La voce di Borsellino: "Ridare credibilità alla giustizia" VIDEO -

La voce di Borsellino: “Ridare credibilità alla giustizia” VIDEO

Oggi come allora il tempo delle riforme corre. Un’urgenza che il giudice antimafia avvertiva come non più rinviabile.
19 LUGLIO - IL RICORDO
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PALERMO – Paolo Borsellino parla ancora e lo fa attraverso gli audio e gli atti inediti da poco emersi dagli archivi Ispee e Centro Studi Dino Grammatico. Alle ore 16.58 esatte di oggi, all’ora in cui il giudice venne falciato in via D’Amelio assieme ai suoi uomini della scorta 29 anni fa, l’audio integrale sarà reso disponibile assieme ai commenti di Fabrizio Fonte, Umberto Balistreri, Pier Luigi Aurea, Laura Anello, Salvatore Borsellino, Antonio Tricoli, Carmine Mancuso, Milena Romeo, Roberto Leone, Rino Giacalone, Francesco La Licata, Fabio Granata e Carlo Palermo.

Le parola di Borsellino appaiono di una attualità scottante e toccano, tra le altre cose, l’annosa questione della riforma della Giustizia. “La magistratura associata ha da tempo individuato assieme alle organizzazioni sindacali forensi e degli ausiliari di giustizia un nucleo limitato di problemi la cui risoluzione costituisce tuttavia un minimum indispensabile per ridare credibilità ad un’amministrazione della giustizia cui nelle condizioni attuali più nessuno fa affidamento col rischio, specie in Sicilia, che si perpetui e consolidi un sistema alternativo criminale di risoluzione delle controversie. Fiducia nelle istituzioni – insisteva Borsellino – significa soprattutto affidabilità delle amministrazioni locali, quelle cioè con le quali il contatto del cittadino è immediato e diretto e che attualmente risultano incapaci di gestire la cosa pubblica senza aggrovigliarsi negli interessi particolaristici e nelle lotte di fazioni partitiche”. 

Oggi come allora il tempo delle riforme corre. Un’urgenza che il giudice antimafia avvertiva come non più rinviabile. “La loro riforma non è più procrastinabile – diceva –  poiché, altrimenti, come emerge dalle allarmate denunce del presidente della Regione, resteranno i veicoli principali delle pressioni mafiose e delle lobby affaristiche loro contigue. Passano anche attraverso queste vie obbligate le direttrici di lotta alla criminalità mafiosa. Una sfida che lo Stato deve vincere in tempi rapidi perché è in grado di farlo, se non entro il 1992, come ottimisticamente recita il titolo di questo convegno, almeno in tempi che ci consentano di affrontare la maggiore integrazione europea, forti di una sana e ordinata vita civile. Questo aspettano le nuove generazioni che tutte ormai si dimostrano, anche clamorosamente, desiderose di vivere in un mondo diverso e migliore del nostro. Esse ci richiedono questi impegni e questi sacrifici. Grazie”.  


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