La sanità siciliana fra caos e buchi di organico: è scontro

La sanità siciliana fra caos e buchi di organico: è scontro

Al via il confronto fra assessorato, aziende e sindacati sulla dotazione del personale
PANDEMIA E SALUTE
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PALERMO – I primi incontri sono convocati fra oggi e domani. L’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza e i dirigenti del dipartimento iniziano a discutere delle piante organiche delle aziende sanitarie e degli ospedali della Sicilia occidentale. Per la Sicilia orientale il confronto con i sindacati è già partito.

Al momento regna il caos. I sindacati denunciano vuoti di organico e temono che la pandemia abbia peggiorato le cose. Impossibile, aggiungono, non tenere conto di ciò che è avvenuto nell’ultimo anno a causa del Covid. Servono risorse aggiuntive per il nuovo personale, ma i costi già sostenuti dell’emergenza rischiano di pesare parecchio. Gli ospedale e le Asp sono purtroppo aziende che vivono sul labile equilibrio fra entrate e uscite.

Solo qualche esempio per comprendere quanto complicato sia il puzzle da mettere a posto. Molte Asp e ospedali non hanno ancora approvato il piano di fabbisogno del personale e cioè la fotografia dell’organizzazione dei dipartimenti e delle unità operative. Il piano deve essere coerente con gli atti aziendali. Oppure lo hanno approvato, ma senza il confronto sindacale.

L’Azienda sanitaria provinciale di Catania ha adottato l’atto aziendale, ma poi ha dovuto fare un passo indietro per il mancato confronto con i sindacati. A Palermo c’è ancora solo una bozza del piano del personale, di quasi 200 pagine, ma i sindacati hanno criticato il comportamento della direzione generale di via Cusmano, che l’ha spedita solo due giorni prima dell’inizio del confronto. A Messina è tutto fermo. All’Asp di Caltanissetta lo scorso maggio l’azienda ha presentato una bozza che prevede l’aumento del personale, ma i sindacati hanno chiesto un piano dettagliato e hanno voluto che restasse traccia nel verbale del loro dissenso. Confronto non ci sarebbe stato a Ragusa, ma la delibera sarebbe stata approvata, mentre a Siracusa e Agrigento è ancora alle battute iniziali.

E poi ci sono i singoli ospedali. Anche qui ci sono realtà che indietro nei passaggi burocratici e altre dove il confronto sindacale non è iniziato. Una situazione frastagliata che allarma i sindacati, i quali parlano di “ulteriore impoverimento delle risorse umane e dell’assistenza sanitaria da erogare ai cittadini”, di buchi di organico che portano a “trascurare in primo luogo i servizi e la medicina territoriale.

“Praticamente un disastro”, tagliano corto dal Cimo. La Fials sposta il tema sul risorse: non ci sono fondi in più rispetto al passato e quindi sul personale restano criticità. Nuovi soldi potrebbero arrivare dal Recovery fund e Uil chiede un “confronto globale” a Razza per organizzare al meglio la sanità territoriale siciliana. Secondo alcune stime del Nursind, con gli attuali parametri in Sicilia mancherebbero circa 2 mila infermieri in servizio e 2 mila tra operatori socio sanitari e personale di supporto. Il confronto è appena iniziato, le scintille pure.



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