Commemorazione Dalla Chiesa: "Il suo sacrificio non è stato vano" - Live Sicilia

Commemorazione Dalla Chiesa: “Il suo sacrificio non è stato vano”

A trentanove anni dall'uccisione tanti messaggi di ricordo

PALERMO – 39 anni fa la strage di via Isidoro Carini, a Palermo, dove fu ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo.

Esattamente cento giorni dall’insediamento nel ruolo di prefetto il suo compito veniva barbaramente interrotto,

I responsabili della strage furono Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo, Nino Madonia, e i collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. Come spesso accade nelle vicende siciliane si resta tristemente ancorati a un interrogativo senza risposta.

Mattarella: “Il loro lascito ha contribuito ad orientare molte delle scelte”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto dedicare un pensiero: “A trentanove anni dal tragico agguato del 3 settembre 1982 a Palermo, rendo commosso omaggio al ricordo del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della signora Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, vittime della ferocia mafiosa. La loro barbara uccisione rappresentò uno dei momenti più gravi dell’attacco della criminalità organizzata alle Istituzioni e agli uomini che le impersonavano, ma, allo stesso tempo, finì per accentuare ancor di più un solco incolmabile fra la città ferita e quella mafia che continuava a volerne determinare i destini con l’intimidazione e la morte”.

“A quell’odiosa sfida la comunità nazionale nel suo complesso, pur se colpita e scossa, seppe reagire facendosi forte della stessa determinata e lucida energia di cui Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva già dato esempio, durante il suo brillante percorso nell’Arma dei Carabinieri, nell’impegno contro organizzazioni criminali e terroristiche. Pur nella brevità dell’incarico svolto a Palermo – ha continuato Mattarella – il sacrificio del Prefetto Dalla Chiesa e il suo lascito ideale contribuirono ad orientare molte delle scelte che, negli anni successivi, hanno consentito un salto di qualità nell’azione di contrasto ai fenomeni di infiltrazione mafiosa nell’economia e nella Pubblica Amministrazione. Norme e poteri di coordinamento più incisivi diedero nuovo vigore alle strategie di contrasto alla criminalità organizzata e rafforzarono la fiducia degli apparati pubblici che la combattevano; mentre, nella società civile, cresceva un sentimento di cittadinanza attiva, portatore di una cultura dei diritti contrapposta alle logiche dell’appartenenza e del privilegio. Nel ricordo di quell’estremo sacrificio, rinnovo alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo i sentimenti di vicinanza e partecipazione miei e dell’intero Paese”.

Lamorgese: “Le sue intuizioni risultano ancora attuali per il contrasto alla criminalità”

Anche Luciana Lamorgese, ministero dell’Interno, ha voluto dedicare un pensiero: “Carlo Alberto dalla Chiesa è stato un grande uomo delle Istituzioni. Le sue intuizioni investigative e metodologiche ancora oggi, a distanza di 39 anni dal vile agguato mafioso in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, risultano attuali e essenziali per il contrasto di ogni forma di criminalità organizzata”.

“Nella lotta al terrorismo e nel contrasto alle mafie Carlo Alberto dalla Chiesa, prima come generale dell’Arma dei Carabinieri e poi come prefetto di Palermo, si è contraddistinto per la sua non comune visione strategica e tutti noi dobbiamo continuare a fare tesoro dei suoi insegnamenti, in special modo, in un momento come questo in cui le ingenti risorse pubbliche destinate a superare la crisi economica legata alla pandemia suscitano gli appetiti criminali, che è necessario prevenire e contrastare anche facendo ricorso a quell’approccio innovativo che è stato, unitamente alla fermezza morale, il suo tratto distintivo”, conclude la titolare del Viminale.

Mulè: “Profonda gratitudine per quanto hanno fatto”

“Proseguire nel solco di giustizia e legalità tracciato dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un dovere morale, civico e politico. La lotta alla mafia e alla criminalità senza confini di tempo e di memoria è l’unica arma che lo Stato possiede per onorare il ricordo di chi ha perso la vita per servire il Paese nel nome della legge. Alla famiglia del Generale Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo esprimo profonda vicinanza e commossa gratitudine”. Così in una nota il Sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè.

Scalfarotto: “Tra i primi a comprendere come bisognava sconfiggere la mafia”

“Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa comprese tra i primi che per sconfiggere le mafie bisognava scuotere le comunità locali da quella sorta d’indifferenza e di triste rassegnazione a cui sembravano piegate, sollecitandole al rifiuto della sub-cultura mafiosa anche garantendo i diritti fondamentali, e costruendo una società più equa – ha dichiarato Ivan Scalfarotto, sottosegretario di Stato all’Interno -. Nel corso di questo lungo periodo, le istituzioni e la società civile hanno continuato incessantemente ad impegnarsi nella lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso e terroristico, proprio traendo vigore dall’esempio offerto da lui e da altri rappresentanti dello Stato. Tenere viva la memoria della figura di Carlo Alberto dalla Chiesa – ha concluso Scalfarotto -, contribuisce a diffondere il coraggio di combattere tutte le forme di violenza e di scegliere il bene comune rispetto ad ogni altro interesse”.

Casellati: “Ha fatto tremare la mafia, lui uno dei simboli della lotta alla criminalità”

Un messaggio di cordoglio è arrivato anche da Elisabetta Casellati, presidente del Senato: “Trentanove anni fa, nel vile agguato mafioso di via dei Carini, l’Italia perdeva uno dei suoi servitori più capaci e determinati. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha combattuto il fascismo, piegato i terroristi e, in poco più di cento giorni, ha fatto tremare Cosa Nostra. La sua intelligenza, la sua capacità di innovazione nell’approccio investigativo e la sua incrollabile fedeltà ai valori della Repubblica, uniti a straordinarie doti umane, lo hanno reso uno dei simboli della lotta alla criminalità nel nostro Paese”.

Maria Falcone: “Suo sacrificio non è stato vano, resta esempio d’amore per il Paese”

Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della fondazione che porta il nome del magistrato, nel 39esimo anniversario dell’uccisione del generale Dalla Chiesa ha dichiarato: “Sono passati 39 anni dal barbaro assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, della sua giovane moglie, Emanuela Setti Carraro, e dell’agente di scorta Domenico Russo, ma intatte restano la commozione e la gratitudine per chi ha sacrificato la vita per il bene della Sicilia e dell’Italia intera. Sul luogo della strage, un cittadino scrisse: ‘Qui è morta la speranza dei palermitani onesti’. Quel cittadino si sbagliava. Il sacrificio del generale non è stato vano: ha scosso le coscienze e spinto tanti altri esponenti delle istituzioni a proseguire lungo la strada da lui indicata. Carlo Alberto dalla Chiesta – ha aggiunto – è stato e rimarrà sempre un esempio d’amore per il Paese a cui ha dedicato tutta la sua vita: dalla lotta partigiana contro i nazifascisti all’impegno contro il banditismo, contro il terrorismo e contro la mafia. A noi il compito di mantenerne vivo il ricordo e di trasmetterlo alle nuove generazioni”.

Molteni: “Giornata di grande commozione e ricordo”

Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni, era presente a Palermo per la commemorazione: “Una giornata di grande commozione e di ricordo di un grande uomo di Stato, di un grande rappresentante delle forze di polizia, di un grande prefetto in prima linea nel contrasto alla mafia. E’ giusto e doveroso che lo Stato ricordi un uomo di questo valore. Credo la lotta alla criminalità organizzata si faccia da un lato con la repressione e quindi con gli arresti – ha aggiunto – e attraverso la sottrazione dei beni ai mafiosi, consegnati poi alle istituzioni locali e al volontariato. E poi, anche, con il lavoro delle prefetture, penso ad esempio alle interdittive antimafia e ai protocolli di legalità. Il contrasto alla criminalità – ha concluso – va fatto in modo costante senza divisioni nel Paese e credo che dal ministero dell’interno giungano prese di posizioni importanti in tal senso”.

Fico: “La mafia temeva il suo coraggio

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha inviato un messaggio al prefetto Forlani: “La mafia temeva il coraggio del Generale Dalla Chiesa, il suo rigore e la sua inflessibilità. Il modo migliore per ricordarne il sacrificio, lo straordinario valore della sua testimonianza e il costante monito a non delegare mai il potere è quello di custodire il suo messaggio con azioni anche a parte delle istituzioni che nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata, devono dare costante prova di coerenza e di trasparenza”.

“In questa prospettiva – ha aggiunto Fico – si colloca quell’impegno di verità di cui si è fatta interprete la Commissione parlamentare Antimafia che, nel luglio 2019, ha deciso di avviare un processo di declassificazione dei documenti acquisiti nel corso delle inchieste svolte dal 1963 al 2001 e secretati. Una scelta coerente con quello che la Camera sta facendo in questi anni e che risponde alla necessità di dare un segnale alle legittime aspettative di verità e di giustizia di quanti non intendono piegarsi o rassegnarsi di fronte al fenomeno mafioso”.

Musumeci: “Ha lasciato un segno indelebile, gli rinnoviamo il ringraziamento”

“Dall’impegno per l’istituzione del Nucleo speciale antiterrorismo alla caparbietà con cui, grazie alle sue intuizioni, si arrivò poi al riconoscimento giuridico della figura del collaboratore di giustizia, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha lasciato un segno indelebile nel travagliato percorso per l’affermazione della legalità e della giustizia e nel tenace contrasto a Cosa Nostra. Oggi, nell’anniversario della spietata esecuzione sua, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, Palermo e la Sicilia rinnovano il ringraziamento riconoscente e commosso dovuto ai servitori dello Stato che, per la difesa di questi valori, si sono spinti, consapevoli, sino al sacrificio stesso della loro esistenza”. Lo dichiara il presidente della Regione Nello Musumeci nel trentanovesimo anniversario della strage di via Isidoro Carini a Palermo.

Orlando: “Lo Stato lo ha isolato, il suo sacrificio non è stato vano”

“Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 39 anni fa – ha dichiarato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando intervenuto alla cerimonia di commemorazione – è stato chiamato a Palermo con l’obiettivo di far rispettare la legge. La sua rivoluzione nella lotta alla mafia, in uno Stato complice che lo ha isolato, è un esempio per quei cittadini onesti che in quel violento 1982 hanno visto spegnere le proprie speranze. Il suo sacrificio, però, non è stato vano perché la città, negli anni, ha saputo reagire alla violenza mafiosa portando avanti un cambiamento culturale. Oggi è un’emozione conferire la cittadinanza onoraria all’Arma, in un giorno speciale di memoria e impegno nel quale ricordiamo anche la moglie del generale Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro, e l’agente Domenico Russo, per dire grazie a tutti i carabinieri, donne e uomini, che quotidianamente sono impegnati nel contrasto ad ogni forma di illegalità”.


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