"Pagate o niente salma", il calvario di una famiglia catanese - Live Sicilia

“Pagate o niente salma”, il calvario di una famiglia catanese

La richiesta di un ospedale tunisino per restituire il corpo di un parente. Attivata l'ambasciata italiana a Tunisi.

CATANIA – “Dateci i soldi se volete indietro vostro padre”: è quello che si è sentita chiedere la famiglia di un imprenditore catanese morto in Tunisia più di un mese fa, e che da allora vive un calvario diplomatico per poter dare l’estremo saluto al proprio familiare. Dopo aver contratto il Covid durante un viaggio, l’uomo era stato ricoverato in un ospedale che dopo il decesso si è rifiutato di consegnare la salma ai familiari, motivando la misura con dei debiti da pagare per le cure ottenute. Contattate l’ambasciata d’Italia e la Farnesina, dalla quale ancora non è arrivata nessuna risposta. Pronto un esposto alla magistratura.

Viaggio ad Hammamet

L’uomo al centro della vicenda è un imprenditore che a causa dei suoi diversi interessi da tempo frequentava la Tunisia. Durante una delle sue trasferte di lavoro ha contratto il Coronavirus e in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni è stato costretto a ricoverarsi al Policlinico di Hammamet, dove è morto il sette luglio scorso.

In seguito alla triste notizia la famiglia ha chiesto la salma per poterla trasportare in Italia e dare l’ultimo saluto all’uomo. Ma qui è arrivata la sorpresa: sostenendo che dovessero essere pagate le spese sanitarie per il periodo di ricovero, il Policlinico di Hammamet ha chiesto il pagamento di 80 mila dinari tunisini, circa 26 mila euro, altrimenti non avrebbe consegnato la salma.

Il filo Tunisia – Sicilia

A questo punto è iniziato il disperato tentativo della famiglia di ottenere il corpo del proprio caro, complicati dal fatto che in questo momento i viaggi in Tunisia sono sconsigliati o addirittura non permessi a causa della crisi politica in atto e alle limitazioni dovute alla pandemia di Coronavirus, che ha colpito con molta durezza il paese africano. In particolare la figlia dell’uomo ha avviato un negoziato al telefono con i rappresentanti del Policlinico di Hammamet, implorando la restituzione della salma per poter regolare i conti dopo le esequie, ma la risposta è stata negativa: senza il pagamento delle spese sanitarie la salma resta in una cella frigorifera.

Non è servito neanche avere incaricato un’agenzia funebre locale, per seppellire l’uomo in un cimitero cattolico in Tunisia. A raccontare è l’avvocato Pilar Castiglia, che con il collega Pierpaolo Lucifora assiste la famiglia nella vicenda: “Il trasporto della salma in Italia, soprattutto in questo momento politico instabile in Tunisia, costerebbe troppo – racconta Castiglia – così la figlia dell’uomo ha chiesto di poter seppellire suo padre in Tunisia e ha già pagato l’agenzia funebre Eden, sul posto, per occuparsi della cosa. Ma la risposta del Policlinico di Hammamet è rimasta la stessa, con un blocco del corpo presso le proprie strutture”.

I canali diplomatici

In quasi un mese di calvario, la figlia dell’uomo ha cercato l’appoggio dell’ambasciata d’Italia a Tunisi e del Ministero degli affari esteri, ma finora i risultati sarebbero stati scarsi. “L’ambasciata ha risposto che può assistere con il pagamento del trasporto in Italia – dice ancora l’avvocato Castiglia – ma il problema per ora non è il trasporto, è proprio la disponibilità della salma e la somma richiesta dall’ospedale”. Nessuna risposta sarebbe arrivata, per il momento, dalla Farnesina.

Le azioni legali

Gli avvocati che assistono la famiglia hanno inviato una diffida al direttore sanitario pro-tempore dell’ospedale Policlinico di Hammamet, in cui sottolineano “l’evidente illegittimità ed illiceità della suddetta pretesa”, ovvero del pagamento di migliaia di euro per restituire la salma ai familiari, e in cui chiedono di consegnare la salma all’agenzia funebre Eden. “Contestualmente – si legge ancora nella diffida – si chiede l’intervento immediato del Ministero degli Esteri, nella persona del Ministro pro-tempore e dell’Ambasciata italiana in Tunisia, nella persona dell’Ambasciatore pro-tempore, affinché l’uomo possa avere in tempi brevissimi una degna sepoltura”. In caso di mancata risposta, è già pronto un esposto da presentare alla magistratura, alla quale “verranno denunciate tutte le condotte commissive ed omissive che stanno caratterizzando la triste vicenda che ci occupa”.


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