Ciaculli, i narcos e la coca della 'ndrangheta: il ruolo di 'boiacane'

Ciaculli, i narcos e la coca della ‘ndrangheta: il ruolo di ‘boiacane’

Ignazio Ingrassia, arrestato nel blitz che decapitato il mandamento mafioso che fu di Michele Greco, voleva andare in America
MAFIA, PALERMO
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PALERMO – Il settantunenne palermitano detto “boiacane”, al secolo Ignazio Ingrassia, un personaggio indicato già nel ’90 da Marino Mannoia come affiliato alla famiglia di Ciaculli, voleva andarsene in America. Voleva organizzare un traffico internazionale di cocaina, acquistandola dai narcos colombiani e spedendola a Palermo, dove Cosa nostra non avrebbe avuto difficoltà a piazzarla, dopo averla acquistata a un prezzo stracciato. Lo avrebbe proposto lui stesso, poco meno di sei mesi fa, al nipote del ‘papa’ della mafia, Giuseppe Greco, figlio di un fratello di don Michele.


Assieme a Greco, 63 anni, ritenuto il nuovo capo del mandamento di Ciaculli, Ingrassia è tra i destinatari di un provvedimento di fermo, emesso due giorni fa dalla Dda di Palermo nell’ambito dell’inchiesta con cui polizia e carabinieri hanno colpito duramente i vertici del mandamento e dei clan di Roccella e Brancaccio, oltre che la stessa famiglia di Ciaculli.

Il colloquio in un casolare e la proposta di Ingrassia: “Vado io in America”

I due, Greco e Ingrassia, vengono intercettati all’interno di un casolare. Quest’ultimo, già protagonista in passato di una lunga latitanza in America, riferisce della sua vicinanza con alcuni narcotrafficanti colombiani, affermando: “Io li conosco quattro colombiani buoni”; e ipotizzando nuovi canali di approvvigionamento di stupefacenti, oltre a quelli già presenti. Prosegue: “Se io riesco ad andare negli Stati Uniti la mando io dalla Colombia, costa a qualche quindicimila, ventimila al chilo… niente… in America per niente (a basso prezzo, ndt.) è… in America la prendo, a New York la prendono a quindicimila al chilo”. Un passaggio, quest’ultimo, che secondo l’ordinanza spiegherebbe il suo desiderio di rientrare nel continente americano. Negli Stati Uniti ha spiegato di avere numerose amicizie, contatti e un ruolo mafioso riconosciuto. Dalle intercettazioni emerge che non avrebbe assolutamente reciso, si legge nel fermo, “il rapporto con i membri della sua famiglia rimasti in America”. E non solo: dalle investigazioni sarebbe emersa anzi la sua idea: rientrare negli Usa per diventare la testa di ponte, con Greco a Palermo, per un traffico di cocaina da importare direttamente dal Sud America, attraverso contatti in Colombia.

Ecco le parole trascritte nel provvedimento della Dda

Ingrassia: “Allora nel passato era troppa cara nessuna la voleva, ne voleva sentire più l’odore… perché vendevano quarantaquattro… mah non esiste se abbiamo la possibilità… se io riesco ad andare negli Stati Uniti la mando io dalla Colombia, costa a qualche quindicimila, ventimila al chilo… niente… in America per niente (a basso prezzo, ndt.) è… perché gli viene più facile ad entrarla… in America la prendo, a New York la prendono a quindicimila al chilo… io li conosco quattro colombiani buoni e gli dico “ve li fidate a farla arrivare là”… è finito il film, quelli buona però, no quella ma boh… pure che la prendi a venti, ventidue e la vendi a trentotto che minchia t’interessa…”
Greco: … (inc.) …
Ingrassia: “Che t’interessa… lasciaglieli andare agli altri… no … (inc.) … ve la tenete coricati … coricati che poi quando arrivano e ti portano a … (inc.) …”
Greco: “… (inc.) … la verità!”

I traffici più “tradizionali” e i calabresi. Quella trattativa saltata dopo l'”assaggio”

Sarebbe stato sempre Boiacane, cui evidentemente viene tributato un apprezzamento piuttosto ampio, anche dalle altre organizzazioni criminali, ad assicurare i contatti tra il mandamento di Ciaculli e le cosche calabresi della ‘ndrangheta. Dall’inchiesta emergerebbe un coordinamento per acquistare all’ingrosso la cocaina dalla Calabria. A questo scopo, lo scorso agosto si sarebbe svolto un incontro fra Greco, Ingrassia e un appartenente al mandamento di Villagrazia – Santa Maria di Gesù. Quella trattativa sarebbe giunta a uno stadio avanzato, considerato che i promessi acquirenti avrebbero pure “assaggiato” la droga, ma che non si sarebbe conclusa per la qualità della sostanza, ritenuta scarsa. Nessun problema, comunque: con i narcotrafficanti calabresi, che avrebbero spedito due dei loro a Palermo, se ne sarebbe riparlato in un secondo momento.

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