Il bar e le reazioni: "Nessuno lavora per il reddito di cittadinanza" -

Il bar e le reazioni: “Nessuno lavora per il reddito di cittadinanza”

Qualche giorno fa l'annuncio su Facebook del titolare del Bambar che ha suscitato molte reazioni
TAORMINA
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TAORMINA – Qualche giorno fa ha suscitato molte reazioni il post su Facebook pubblicato dal titolare del Bambar di Taormina, uno dei locali più famosi della Sicilia che ogni estate accoglie migliaia di turisti oltre che Vip e diversi politici.

LA VICENDA – L’annuncio sui social informava la clientela che, a causa della mancanza di personale, il pomeriggio il bar non avrebbe più servito ai tavoli, garantendo comunque il servizio d’asporto. Il fatto che nessun giovane voglia lavorare, secondo i gestori del locale, sarebbe da addebitare al reddito di cittadinanza. Se così realmente fosse bisognerebbe trovare una soluzione ragionevole. Davvero i giovani preferiscono il sussidio economico e restare a casa piuttosto che sbracciarsi?

IL POST SOCIAL – “Per carenza di personale, nonostante tutti gli annunci fatti, crediamo che il reddito di cittadinanza abbia avuto la sua importanza. Per questa settimana il Bambar serve ai tavoli fino alle ore 15.00. Successivamente e fino alle ore 24.00 granite da asporto”. Questo l’annuncio pubblicato su Facebook.

LE REAZIONI – Dopo l’annuncio, sono stati centinaia gli utenti che, tra messaggi e commenti, hanno chiesto informazioni in merito alla tipologia di contratto offerto, alle ore lavorative previste e alla paga garantita. Hanno intasato i contatti dell’attività inondandoli di curricula. Qualcuno ha perfino mandato il proprio curriculum su Whatsapp. Non sappiamo se tutti coloro che si sono candidati per quel posto di lavoro abbiano ricevuto una risposta, o se il locale ha già trovato la figura ideale per garantire anche il servizio pomeridiano.

Un problema comune che accomunerebbe diversi lavoratori del mondo della ristorazione sembra essere un altro. Almeno a leggere i commenti lasciati dai lettori di LiveSicilia.it su Fcebook. Giuseppe Spallina, ad esempio, racconta una propria esperienza personale, che non riguarda il bar di Taormina: “Non è colpa del Reddito di cittadinanza, ma del datore di lavoro che sfrutta le ore, e minimo stipendio, esempio mio, se volevo lavorare dovevo stare alle loro regole, 12 ore di lavoro e mi dichiaravano 3 ore e a fine mese mi davano 600 euro, e penso che non è solo il mio caso ma di molti che adesso ne hanno le scatole piene, basta sfruttamento. N. B. Non prendo il RDC perché ho superato il reddito immobiliare ma sto in difesa per chi lo percepisce”. Sia chiaro, il nostro lettore non si riferisce al Barbam di Taormina ma alla propria esperienza personale.

“Forse è colpa delle paghe da fame?” si chiede Daniele Prestigiovanni, mentre Giuseppe Lipari sottolinea: “Esistono i centri per l’impiego. Il datore di lavoro va lì, cerca il suo personale e gli fa un contratto di lavoro regolare”.

Insomma, a leggere le segnalazioni ricevute da LiveSicilia.it pare che il problema, in generale e non nel caso della gelateria di Taormina – sia un altro. In Sicilia ci sono ancora tante persone, soprattutto giovani, di buona volontà disposte a lavorare. Ma, come è giusto che sia, per un salario corretto e un contratto di lavoro dignitoso. A prescindere dal reddito di cittadinanza o da altre misure economiche assistenziali.


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