"Ho visto mio figlio e un uomo... non capivo cosa faceva e ho sparato"

“Ho visto mio figlio e un uomo… non capivo cosa faceva e ho sparato”

Il racconto di Camillo Leocata della sparatoria in chiesa. Il gip ha convalidato l'arresto.
IL FERIMENTO DEL CARABINIERE
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CATANIA – “C’era una rissa in corso. Ho visto mio figlio e una persona che – non ho ben compreso in quel momento – tentava di separare o spingeva… non ho ben capito cosa stesse facendo, se stesse colpendo mio figlio o altro e quindi gli ho sparato”. Questo il racconto di Camillo Leocata, il 69enne che ha sparato il colpo di pistola ferendo gravemente il vice brigadiere Sebastiano Giovanni Grasso durante le prime comunioni nella parrocchia di Santa Maria degli Ammalati, agli investigatori. Nella chiesa della frazione acese, domenica sera, è scoppiata una rissa “tra due gruppi familiari” per “l’assegnazione dei posti”. Una violenta lite frutto degli screzi successivi alla separazione tra il figlio dell’indagato e la moglie “mai sopiti, neppure in occasione della comunione del figlio minore della ex coppia”. 


Camillo Leocata si è allontanato per circa dieci minuti al fine di recuperare a casa la pistola. Già in chiesa era in corso la furibonda lite tra parenti con minacce dirette al figlio dell’indagato. Quando è tornato c’è stata una colluttazione: è stato in quel momento che il carabiniere fuori dal servizio ha cercato di dividere alcune persone. Certo non poteva sapere che Leocata avrebbe preso in mano la pistola e sparato contro di lui a una distanza di appena un metro, colpendolo al collo. Il sottufficiale rischia la paralisi visto che ha riportato danni al midollo. 

Il 69enne quindi non sapeva nemmeno contro chi stesse sparando. Dopo il ferimento ha continuato a tenere in mano la pistola nonostante le richieste dei carabinieri. È stato quindi il figlio, che con un gesto rapido, “gli ha sfilato l’arma dalle mani”. 

La ricostruzione e il movente di quanto accaduto è messo nero su bianco dal gip Andrea Filippo Castronuovo che oggi ha convalidato l’arresto in flagranza di Leocata, difeso dagli avvocati Enzo Mellia e Michele Castronuovo. Il giudice ha inoltre disposto, accogliendo la richiesta del pm Andrea Norzì, la custodia cautelare in carcere ritenendola l’unica misura “idonea e senz’altro proporzionata ai fatti”


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