Covid-19, Panascia: "Danni ai polmoni permanenti"

Covid-19, Panascia: “Danni ai polmoni permanenti”

Il direttore di Anestesia e Rianimazione Ettore Panascia spiega gli effetti devastanti del virus.

CATANIA – Il covid è devastante. I danni ai polmoni sono – nei casi più gravi – permanenti. Il coronavirus lascia tracce anche dopo la guarigione. La fame di ossigeno in qualche modo resta.” Il danno ai polmoni è un danno strutturale. Un danno che per quella che è la nostra esperienza non regredisce nel tempo”, spiega Ettore Panascia, direttore di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Catania. 

Il primario parla da un punto di osservazione in qualche modo privilegiato in quanto in questo anno ha guardato in faccia la parte più devastante della malattia. Ha visto i pazienti covid nel limbo tra la vita e la morte.  “Io gestisco i posti di Ecmo, della circolazione extracorporea, che sono destinati a quei pazienti per cui si ritiene che non esistono possibilità di farli uscire con le metodiche tradizionali. Abbiamo avuto modo di vedere – aggiunge Panascia – che i pazienti che sopravvivono a questo tipo di trattamento non li possiamo seguire, come siamo soliti fare, con RX del torace, nel senso che RX del torace dall’ingresso all’uscita del paziente resta uguale. Questo testimonia – sentenzia il medico – che è un danno permanente”. 

Panascia non aveva mai visto un tale effetto devastante da una patologia respiratoria. “La nostra esperienza precedente in Ecmo dimostrava che quando mettevamo a riposo i polmoni – spiega – c’era un processo di guarigione lento ma avveniva. Era dimostrato dal miglioramento del quadro radiologico. Ma questa è una cosa di cui non possiamo tener conto nei pazienti covid in Ecmo”. 

Il direttore descrive in modo molto semplice quello che accade. “La sensazione che abbiamo è che il polmone sia mangiato. Come se il polmone fosse masticato. Gli alveoli – la parte funzionale del polmone – non esistono più e non si rigenerano. Sono danneggiati in maniera irrimediabile, non c’è possibilità di tornare indietro. E questo non lo vedevamo per nessun altro tipo di patologia respiratoria”, conclude. 

Forse le radiografie dei polmoni le dovremmo far vedere a chi ancora nega l’esistenza stessa del covid.


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