Pane, pasta e voti: sconti di pena e prescrizione per i politici

Pane, pasta e voti: sconti di pena e prescrizione per i politici

Per alcuni imputati è caduta l'aggravante di mafia

PALERMO – Assoluzioni, sconti di pena e prescrizioni al processo che vedeva diversi imputati accusati a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, corruzione elettorale, malversazione, millantato credito e peculato.

Prescritti i reati contestati agli ex deputati regionale Nino Dina e Franco Mineo, che in primo grado erano stati condannati a 8 mesi ciascuno di carcere. Erano difesi dagli avvocati Marcello Montalbano, Ninni Reina e Claudio Livecchi.

Pena ridotta al principale imputato

Per Giuseppe Bevilacqua, il personaggio principale del processo, la pena scende da 10 anni e 10 mesi a tre anni e mezzo. Sono venute meno nel merito, con assoluzione piena, alcune ipotesi di scambio elettorale e usura. Ma sopratutto è caduta l’aggravante di mafia e si è così abbassato il tetto della prescrizione. I legali della difesa, gli avvocati Nino Mormino e Luca Bonanno, ricorreranno in Cassazione per il peculato che ha fatto scattare la condanna.

Tutte le altre posizioni

Stessa pena, 3 anni e mezzo, è stata inflitta ad Anna Ragusa. Ed ancora Giusto Chiaracane 2 anni, Teresa Bevilacqua, Salvatore Ragusa e Giuseppe Genna 1 anno e 4 mesi ciascuno.

Assolti Domenico Noto e Pietra Romano. Prescrizione per Vincenzo Di Trapani, Natale Gambino, Anna Brigida Ragusa, Onofrio Donzelli. Due di loro erano difesi dall’avvocato Claudio Gallina Montana.

Le campagne elettorali

Bevilacqua nel 2012 fallì per una manciata di voti l’elezione al consiglio comunale di Palermo ma, secondo l’accusa, avrebbe cercato di far fruttare il ‘tesoretto’ nella successiva campagna elettorale per le regionali.

Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso: “150 euro per trenta voti”, spiegava in un’intercettazione. Avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale anche i generi alimentari del “Banco opere di carità” all’insaputa dei volontari. Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo avrebbe tenuto teneva per se.

Non ha retto l’ipotesi che Bevilacqua avesse avuto l’appoggio de mafiosi di Tommaso Natale, che gli avrebbero procurato 770 preferenze nel 2007.

Dina era stato eletto tra le file dell’Udc, mentre il secondo non riuscì a farcela per Grande Sud. In un’intercettazione telefonica del 27 luglio del 2012, Bevilacqua raccontava alla sorella Teresa che Dina gli avrebbe garantito un “incarico di 15 mila euro a qualcuno della famiglia” con un diploma o una laurea. Mineo, secondo l’accusa, in cambio dell’appoggio elettorale avrebbe promesso incarichi alla Regione.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI