L'omicidio dell'operaio della Megara: "Voluto da Nitto Santapaola

L’omicidio dell’operaio della Megara: “Voluto da Nitto”

Prosegue il racconto del processo che ha inferto un colpo mortale a Cosa nostra. TERZA PUNTATA
INCHIESTA THOR
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CATANIA – Lo hanno ammazzato in via Vizzini, all’altezza del civico 191. Sebastiano Villa era un operaio delle Acciaierie Megara di Catania. Era il 12 febbraio 1992, quando il sicario lo ha affrontato davanti alla sua abitazione e ha sparato Un altro delitto rimasto senza colpevoli per quasi trent’anni. È stato Francesco Squillaci a far aprire l’inchiesta che ha portato all’arresto e poi alla sbarra pentiti e killer di Cosa nostra. Umberto Di Fazio, Lello Quattroluni, Francesco Maccarrone e Filippo Branciforti. 

“Voluto da Nitto”

È quello di Villa il terzo omicidio affrontato nella lunga requisitoria del pm Rocco Liguori nel processo Thor.  Squillaci, che ha permesso di riaprire il fascicolo, ha raccontato nel 2018 che l’uccisione “era stata voluta direttamente da Nitto Santapaola”. 

Un retroscena. Sulla scelta su chi dovesse uccidere ci sarebbe stata una discussione “paradossale” tra Francesco DI Grazia (fatto uomo d’onore, ndr) e Squillaci. Il pentito ha raccontato d’aver insistito evidenziando che “lui era stato incaricato da Natale Di Raimondo”. 

“La vita umana contava meno di quella di un animale”

Una lite per chi doveva premere il grilletto contro una persona sconosciuta. Assurdo. “Ma per comprendere il significato di questa conversazione – ha spiegato Liguori al gup – bisogna pensare che all’epoca “cosa nostra” catanese (rappresentata principalmente da questi tre gruppi di Monte Po, Piano Tavola e San Giorgio, poi c’era anche Picanello e c’era Villaggio Sant’Agata, c’erano altri, però questi erano i gruppi più agguerriti) uccideva almeno una vittima al giorno e quindi venivano consumanti centinaia di omicidi all’anno e per questi killers la vita umana contava poco più di quella di un animale e soprattutto nel gruppo tutti volevano fare più omicidi possibili perché questa era la strada migliore per divenire il più presto uomini d’onore. Si era tanto più affidabili e importanti all’interno di Cosa nostra quanti più omicidi si commettevano”, ha aggiunto il magistrato. Alla fine comunque l’ha spuntata Squillaci. 

L’agguato

Ci sarebbe stato un primo tentativo andato a vuoto, in cui DI Grazia ha preso il posto di Maccarrone. L’omicidio quindi è stato commesso il giorno dopo, con il duo ormai rodato Squillaci – Maccarrone. I due erano armati di due pistole calibro 38 ed erano a bordo di una Fiat uno bianca guidata da Lello Quattroluni. Gli altri servivano da copertura. Sono arrivati alla villetta, “forse del figlio della vittima, Branciforte che lo conosceva, aveva indicato ai killers l’obiettivo che stava uscendo di casa e stava parlando con una donna incinta (i Ros hanno riscontrato che pochi mesi dopo effettivamente una parente della vittima aveva partorito, ndr). Maccarrone – ha ricostruito Liguori – aveva sparato due colpi di pistola senza scendere dalla macchina ma la vittima forse ferita era riuscita a scappare a piedi, i due killers lo hanno inseguito sparandogli ancora, Villa è caduto a terra colpito alla schiena e Squillaci lo ha finito con due colpi a bruciapelo alla nuca”.

Anche in questo caso il puzzle si compone di altre dichiarazioni di collaboratori di giustizia, come quelle molto imprecise in realtà di Umberto Di Fazio, di Natale Di Raimondo e di Fortunato Indelicato. Quest’ultimo ha dato una notizia in più sul movente. “La vittima era i suocero della sorella di Filippo Branciforte ed era stato lo stesso – ha sintetizzato il pm citando le parole del pentito Indelicato – Branciforte a voler la morte di Villa per motivi personali”.

Le confessioni di Quattroluni e Maccarrone

Lello Quattroluni – seppur genericamente – ha ammesso le sue responsabilità con riferimento a questo omicidio. Il gip aveva ritenuto in realtà non ci fossero sufficienti elementi per emettere una ordinanza cautelare. 

Ma sono ancora una volta le confessioni di Francesco Maccarrone a chiudere il cerchio sugli imputati. Avrebbe sparato prima lui e poi Squillaci. La vittima avrebbe tentato di scappare. “Ricordava – ha annotato il pm – di essere stato particolarmente attento perché accanto alla vittima vi era la presenza di una donna. “Dichiarazioni – ha evidenziato Liguori – coincidenti con la ricostruzione accusatoria”. 

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