Amministrative, torna la Dc: "Cuffaro ha pagato i suoi errori" - Live Sicilia

Amministrative, torna la Dc: “Cuffaro ha pagato i suoi errori”

Torna e aggrega, nonostante abbia subìto una condanna per favoreggiamento alla mafia. Il suo carisma – a quanto pare – è più forte del casellario giudiziario

CATANIA – “La Dc a Giarre non ha nessun accordo con la Lega e Mpa. Ci stiamo impegnando per fare la lista della Dc col nostro programma per Giarre che sottoporremo ai partiti e alle liste moderate e solo dopo decideremo con chi potremo realizzarlo”. Quando è il capo a parlare, ci si ferma tutti. Soprattutto se il dominus della rinata Democrazia Cristiana, con tanto di Scudocrociato, è Salvatore Cuffaro. L’ultimo presidente a staccare per ben due volte consecutive il ticket per Palazzo d’Orleans. Proprio lui, sì. Che però ha sentito l’esigenza di chiarire via social dove si colloccherà il più antico dei nuovi partiti a Giarre. Evidentemente la cartolina che mette assieme Alberto da Giussano, la colomba bianca e appunto lo scudocrociato, ha fatto tremare in molti in tutta la Sicilia. Compresi i diretti interessati.

È già un’impresa riportare in vita un nome e un simbolo che, dalle elezioni del 1994, erano dispersi. Fu Mino Martinazzoli a mandare in soffitta quella storia per mettere una pezza alla frana di Tangentopoli. Poi è arrivata la scissione tra Buttiglione e l’ala progressista del partito. Un trauma che diede la mazzata definitiva a un blocco elettorale già in evaporazione e il via a una lunga querelle, anche giudiziaria, sulla proprietà del logo. Il Ppi dovette accontentarsi di un simbolo sbiadito e privo della Libertas, la Cdu invece del simbolo ma non del nome. Poi arrivò l’Udc, che però doveva accogliere in trasparenza anche la vela del Ccd di Pierferdinando Casini. Ma la frammentazione della balena bianca è ben più articolata e negli anni ha conosciuto più soggetti e interpreti (Mastella, Cossiga, Andreotti, Segni, etc.). 

Anche l’Mpa di Raffaele Lombardo è figlia di quello spacchettamento. E se proprio dobbiamo dirla tutta, buona parte della classe dirigente della Lega, soprattutto nel Nord-Est, proviene da lì. Manuale di dottrine politiche alla mano, il regionalismo è riconducibile alla straordinaria elaborazione intellettuale di don Luigi Sturzo. Insomma, lo scudocrociato nasce e rinasce in Sicilia. Posizionato al centro, destinato a fare l’ago della bilancia se non la bilancia stessa. 

Come stanno dunque le cose a Giarre? “Che la Dc compilerà lista e solo dopo penseremo a chi dovrà essere il candidato migliore. Non abbiamo nessun pregiudizio verso Patrizia Lionti o Forza Italia. Ma noi siamo di centro e lavoreremo per quei candidati che sapranno esprimere al meglio le istanze del territorio”. Lo spiega a LiveSicilia Carlo Maccarrone, uomo di fiducia di Cuffaro nel Catanese e segretario provinciale per il terzo settore della nuova Dc. Uno schema che si ripeterà anche a Caltagirone (patria di Sturzo, Milazzo e Scelba), Adrano e Misterbianco. 

Il cantiere è aperto e arrivano le prime adesioni. “Sta andando a gonfie vele, ci stiamo allargando. Questo perché la rinascita della Dc era una esigenza per molti, quella cioè di non avere più legami con i vecchi amministratori – spiega Carlo Maccarrone – A macchia di leopardo, ma ci stiamo crescendo. Abbiamo già messo su il gruppo dei giovani, delle donne e stiamo dialogando con il mondo delle professioni”. 

Cuffaro torna in campo e aggrega, nonostante abbia subìto una condanna per favoreggiamento alla mafia. Il suo carisma – a quanto pare – è più forte del casellario giudiziario. “Il presidente ha pagato e chi paga, lo dice la legge italiana, deve essere riabilitato – ci dice Maccarrone – Tutti possiamo sbagliare, l’importante è andare avanti e scontare la propria pena. Ed è stato fatto”. Nessun imbarazzo? “La sua presenza non è un limite per noi, è semmai un motivo di riscatto”. 

Perché il simbolo Dc dovrebbe attrarre quei tanti che non hanno vissuto la prima repubblica? “Democrazia cristiana – ci dice Maccarrone – vuol dire valori della famiglia. Vuole dire valori della donna. Donna vuol dire famiglia, il fondamento. La storia della Dc è una storia di famiglie. Un partito presente in ogni paese, anche il più piccolo, così come nei municipi delle grandi città. Un partito che raccoglieva le istanze dal basso. Ricordo che quand’ero giovane – ci dice – l’onorevole Nino Drago, ogni 15 giorni, veniva nella sezione di corso Indipendenza e spiegava quanto accadeva nel Palazzo. Quel metodo ci rendeva tutti più partecipi e più coesi. Negli ultimi 15 anni è finito tutto questo, nessun eletto fa più rapporto ai propri elettori: fanno i politicanti, non i politici”.    


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