Da Palermo a Catania, ecco i 'forzati' del Green pass

Da Palermo a Catania, ecco i ‘forzati’ del Green pass

Cronaca di una giornata particolare.

I ‘forzati’ del Green pass, i dubbiosi, i dissenzienti, i così e così, oggi sono stati a disagio e lo saranno ancora. E qualcuno ha manifestato la sua contrarietà o le sue perplessità.

A Mondello, per esempio, qualcuno ha cercato di entrare al bar, per sedersi nella zona al chiuso, dicendo: “Scusi, sono in costume, non ho il documento con me”. Ma i titolari, giustamente inflessibili, hanno spiegato di essere tenuti a fare rispettare le regole. Qualcuno se n’è pure andato, indispettito. Però sembra che la maggioranza abbia compreso. Racconta Antonio Cottone, titolare del ristorante-pizzeria ‘La Braciera’: “Abbiamo trovato collaborazione. Io e i miei dipendenti siamo vaccinati. Abbiamo sofferto troppo e non vogliamo soffrire più. Il vaccino è una protezione per la salute e per il lavoro”.

Cottone è anche il presidente di ‘Fipe Confcommercio Palermo’ e, da quella parte, si stanno particolarmente spendendo per diffondere le informazioni corrette e la spinta al vaccino. Non a caso, la presidente di Confcommercio Palermo e vicepresidente nazionale, Patrizia Di Dio, sul punto è netta: “I vaccini e il green pass sono gli strumenti più idonei per uscire dall’emergenza sanitaria e lo dimostrano perfettamente le statistiche di queste ultime settimane. Confcommercio Palermo è impegnata in prima linea nella campagna di vaccinazione, sollecitando tutti i nostri associati a far vaccinare il proprio personale, anche per garantire la sicurezza dei nostri clienti”.

Questo a Palermo. E a Catania? Riportiamo la narrazione di un lancio di agenzia Ansa: “Qui non si siede nessuno a mangiare senza Green pass. Chi non c’ l’ha può andare a casa – dice Filippo Gagliano, 62 anni, che lavora in un negozio di delikatessen nel centro di Catania, chiedendosi però “perché non è obbligato ad avere il Green pass lo stesso personale”. “Osserviamo le regole e non facciamo entrare a sedersi nessuno – dice Cristiano Titola, 23 anni, titolare di un bar tabacchi molto frequentato alle porte del capoluogo – ma non siamo d’accordo. Questa cosa del Green Pass è scorretta. Noi titolari di bar e ristoranti siamo stati quelli che abbiamo pagato di più per questa pandemia. Su cento persone, settanta non hanno fatto il vaccino e non hanno Green pass e io non posso farli entrare? Con la crisi che abbiamo avuto? Al bar tra consumare al banco o seduti che differenza c’è?”.

Tornando sempre a Palermo, in un bar di via Ammiraglio Rizzo campeggia il cartello che mostriamo nella foto: “In questo esercizio possono entrare: bianchi, gialli, neri, omosessuali, marziani, animali, vaccinati e non, senza nessuna distinzione. Per noi i nostri affezionati clienti sono tutti uguali”. Non ci sono soltanto opinioni, sberleffi o esercizi più o meno riusciti di stanca ironia, dietro le posizioni più variegate. C’è l’autentica sofferenza di persone – in carne e ossa, non nick sui social – che stanno attraversando una spaventosa crisi economica. E, nell’abisso dell’oscurità, ognuno rema verso la luce che gli sembra più salvifica.

Intanto, in Sicilia, il contagio del Covid corre, come dimostra l’ultimo bollettino. I ricoveri aumentano, l’inquietudine pure.


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