PNRR - Il destino del Sud, Micciché: "Non mi fido" VIDEO - Live Sicilia

PNRR – Il destino del Sud, Micciché: “Non mi fido” VIDEO

I fondi per il Sud e le interviste a Lagalla, Micciché, Messa, Albanese

“Non mi fido”, è la risposta tranciante di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, alla domanda se avesse o meno fiducia nelle rassicurazioni del governo Draghi,sul vincolo del 40% della spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza nel Mezzogiorno. “È evidente il pericolo che le risorse affluiscano (come già avvenuto per i programmi Impresa 4.0) nelle aree del paese dove è già più ampia la presenza produttiva, contribuendo ad accrescere le disparità territoriali.”, sostiene Gianfranco Viesti, professore ordinario di economia applicata dell’Università di Bari. “Abbiamo promosso un confronto Stato Regione proprio perchè questo evidentemente non si determini”, così l’assessore all’istruzione della regione siciliana Roberto Lagalla sul rischio di perdere fondi. Intanto il ministro per l’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa, ha confermato che il 40% non sarà sulle singole linee di intervento, ma sul totale dei fondi stanziati dal Pnrr.

“Forse è l’ultima opportunità per la ripartenza della Sicilia. Solo il valore aggiunto della produzione può dare quella ricchezza necessaria a fermare l’onda della povertà che sta arrivando”, avverte Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia.

Secondo il ministero per il Sud e la Coesione territoriale, “il Pil del Mezzogiorno crescerà nel quinquennio 2021-2026 del 24% circa rispetto al valore assoluto del 2020. L’impatto del PNRR sulla crescita del PIL nazionale nell’arco dei 5 anni sarebbe di circa il 16% (per il Centro-Nord sarebbe del 13% circa)”.

Quali sono gli ostacoli, che vanno previsti e superati, tra quel 24% di crescita ipotizzata e il conto corrente dei cittadini?

Alcuni sono stati sottolineati, ieri, durante l’incontro nella sede del Cnr a Palermo sul tema “Pnrr: prospettive di ricerca e sviluppo in Sicilia”. Presenti, la ministra per l’Università Maria Cristina Messa, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè, l’assessore per l’istruzione e la formazione della Regione Roberto Lagalla, la neopresidente del Cnr ed ex ministro Maria Chiara Carrozza, il presidente del Comitato regionale universitario siciliano Giovanni Puglisi. Durante i lavori sono intervenuti anche l’assessore per l’Energia Daniela Baglieri e il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese e il responsabile della sede di Catania dell’istituto per la bioeconomia del Cnr, il ricercatore Ezio Riggi.

Il ricercatore catanese, Ezio Riggi, ha segnalato una delle criticità che “rallentano in maniera invasiva l’utilizzo dei fondi europei e di qualunque altra risorsa”, la rendicontazione.”C’è una cattiva organizzazione della documentazione – ha spiegato Riggi -. Non è standardizzato il modo di raccogliere, collettare e trasferire digitalmente. Stiamo proponendo e offrendo un pacchetto informatico di semplice utilizzo. Rischiamo – ha concluso – che questi soldi ci saranno, ma resteranno bloccati perché per rendicontarli ci si fermerà da qualche parte e l’Europa non ci permetterà di spenderli.”

Una preoccupazione condivisa da Giovanni Puglisi, Presidente del Crus: “il rischio che corriamo è paradossale. Questi soldi, in buona parte, li dovremmo comunque restituire se non riusciamo a massimizzare la progettualità e la realizzazione dei progetti. Avremo il danno e la beffa, dovremo restituire i soldi e rischiamo che le opere che iniziate diventino grandi incompiute. Questo sarebbe veramente una tragedia.

“Sono molto disponibile – ha detto il ministro Messa -, a fianco alle amministrazioni regionali per dare tutto l’apporto affinché si dotino delle strutture necessarie. Ma la componente amministrativa sarà molto importante”.

Duro il commento di Alessandro Albanese, che rappresenta gli imprenditori isolani. “Dobbiamo introdurre un sistema – ha auspicato – con il quale si premi da un lato la burocrazia, e si è sempre premiata, ma che al tempo stesso riesca a colpire quelle sacche di insoddisfazione, quasi, al lavoro che ci hanno portato e ci continuano a portare alla non realizzazione delle pratiche, alla non realizzazione delle infrastrutture. Oggi il tempo è molto più importante dei fondi.”

Il presidente di Confindustria Sicilia condivide l’appello del Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, sulla massima attenzione che le istituzioni devono avere verso l’aumento della povertà, pena l’emergere di tensioni sociali: “non vediamo ancora grandi progetti disponibili – ha detto, ma progetti antichi finanziati o finanziabili con i PON e pertanto con i piani operativi nazionali e regionali. Ci aspetteremmo un grande aiuto alle imprese per uscire dal paradigma della produzione al di là dell’Europa, come in Cina o negli Stati Uniti, e ritornare finalmente alla produzione in Italia e soprattutto alla produzione in Sicilia. Solo il valore aggiunto della produzione può dare quella ricchezza necessaria per fermare l’onta della povertà che sta arrivando.”

Il presidente Miccichè, anche alla luce di quanto già accaduto in passato con i fondi dedicati al Mezzogiorno, non si fida del fatto che il governo vincolerà di fatto al Sud il 40 % della spesa prevista dal Pnrr.

Parole che sembrano trovare conforto in quelle del professore di economia applicata Gianfranco Viesti, che in un articolo per la testata “Menabò” ha segnalato, oltre al pericolo di accrescere il divario tra Nord e Sud del Paese, che “vi è un significativo pericolo di cattura delle risorse disponibili da parte delle imprese meglio attrezzate nell’interlocuzione con i decisori.”. Una situazione creata anche dalla mancanza di condivisione da parte del governo della progettazione del Pnrr, che è stato presentato al Parlamento come un pacchetto chiuso. E così per il Mezzogiorno vale la suddivisione riportata nei dati del Ministero per il Sud e la Coesione territoriale.

Il dettaglio dei fondi al Mezzogiorno. La quota totale è di circa 82 miliardi da suddividere in 6 “missioni”. Il 40% non sarà su ogni misura, ma calcolato sulle singole missioni:

1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 36,1% – 14,58 mld

2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – 34,3% – 23 mld

3 – Infrastrutture per la mobilità sostenibile – 53,2% – 14,53 mld

4 – Istruzione e ricerca – 45,7% – 14,63 mld

5 – Inclusione e Coesione – 39,4% – 8,81 mld

6 – Salute – 35/37% (sulla base del riparto tra le regioni)

Il parametro del 40% è rispettato nel totale, ma a superare la soglia del 40% sono soltanto due misure. Questo è anche il frutto di scelte politiche che, denuncia il prof Viesti, non sono state condivise dal governo. Il Pnrr, ha scritto il professore di economia rilevando alcuni aspetti critici, “è stato predisposto dal governo Draghi senza alcuna discussione pubblica (al contrario ad esempio di ciò che è avvenuto in Portogallo, dove il governo ha promosso una settimana di dibattito aperto). Peggio, il Governo ha ignorato qualsiasi contributo parlamentare. il Piano risente del suo processo di genesi, avvenuta più con l’assemblaggio di progetti disparati che attraverso scelte orientate dagli obiettivi da raggiungere. Si tratta di un documento articolato su un numero estremamente elevato di linee di intervento (poco meno di 200), con un livello di approfondimento molto variabile. Certamente vanno considerate non poche scusanti.”

“Conto che gli strumenti previsti dal Pnrr abbiano un grande impatto sulla Sicilia- ha sottolineato il ministro Messa -, perché questa regione ha tante aree molto forti, sia dal punto di vista universitario e formativo, sia dal punto di vista della ricerca. Ha messo a punto diversi sistemi di ricerca su varie tematiche, dal mare all’energia, all’eolico per fare degli esempi. Il consiglio che do a questa terra che conosco bene e che stimo moltissimo – ha continuato – è di trovare accordi seri, forti, che vi portino fino alla fine della progettazione che non si fermino. Non è il momento delle competizioni interne, è il momento della grande collaborazione interna.” “Ogni progetto deve avere le persone sufficienti per farlo e sostenibilità a lungo termine. Ricordiamoci – ha spiegato ancora Messa – che sono fondi che dobbiamo restituire in grossa parte e che nel 2025 sono finiti. Quindi bisogna creare da questi un circolo virtuoso e utile per tutti”.

Un circolo virtuoso che la politica siciliana non potrà mancare di attivare davanti “all’onda della povertà che sta arrivando”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI