Covid, in Sicilia secondo suicidio nei reparti, verifiche dei carabinieri - Live Sicilia

Covid, in Sicilia secondo suicidio nei reparti, verifiche dei carabinieri

L'uomo non era in gravi condizioni.

ENNA – Pensionato di Barrafranca ricoverato per Covid 19 all’ospedale Umberto I si toglie la vita legandosi un cavo attorno al collo

La notizia ha suscitato tristezza nel piccolo centro di Barrafranca, dove in questi giorni sta crescendo la preoccupazione per un nuovo incremento del numero di contagiati dal Covid 19. È già stato restituito il corpo alla famiglia e non vi sarebbero più dubbi sul gesto estremo compiuto da un pensionato ottantatreenne di Barrafranca, che ieri si è tolto la vita nell’ospedale Umberto I di Enna, dove era ricoverato da qualche giorno per le conseguenze del coronavirus. Sul caso i Carabinieri della stazione del capoluogo hanno già trasmesso gli atti alla Procura.

L’anziano avrebbe usato il cavo del monitor, legandolo alla sbarra del letto dopo averlo passato attorno alla gola. Ad accorgersi di quanto avvenuto sono stati i medici, che sono ripassati davanti alla stanza dove era ricoverato, dopo averlo visitato alcuni minuti prima. Vani i tentativi di soccorrerlo: ormai, da quanto trapelato, non c’era più nulla da fare. L’uomo, di cui si sa solamente che era sposato e aveva figli, non sarebbe stato in gravi condizioni a causa delle conseguenze del coronavirus.

È il secondo suicidio per Covid nel giro di pochi giorni in Sicilia, dopo l’episodio avvenuto a Palermo una decina di giorni fa.

Intanto a Barrafranca, tra i primi centri dell’Ennese dove si è registrata la variante Delta, il numero di contagiati è in crescita costante già da giorni e stamattina il Comune ha comunicato che i positivi sono 109, mentre altre 57 persone sono in quarantena.

Il dato dei positivi, più in generale, è in crescita in tutta la provincia di Enna. Oggi nella sola città di Enna si è raggiunto il dato di 110 positivi (altre 68 persone sono in quarantena). All’ospedale Umberto I, i ricoverati per Covid sarebbero una trentina, sei dei quali residenti nel capoluogo. Solo in pochi – e tutti provenienti dalla provincia – si troverebbero ricoverati in terapia intensiva, reparto che al momento non sarebbe sotto pressione.

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