Morì in campagna, scarcerato il fratello accusato del delitto - Live Sicilia

Morì in campagna, scarcerato il fratello accusato del delitto

La svolta dopo un mese di carcere

CALASCIBETTA (ENNA) – Secondo l’accusa avrebbe massacrato suo fratello, l’operaio agricolo Marco Bruno, 48 anni, trovato morto in campagna il 28 giugno scorso con un trauma e fratture al cranio. Lo avrebbe colpito alla testa con un attrezzo da lavoro non identificato, inscenando poi una caduta accidentale e facendosi trovare dai soccorritori che tentava di rianimarlo. Ma questa tesi, sostenuta dalla Procura di Enna sulla base delle indagini dei carabinieri e di una consulenza preliminare sull’autopsia, non ha retto dinanzi al Tribunale del Riesame di Caltanissetta. E così Carmelo Bruno, lavoratore stagionale della Forestale e che assieme al fratello operava nell’azienda di famiglia, è stato rimesso in libertà. Sta lasciando proprio in questi minuti il carcere di Enna dove era stato posto nelle ore successive alla morte del fratello.

Due tesi contrapposte: delitto o morte accidentale?

Il gip aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare, ritenendo che vi fosse un pericolo di reiterazione del reato; ma non aveva convalidato l’iniziale fermo disposto dalla Procura, non ravvisando la sussistenza del pericolo di fuga. Adesso il Tribunale della Libertà ha accolto il ricorso dei legali di Bruno, gli avvocati Giuseppe Lo Vetri e Salvatore Liotta. I giudici del Riesame si sono riservati di depositare le motivazioni dell’ordinanza. Allo stato attuale si sa solamente quali sono alcune delle ragioni della difesa, che aveva contestato interamente il quadro accusatorio. Per la difesa, Marco Bruno è morto cadendo e sbattendo il cranio: suo fratello ha chiamato i soccorsi e avrebbe tentato di salvarlo in tutti i modi. E’ questa la tesi sostenuta dai consulenti della difesa, un medico legale e un biologo forense; diametralmente opposta a quanto sostenuto dal consulente del pubblico ministero, secondo cui la morte sarebbe compatibile, in estrema sintesi, con ferite inferte da terzi (e non con una caduta).

Il fattore scatenante. L’organizzazione della mattinata di lavoro: la vittima che doveva allontanarsi

La difesa inoltre contesta il movente, ovvero contrasti di varia natura, di natura economica, sfociati in un’aggressione scatenata da motivi apparentemente di poco conto. Per l’accusa la vittima avrebbe comunicato al fratello di doversi allontanare, lasciandolo da solo al lavoro nonostante fosse stanco dopo aver trascorso la notte precedente in servizio. Lui avrebbe reagito malamente e l’avrebbe colpito in testa. Per la difesa, i contrasti di natura economica, semplicemente, non sussisterebbero, considerato che anzi i fratelli avrebbero avuto in programma nuovi investimenti. E anche riguardo alla lite, la vicenda non sarebbe andata come ricostruito dall’accusa. La partita resta comunque apertissima, perché l’indagine prosegue, diretta dalla Procura di Enna. Nonostante la liberazione, Carmelo Bruno resta indagato.


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