Covid, Germano Scargiali e quella scia infinita di dolore

Covid, Germano Scargiali e quella scia infinita di dolore

Il Professore Scargiali era un uomo garbato ed elegante. La pandemia l'ha preso.

Il Covid ha portato via Germano Scargiali, 76 anni, giornalista elegante e uomo amabile. Accade come per la guerra vista dalle città, non sui campi di battaglia. Giungono i bollettini dal fronte e quasi ti abitui ai numeri, come reazione al lutto, sperando che l’aritmetica dissipi la ferocia di una perdita. Non sei cattivo, sei soltanto soverchiato dalla catastrofe, perciò ti difendi con ogni mezzuccio possibile. Ma quando arriva la notizia di una vittima dalla fisionomia ravvisabile, quando muore qualcuno che conoscevi, la guerra diventa paura e dolore fino alla tua porta di casa.

Germano non sarebbe stato vaccinato, secondo quanto apprendiamo. A questo punto non conta niente e, francamente, pur riconoscendo al vaccino la qualifica di presidio essenziale anti-Covid, pur battendoci per questo, ne abbiamo abbastanza della disumanità con cui si commentano le dipartite. Si può essere fedeli alla cronaca che riporta il numero dei non vaccinati\vaccinati che muoiono per avere un’idea delle cose e fornire schede utili a chi deve scegliere. Ma si deve essere, sempre, leali con il sentimento dell’umanità. Se ne vanno esseri umani, al centro di affetti e amore. Vale per tutti. Vale per Germano Scargiali, perché è vero che lui lascia un vuoto incolmabile.

Chi lo ha incontrato, sia pure di sfuggita, nei corridoi affollati di quel ‘Giornale di Sicilia’, reca con sé l’impronta di un gentiluomo inglese, capitato lì per caso. L’eloquio forbito, la cortesia, l’approccio sempre rispettoso, anche con i più giovani che stavano imparando un mestiere. Il Professore Scargiali non aveva il potere di dare qualcosa di tangibile in cambio dell’affetto. Occupava con garbo il suo posto nel mondo, garantito da una benevolenza immateriale, il sentimento che vuole bene gratis, per ciò che uno è, e sfugge alle trame dell’interesse.

Sua figlia Chiara ha scritto su Facebook: “Con immenso dolore devo comunicarvi che purtroppo il mio amatissimo papà è volato in cielo. Per me è un altro terribile lutto dopo la perdita di mio marito poco meno di due mesi fa. Speravo di potermelo ‘godere’ un po’ dopo il mio trasferimento definitivo a Palermo, invece purtroppo non è stato così. È stato un padre meraviglioso, molto affettuoso, premuroso e sempre fiero di me. Mi ha sempre sostenuto e mi ha fatto il grande regalo di farmi conoscere il mio amatissimo marito. Lo porterò sempre nel mio cuore e nei miei pensieri. Mi ha regalato un’infanzia e un’adolescenza felice e ricca di esperienze formative ed entusiasmanti come quelle legate al mare e alla vela. Mi è stato sempre vicino come un padre affettuoso ma anche come un amico e un confidente prezioso”.

Una scia infinita di dolore, Covid o non Covid, accompagna la nostra vita. La punteggia e la rende aspra, nei sentieri del timore e delle lacrime. L’unico antidoto è la consapevolezza fraterna del viaggio che tentiamo insieme e delle lotte che si combattono con i respiri al lumicino. Germano Scargiali se n’è andato all’ospedale ‘Cervello’, dove era ricoverato nell’Utir, l’unità di terapia intensiva respiratoria. Il primario, il dottore Giuseppe Arcoleo, e la sua squadra hanno tentato l’impossibile e non è un modo di dire, lo fanno sempre, per tutti e sono bravissimi nel compiere veri e propri miracoli. Purtroppo, né l’amore, né i miracoli sono perennemente sufficienti. Lo sapeva bene Shakespeare che il Professore Scargiali citava a memoria. Certe volte, perfino gli angeli piangono.


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