La felicità distrutta di Vanessa, i genitori: "Non vogliamo crederci"

La felicità distrutta di Vanessa, i genitori: “Non vogliamo crederci”

Il dolore per il femminicidio di Aci Trezza. Quelle ultime parole.
IL FEMMINICIDIO
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PALERMO- Una ragazza che si guarda allo specchio. E un uomo con i capelli bianchi, innamorato, che scrive sulla carta virtuale dei social: “La principessa di papà”. E riceve in cambio dei cuoricini. In questa terribile storia di Vanessa Zappalà, uccisa da un assassino che si è ucciso, tutte le strade conducono al dolore senza riparo. Il dolore della morte ricevuta. Il dolore di chi ha subito l’estrema violenza. E il dolore di coloro che hanno amato una bambina che si era fatta donna, ma che, per loro, era sempre una bambina. Il dolore di un padre e di una madre. Il dolore come unica visuale, ovunque. Il dolore che rimarrà quando il clamore della cronaca comincerà ad affievolirsi, quando a chi ha perso tutto resterà in mano soltanto un pezzo di vita sconciato per sempre.

Vanessa è stata strappata alla vita sul lungomare di Aci Trezza. Un luogo, per molti, fatato. Chi c’è stato – per una volta o per più di una estate, non fa differenza – conosce l’incanto di Aci Castello, di Trezza e di tutti i miti che sono nati da quelle parti, dove i Faraglioni alludono a leggende sospese. Gli scogli neri, punteggiati dal gelsomino. L’odore del mare e della lava. Le case basse e aggraziate, con la porta aperta verso la strada. Posti in cui le anime possono ancora parlarsi e incontrarsi, nonostante la pandemia. Abitati da persone che, ogni sera, prima di chiudere le persiane, si specchiano nella bellezza. Anche per questo, forse, sono persone migliori. Qui i bambini sono cresciuti giocando con i fusti dei cannoni all’ombra del Castello. Qui si raccontano storie che non moriranno mai.

Invece, Vanessa è morta, massacrata da un odio selvaggio e implacabile. Nessuno osi chiamarlo ‘amore’. Lei e chi l’aveva protetta fin qui hanno perso tutto. Lavorava in un panificio, nella sua Trecastagni. Il sindaco del paese alle pendici dell’Etna, Pippo Messina, l’ha ricordata con affetto sulla sua pagina Facebook: “Era una ragazza solare, allegra, e benvoluta, conosciuta da tutti anche grazie al suo lavoro in un panificio frequentatissimo”.

Il sindaco, infine, raggiunto al telefono, parla, con la voce in frantumi: “Noi stiamo cercando di dare un segnale di vicinanza. Sono stato a trovare i genitori. Sono, ovviamente, annientati. Mi hanno detto: ‘Sindaco, non vogliamo crederci. Sembra una cosa assurda’. Parole che testimoniano la tragedia. Onoreremo Vanessa come potremo, con il lutto cittadino, con una fiaccolata, stando accanto alla sua famiglia. Il cuore di Trecastagni è stato ferito, ma batte ancora”. Ma adesso, non ci sarà più Vanessa che si specchia con un’aria raddolcita, da bambina che ha appena scoperto le cose dei grandi. Un padre innamorato non potrà più scrivere parole ammirate e amorevoli. La felicità passata, presente e futura è stata distrutta dall’odio.


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