Covid, "Picco non raggiunto, scuola rallenterà la discesa"

Covid, “Picco non raggiunto, scuola rallenterà la discesa”

L'analisi dell'infettivologo Bruno Cacopardo.

CATANA – Mentre parliamo, stanno ricoverando in rianimazione un paziente 38enne. Non vaccinato. Il reparto di Malattie infettive dell’ospedale Garibaldi di Catania è pieno e, tra i pazienti, tantissimi sono ormai giovani: hanno 39, 49, 39, 58, 66, 36 e 73. Queste le età dei ricoverati attualmente, tutti senza copertura vaccinale.

Bruno Cacopardo, direttore dell’unità operativa di Malattie Infettive dell’ospedale Garibaldi di Nesima, evidenzia gli effetti della nuova ondata sulle strutture sanitarie in grande sofferenza, ma esclude che i dati registrati nei giorni scorsi – con un netto calo di nuovi positivi martedì – possano significare che il picco sia stato superato. “È prematuro stabilire se il picco della nuova ondata di contagio è stato superato – dice. Io non credo. Potrebbero esserci ancora situazioni di risalita momentanee. La discesa avverrà più lentamente, come è avvenuto nel resto di Italia”.

Gli effetti dell’apertura delle scuole

Scongiura però una nuova sensibile risalita, anche con l’avvio dell’anno scolastico. “Non credo registreremo nuovi picchi – afferma – anche perché la circolazione massimale e già avvenuta. Ma l’avvio dell’anno scolastico potrebbe ritardare la discesa”.

Vaccini e prudenza anche all’aperto

Cacopardo si sofferma sulle cause che hanno fatto della Sicilia la prima regione per contagi. “Hanno concorso una serie di cose – sostiene. Innanzitutto i grandi flussi turistici che non possono non aver influito, anche se si sta all’aperto ma con atteggiamenti promiscui e ravvicinati, il virus passa. Infatti sono le regioni più turistiche, Sicilia, Sardegna, Calabria, a registrare maggiore risalita dei contagi”. E poi la bassa percentuale di vaccinati. “Non è un caso, che la Sicilia registri simili numeri – dice. Siamo la regione con il minor tasso di vaccinazioni. Il vaccino avrebbe ridotto, non tanto la circolazione del virus in sé, ma la pressione sugli ospedali”.


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