Lo "scorporo" della super Camera: iter fermo al palo, nuovo scontro - Live Sicilia

Lo “scorporo” della super Camera: iter fermo al palo, nuovo scontro

L'assessore Turano ha messo in calendario degli incontri. Ma la situazione è ingarbugliata.
DECRETO SOSTEGNI BIS
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CATANIA – A due mesi abbondanti dall’approvazione del Decreto Sostegni bis, e dell’emendamento che rivoluziona in buona parte il sistema camerale siciliano, nulla è stato fatto. Siracusa e Ragusa sono ancora con Catania invece di essere annesse a Trapani, Agrigento e Caltanissetta. Sforato quindi il termine dei 30 giorni imposto dalla legge resta quello – forse più perentorio – del 31 dicembre. Eppure per rispettare questa scadenza ci sarebbe bisogno della nomina dei commissari ad acta – spetta al Mise farla di concerto con la Regione Siciliana – per la verifica economico-patrimoniale di ciascuna Camera. Ma occorre anche la certezza, conti alla mano, che per effettuare questi “spostamenti” non siano necessari esborsi in più di alcun genere.

In mezzo a questo niente, qualcosa, in questa fine di settembre, sembra muoversi. Come un ritorno al passato è tornata in vita la cordata guidata da Confindustria contro quella di Confcommercio.

La prima chiede che vengano ascoltate le associazioni datoriali e che si proceda a una revisione del sistema camerale siciliano che potrebbe anche non essere quello stabilito nel Sostegni-bis.

La cordata che fa capo a Confcommercio, e che rappresenta la maggioranza nella Camera di Commercio del Sud Est, ritiene che quanto imposto dal Sostegni-bis sia incostituzionale e pertanto pronta (è già stato votato in giunta) a fare ricorso, a patto però che ci siano carte o atti contro cui opporsi. Cose che, al momento, non ci sono. Incostituzionalità rilevate persino dal presidente Mattarella, all’indomani dell’approvazione del decreto, con una bacchettata al legislatore e un assist di tutto rispetto ai destinatari della norma.

Per questo però occorrerà attendere almeno fino a metà ottobre. Cioè dopo l’incontro che l’assessore regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano ha in programma di fare con tutte le associazioni datoriali in ossequio a “un principio di democrazia per capirne la volontà e avanzare, di conseguenza, una proposta al ministro”.

Quale strada si deciderà di seguire non si sa mentre si sa benissimo, ed è proprio Turano a ricordarlo, cosa prevedono i due commi dell’emendamento: “Il primo dice che alla Regione Siciliana spetta la potestà di organizzare il sistema camerale; il secondo che nelle more della ridefinizione del sistema camerale si applica l’accorpamento di Siracusa e Ragusa alla Camera di Trapani, Agrigento e Caltanissetta, con il contestuale scorporo dalla Camera di Catania. Il secondo comma è precettivo, il primo è organizzatorio – continua Turano – ‘la Regione può fare’, nelle more si applica la riforma”. Turano è certo che in questo modo verrebbe rispettato il termine perentorio del 31 dicembre 2021.

Nessuno, però, ha ancora fatto i conti con UnionCamere nazionale che, all’unanimità, “ha dichiarato di essere contro questa riforma – afferma Riccardo Galimberti componente di giunta della Camera del Sud Est – perché non risponde alle esigenze dei territori né ai criteri di sostenibilità economico-finanziaria. E in più disattende lo spirito degli accorpamenti che erano stati decisi su base volontaria. Come avevano fatto, a suo tempo, le Camere di Catania, Siracusa e Ragusa”.

Se il termine del 31 dicembre non venisse rispettato (l’accorpamento del Sud Est ha avuto bisogno di quasi cinque anni per vedere la luce) ci potrebbero essere ripercussioni. Il pagamento delle pensioni è uno degli argomenti che desta maggiori preoccupazioni. “Si potrebbe già intravedere un vulnus – dice Galimberti – sul pagamento degli stipendi o delle pensioni di Siracusa. Catania ha un credito nei confronti di quella realtà territoriale. Non dimentichiamo che i fondi pensione convogliati nella Camera del Sud Est sono stati 20milioni da Ragusa e 45 da Catania. Siracusa non ha messo nulla”.

E poi c’è l’affaire Sac SpA, la società di gestione dell’aeroporto di Catania, con la privatizzazione dell’aeroporto che è stata votata, a suo tempo, da tutti i soci, ma resta ancora un passaggio chiave che è in programma entro la prossima primavera: l’asta. “Se si arrivasse al momento dell’asta – conferma Galimberti – l’offerta dovrebbe essere approvata da tutti i soci. A quel punto si creerebbe un problema di titolarità del diritto: come potremmo dire Sì se non siamo noi i soci?”.

Il nuovo accorpamento offre anche un altro spunto di riflessione. Le cinque Camere di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Siracusa e Ragusa (è bene ricordare che i rappresentanti della Camera di Ragusa, con l’ex presidente Peppino Giannone in testa, hanno più volte dichiarato di non voler andare con Siracusa) avrebbero in questo nuovo ed eterogeneo territorio due aeroporti, Trapani e Comiso, entrambi economicamente claudicanti; e il 25% di Sac SpA, portato in dote, da Siracusa e Ragusa, a territori che sono più votati a dirigersi verso l’aeroporto di Palermo che a quello di Catania.


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