Colletti bianchi, relazioni pericolose: indagati due medici - Live Sicilia

Colletti bianchi, relazioni pericolose: indagati due medici

Insospettabili e incensurati: indagini pure su un avvocato

ENNA – Secondo i carabinieri e la Dda, in qualche modo sarebbero stati complici di alcuni appartenenti o avvicinati della famiglia stiddara dei Sanfilippo a Mazzarino. Solo che loro, i medici Giuseppe Fanzone e Salvatore Sanfilippo e l’avvocato Salvatore Ridolfo Nicastro, sono degli insospettabili e incensurati. Camici bianchi, o colletti bianchi, tutti e tre vengono citati nell’inchiesta e sospesi dalla professione con ordinanza del gip. La sospensione è di sei mesi per quanto riguarda il dottore Fanzone, che avrebbe fatto un certificato medico falso dando una settimana di malattia a una persona vicina al clan; cosa che avrebbe fatto pure, ma in quel caso dando circa due settimane, il dottore Sanfilippo. Quest’ultimo è stato sospeso per nove mesi. Ridolfo Nicastro invece è stato sospeso dall’esercizio della professione di avvocato per un anno. Per gli inquirenti sarebbe stato coinvolto in un’estorsione commessa dalla famiglia Sanfilippo.

Erano stati chiesti i domiciliari

Per tutti e tre i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip ha ritenuto sufficiente la misura della sospensione, data l’assenza di alcun tipo di precedente e data anche la loro personalità, “non certamente negativa”. Nella richiesta di ordinanza, la Dda aveva messo nero su bianco che i due medici, “ossequiando alle richieste provenienti dai Sanfilippo, chiaramente finalizzate all’ottenimento di indennità non dovute o alla elusione del sistema delle esenzioni dal pagamento del ticket per l’acquisto di medicinali, non solo hanno tradito la loro missione professionale, ma hanno altresì palesato un modus operandi chiaramente compiacente rispetto alle sollecitazioni ricevute”. LEGGI ANCHE: Pizzo e droga, la violenza degli Stiddari

Le accuse

L’avvocato Ridolfo Nicastro, per l’accusa, avrebbe collaborato con Liborio Sanfilippo per un’estorsione commessa da quest’ultimo ai danni di una coppia di coniugi, che sarebbero stati costretti a rinunciare a un terzo dei sei ettari che avevano in affitto da una parrocchia, per consentire alla figlia del mafioso di subentrare nella conduzione dei restanti due ettari. Scrive il pm, nella richiesta di ordinanza, che l’avvocato avrebbe “cooperato con Sanfilippo nella consumazione dell’estorsione”, “sfruttando l’esercizio della professione svolta per veicolare le richieste provenienti dal predetto esponente mafioso, funzionali a mantenere la posizione egemonica nel clan nel suo complesso, in territorio di Mazzarino”. Si tratta, va detto, al momento di accuse tutte da dimostrare, in quanto tutti e tre i professionisti indagati lo sono a piede libero e sono, per l’appunto, delle “ipotesi di reato”.

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