L’incontro tra Nello e Giorgia: tutti i nodi del centrodestra - Live Sicilia

L’incontro tra Nello e Giorgia: tutti i nodi del centrodestra

Il presidente approfitta della guerra fredda per la leadership nazionale e vede la Meloni.
IL RETROSCENA
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PALERMO – Cinquanta sfumature di centrodestra: ipotesi, accordi e scenari da definire. La strada che porterà alle elezioni regionali nel 2022 è lastricata di punti di domanda. Musumeci sì? Musumeci no? Le variabili in campo sono parecchie e legate a doppio filo con dinamiche nazionali. Il rapporto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini in primis. Ma anche la possibilità di andare al voto anticipato: l’operazione di restyling del centrodestra potrebbe riservare non poche sorprese. Al netto dei selfie sul lago di Como, la competizione per la leadership tra la Giorgia nazionale e il numero uno del Carroccio cova sotto la cenere dei sondaggi. E in questa cornice si innesta l’incontro romano di fine agosto (riportato dal quotidiano La Sicilia) tra Giorgia Meloni e Nello Musumeci. 

Lo schema di gioco

Questo lo schema immaginato dai maggiorenti di Diventerà Bellissima: confluire dentro FdI (“sbocco naturale” per più di un dirigente soprattutto nel messinese) creando un gruppo che all’Ars conterebbe ben 13 deputati e magari fare un rimpastino garantendo un assessore in più ai meloniani. “La priorità rimane dare stabilità al governo”, dicono a mezza bocca gli uomini più vicini al presidente. E non solo. La lauta offerta riguarda soprattutto il futuro della coalizione: mettere in piedi un’unica lista alle regionali in chiave anti Lega. Con la possibilità di una lista parallela del presidente. Musumeci si gioca questa carta per la ricandidatura (con tanto di scuse per non avere per tempo intuito le potenzialità dell’operazione FdI ai tempi del voto per le Europee) creando (inevitabilmente) non pochi mal di pancia all’interno della formazione meloniana. 

Mal di pancia e aperture

A partire dal fu regista dell’operazione che lo portò a Palazzo d’Orleans: l’eurodeputato Raffaele Stancanelli che più di un alleato scontento vedrebbe bene sul trono palermitano. Inoltre, ci sono i deputati regionali a ritenere l’ipotesi indigesta con i due coordinatori, Gianpiero Cannella e Salvo Pogliese, a tenere la botta e mediare. Due sarebbero invece gli uomini più propensi a riaccogliere il figliol prodigo e la sua truppa: l’assessore catanese Manlio Messina e il big romano Adolfo Urso in veste di paciere di alto profilo che proprio oggi presiederà la seduta del Copasir che affronterà il caso dell’ordigno non esploso e indirizzato al presidente della regione. Insomma, tutto è in divenire e anche le imminenti elezioni amministrative saranno un primo banco di prova per sondare la forza reale delle formazioni sul territorio. Con un pallottoliere alla mano e un occhio ai risultati delle truppe salviniane la matassa si potrebbe dipanare. 


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