Pagliarelli, i medici: "Non garantiamo l'assistenza"

Pagliarelli, Sos dei medici: “Non garantiamo l’assistenza”

Il drammatico appello dal carcere. E un documento in cui si declinano le responsabilità.

PALERMO- E’ un documento che racconta il dramma professionale e umano dei medici nella trincea del carcere, in un momento molto difficile. E’ stato inviato dal personale sanitario del carcere ‘Pagliarelli’ di Palermo a una serie di indirizzi istituzionali, fra cui spicca quello della Procura della Repubblica. Ma ci sono anche il presidente del Tribunale di sorveglianza, il presidente della Regione, il Dap, il ministero della Giustizia, l’Asp e tanti altri. La denuncia è molto semplice e descrive: “L’impossibilità di garantire i Lea”, come si legge. Cioè i livelli elementari di assistenza sanitaria.

E’ un mondo tragicamente separato dal resto, il carcere. Qualcosa che si considera lontano dalla vita quotidiana, a torto. Un mondo di cui poco si sa e nulla si vuole sapere dall’esterno. Di cui ci accorge quando emerge un grido come questo.

I medici di guardia in servizio firmano il loro appello in cui si parla di “sovraccarico lavorativo anche legato all’emergenza Covid”, di dimissioni, di tamponi, di vaccini, di monitoraggio ai detenuti positivi, di detenuti fragili, di carenza di agenti di polizia penitenziaria che garantisca la sicurezza, di aumento di aggressioni e del fatto che dicono di essere pochi. Oltretutto, descrivono la preoccupazione di chi è oggetto di procedimenti legali e civili dopo denunce da parte dei familiari dei detenuti stessi, se qualcosa, disgraziatamente, va male.

Ecco perché – spiegano – visto l’esiguo numero dei professionisti rimasti in servizio, i turni verranno garantiti con un solo medico per turno, sia di giorno che di notte e fino a fine luglio. Poi si vedrà. Ecco perché i Lea sono in discussione e i sanitari sono pronti a proclamare lo stato di agitazione. Oltretutto – racconta ancora qualcuno – con tanti colleghi impegnati nelle Usca e nel contrasto al Covid, il sistema sanitario ha la coperta ancora più corta e il carcere soffre. E quasi nessuno vuole andare a lavorare in un contesto così complicato, nonostante i posti i disponibili.

Al ‘Pagliarelli’, nel dettaglio, ci sono circa 1.300 detenuti, in reparti non vicini e 220 agenti di polizia penitenziaria. Una vasta popolazione da assistere.

E’ un mondo a parte, il carcere. Come le voci in camice bianco del ‘Pagliarelli’ rivendicano. Ed è una storia difficile, qualche volta violenta, come narrano gli ultimi fatti di cronaca, ma spesso caratterizzata dall’abnegazione di direttori, personale e agenti che cercano di fare il loro dovere a tutti i costi. Ma forse il problema principale, l’origine dei mali, sta proprio nella distanza con cui si guarda a questo universo di persone, tutte recluse.


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