I pentiti: "Ercolano era al vertice di Cosa Nostra"

I pentiti: “Ercolano era al vertice di Cosa Nostra”

Processo d'appello Brotherhood: il pg Angelo Busacca ha esaminato due ex soldati del gruppo di Belpasso.

CATANIA – Aldo Ercolano, figlio di Sebastiano, aveva una posizione di vertice all’interno della famiglia di Cosa nostra etnea. I pentiti Gianluca Presti e Stefano Prezzavento, ex soldati del gruppo di Belpasso del clan Santapaola, lo hanno ribadito e confermato durante l’esame che si è svolto davanti alla prima sezione penale della Corte d’Appello di Catania. Il pg Angelo Busacca li ha citati per puntellare ancor di più il ruolo apicale di Ercolano, imputato chiave del processo di secondo grado ‘Brotherhood’. Un’inchiesta che nel 2016 aveva scoperchiato un sistema di commistioni tra il boss e una loggia massonica. Una “fratellanza” criminale che avrebbe portato a inquinare anche le definizioni di qualche asta giudiziaria.

Le audizioni dei due collaboratori di giustizia sono state rese possibili dall’apertura della fase dibattimentale dell’appello – così come chiesto dal pg – per l’impugnazione da parte della procura su alcune assoluzioni per turbativa d’asta ed estorsioni. 

Il processo di primo grado si è concluso con tre condanne e cinque assoluzioni, ma la Procura ha appellato alcune posizioni ‘assolutorie’ come quella di Francesco Rapisarda, Adamo Tiezzi, Antonino Finocchiaro e Christian Puglisi. Hanno anche impugnato la sentenza di non luogo a procedere relativa all’avvocato Antonio Drago, dopo che il Tribunale aveva derubricato il reato di estorsione in esercizio arbitrario. Drago è stato condannato per il reato di usura, ma su questo punto di contestazione c’è stato il ricorso della difesa. Così come per Giuseppe Finocchiaro e Aldo Ercolano.

L’udienza prevedeva anche l’ascolto di altri due testi: una donna che doveva partecipare ad un’asta giudiziaria e un testimone della tentata estorsione per il pagamento affitto che vede imputato l’avvocato Drago. C’è stato un vizio nelle notifiche e la Corte d’Appello ha rinviato il processo al primo dicembre. 


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