Roghi, furti e regie criminali: "La denuncia è l'arma più forte" - Live Sicilia

Roghi, furti e regie criminali: “La denuncia è l’arma più forte”

Dall'Etna alla piana i carabinieri hanno alzato il livello d'attenzione. Dal calatino arrivano risultati dalla "sicurezza partecipata" delle aree rurali.
NEL CATANESE
di
4 min di lettura

CALTAGIRONE – Una criminalità subdola. Che si nasconde dietro danneggiamenti, incendi e furti. La chiamano “la mafia rurale”. Ma alcune volte è semplicemente illegalità diffusa. O vile vendetta per un lavoro non affidato. La Sicilia è una terra votata all’agricoltura. Capace di creare frutti eccellenti. Ma in alcune zone ci sono “interferenze” criminali che allontanano investimenti o addirittura distruggono sogni d’impresa. Dalle coltivazioni dell’Etna fino alle piana di Catania, purtroppo, gli interessi criminali sono molteplici. Da Castiglione a Randazzo, cuore pulsante delle meravigliose viticulture, si ripetono ad intervalli regolari “incendi dolosi” nelle viti. Ed è questo il periodo, quello dell’emergenza roghi, in cui si ripetono gli episodi. L’emergenza diventa quasi un modo per nascondere finalità criminali. La strategia è quella del martellamento e dell’intimidazione silenziosa. Sono molti gli imprenditori che si arrendono e decidono di lasciare il vulcano. I carabinieri sono in prima linea nella ‘sorveglianza’ e nel monitoraggio costante di un territorio vastissimo e complicato a livello morfologico. L’appello è sempre lo stesso: “Denunciare”. Dietro molte volte c’è “la fame” degli allevatori di accaparrarsi terre da destinare a pascoli in modo da ottenere finanziamenti europei. Un po’ quello che è stato scoperto nella maxi operazione dei Nebrodi della Dda di Messina. E che purtroppo ha toccato, con punte di protagonismo, il calatino. 

“Il fenomeno della mafia rurale c’è non solo nel calatino ma in tutta la Sicilia. L’inchiesta Nebrodi  – spiega a LiveSicilia il capitano Sergio Vaira, comandante dei Carabinieri di Caltagirone – condotta dalla Dda di Messina ci ha visti coinvolti come territorio. Molte delle aziende oggetto dell’indagine avevano sede proprio nel calatino”. 

Sergio Vaira, comandante CC di Caltagirone

Il fenomeno esiste anche tra grano, agrumeti di Scordia e vigneti di Mazzarrone. Ma è evidente che ogni danneggiamento e rogo – denunciato – è oggetto di un preciso accertamento. E se dovessero esserci elementi che portano a imputazioni “mafiose” la competenza andrebbe collegata alla Dda etnea. Quindi “non possiamo escludere” che dietro un determinato episodio ci sia la mano della criminalità organizzata. Ma “quello che io vorrei rappresentare istituzionalmente è l’importanza della denuncia – dice il capitano Vaira – noi siamo presenti in modo capillare nel calatino e questo ci permette di monitorare le contrade più isolate. Ma tutto questo risulterebbe limitato se non ci fosse affiancata la denuncia e la collaborazione dei cittadini”.

Quale è la situazione al momento? Ci sono denunce? “Sì, ci sono denunce di danneggiamento da incendio, ma non tutti gli episodi hanno elementi – spiega  per farci propendere alla natura dolosa del rogo”. Il capitano dell’arma “non esclude” che i criminali “più organizzati” possano in qualche “camuffare dietro i fenomeni accidentali” dell’emergenza roghi una regia criminale. Ed è per questo che si indaga in maniera molto approfondita.

Dal calatino arriva però un’esperienza di sicurezza delle aree rurali in ordine al contrasto del furto di arance e uva che sta funzionando. Ed ha portato diversi arresti. Tutto è partito l’anno scorso con un tavolo tecnico in prefettura. Un “modello di sicurezza partecipata”, spiega Vaira che prevede di accorciare le distanze tra i singoli produttori e le forze dell’ordine. Un contatto diretto con il comandante di stazione che “ci ha permesso di arrestare di eseguire arresti e di recuperare migliaia di chili di uva”. A questo si è aggiunta la “sorveglianza di vicinato” con l’ausilio delle guardie giurate autorizzate spesso assunte dai proprietari. Un controllo che si affianca “a quello tradizionale con i nostri mezzi” e che un giorno potrebbe essere potenziato “con la videosorveglianza”.  

In questo meccanismo di sicurezza delle aree rurali hanno avuto un ruolo fondamentale anche i vari reparti speciali, come il nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro di Catania a tutela dei braccianti agricoli e delle forme di caporalato, i Nas di Catania per la sicurezza alimentare, lo squadrone Carabinieri eliportato dei Cacciatori per la prevenzione, il reparto tutela agroalimentare di Messina per il controllo della filiera.

Ma comunque ogni macchina o dispositivo per essere veramente efficace ha bisogno della benzina che è rappresentata dalla denuncia. “Se un fatto reato non viene denunciato  – commenta Varia – rischia di sfuggire all’analisi del fenomeno che noi facciamo e quindi alla pianificazione delle strategie di contrasto”. Insomma l’obiettivo della denuncia non sempre si concretizza con il recupero magari della refurtiva, ma è l’anello fondamentale per la lotta al crimine. I cittadini sono protagonisti della sicurezza. E non possono rimanere ai margini. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI