Il cuore bruciato di Gangi, la cronaca di una immane tragedia

Il cuore bruciato di Gangi, la cronaca di una immane tragedia

Molto è stato distrutto. Tutto potrà ricominciare.
GLI INCENDI
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Mentre scriviamo, a Gangi e non solo a Gangi, ci sono persone con la faccia tra le mani annerite che contemplano la devastazione delle loro esistenze. Mentre scriviamo, ci sono persone che non possono nemmeno piangere, perché il fuoco ha bruciato le lacrime. Persone che sono scappate a stento dal rogo. Persone che, a mani nude, hanno cercato di salvare gli animali morti in un’agonia di fuoco e di fumo. E hanno rischiato la vita perché quei cani, quelle mucche, quei gatti, quelle pecore, quelle anime innocenti inghiottite dalle fiamme, erano i compagni di viaggio, tra i più cari. Gli amici del sostentamento e della gioia.

Mentre scriviamo, ci imbattiamo nella foto che mostriamo, pubblicata dai colleghi di MadonieLive e di Madoniepress che, con altri, stanno raccontando la cronaca con un sentimento di pena addosso. Non sei semplicemente un cronista che racconta le notizie del disastro. Ci sei dentro. Stai vedendo la bellezza che conoscevi, spezzata in una apocalisse, stai guardando il tuo mondo, il tuo cuore, che brucia, mentre i tuoi concittadini combattono la battaglia della disperazione, contro il fronte del fuoco. E lo fanno con le zappe, con i tubi, con l’acqua, con tutto l’impegno che il coraggio può opporre, quando non vuole arrendersi.

Parla, quasi grida, il sindaco di Gangi, Francesco Migliazzo: “Tanta gente ha visto andare in fumo la propria azienda, i sacrifici di una vita, la propria abitazione. Quello che si vede è uno scenario apocalittico qualcosa che mai avremmo immaginato di vedere con i nostri occhi”.

Parla, quasi grida, il vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, in un messaggio che riunisce pietà e denuncia: “Voglio raggiungere tutti i nostri contadini, tutti i nostri allevatori, tutti i cittadini che, con i propri occhi, assistono sbigottiti alla morte del loro sudato e onesto lavoro, alla distruzione di ogni bene materiale. Anni di sacrifici, di impagabile e irrisarcibile laboriosità inceneriti dalle fiamme appiccate da mani criminali che vanno ricercate e individuate tempestivamente. Potremmo essere di fronte a un pianificato studio di desertificazione della nostra economia a conduzione familiare o micro-aziendale a vantaggio di sporchi interessi economici verso destinatari che resteranno anonimi”.

E sono parole che scuotono e che colpiscono. Come la forza di chi è tornato, oggi, nei luoghi della sua vita in fiamme e di lì ricomincerà, dopo avere visto la bellezza devastata da un crimine incendiario. Ma a Gangi e in tutta la Sicilia esistono mani e cuori che bastano per ricostruire. E noi siamo lì, accanto a chi sta piangendo, per ricordarlo. Per ricordare a quei volti tra le mani che non li lasceremo soli.


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