesi e 20 giorni contro 11 anni e due mesi), figlio di Salvatore. Di lui Musso si sarebbe servito per intestargli l’agenzia di scommesse e un panificio. Infine c’erano gli uomini del lavoro sporco: Fabio La Vattiata (11 anni), Salvatore Maddalena (11 anni e due mesi) e Cristian Di Bella (8 anni e 4 mesi e non più 10 anni e 10 mesi). Confermata la pena per Giulio Vassallo (3 anni e 4 mesi per estorsione) e per Francesco Alioto (2 anni per intestazione fittizia ma con la sospensione condizionale della pena).

Gli imputati che hanno ottenuto lo sconto di pena erano difesi dagli avvocati Tommaso De Lisi, Debora Speciale, Domenico Trinceri, Massimiliano Russo, Concetta RubinoFabio Cosentino, Anthony De Lisi, Massimiliano Russo e Angelo Formuso.

Il giorno della consacrazione pubblica del nuovo vertice mafioso arrivò una sera di settembre 2014. Al civico 2G di piazza Noce Musso si godeva lo spettacolo delle canzoni neomelodiche napoletane affacciati al balcone del terzo piano. La presentatrice sul palco salutava “l’amico mio Giovanni”, “Giovanni del terzo piano”.

Fu l’ex parroco della chiesa del Sacro Cuore, Giuseppe Benvenuto (che ricostruì l’episodio agli investigatori), a firmare il documento con cui incaricava una ditta per installare le luminarie. Era necessario per ottenere il via libera dagli organismi di pubblica sicurezza. Con la chiesa per committente diventava tutto più facile. Le strade si riempirono di poliziotti della squadra mobile che monitorarono la festa.

Persino gli ambulanti abusivi erano stati costretti a versare una parte considerevole degli incassi. Alla regola del pizzo non si sfuggiva. Il titolare di un “compro oro” decise di ribellarsi e si affidò alla Federazione antiracket e ad Addipizzo, parte civile con l’assistenza degli avvocati Ugo Forello, Salvatore Caradonna e Valerio D’Antoni.

Gli inquirenti collegano il suo “no al pizzo” alla rapina subita nella notte tra il 12 ed il 13 settembre 2014. Fu più di una rapina, in realtà. Il negoziante e la moglie furono bloccati all’arrivo a casa da due uomini incappucciati e armati. Li costrinsero ad aprire la cassaforte dove c’erano cinque mila euro in contanti, un Rolex da 27 mila euro e altri oggetti d’oro. Dopo avere razziato il bottino marito e moglie furono trascinati all’esterno, fatti sedere, imbavagliati e costretti ad assistere all’incendio che distruggeva la loro villa. “… ed ora vediamo se ti scanti…”, urlavano i rapinatori. Gli autori della rapina non sono mai stati individuati.


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