Salvini all'assalto della Sicilia, mentre il suo mondo va in tilt

Salvini all’assalto della Sicilia, mentre il suo mondo va in tilt

L'annuncio e poi la valanga che rischia di travolgere il Salvinismo.

La Lega aspira legittimamente a Palazzo d’Orleans, può piacere o non piacere, ma, per un partito di ambizioni e dimensioni non trascurabili, si tratta di un orizzonte non precluso. Oltretutto, non siamo davanti al leghismo che fu, con una marcata identità anti-meridionalista. Il moralismo del sopracciglio alzato con sdegno per i siculi-padani, francamente, non regge e non incanta. L’investitura di Nino Minardo , più o meno esplicita, è perfettamente normale. Parliamo di un politico esperto, apprezzato da molti, con tutte le carte in regola per concorrere. E’ comprensibile la reazione del presidente Nello Musumeci, però questa è appunto la politica: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. Ed è così da sempre.

Tuttavia, ecco che, come una nemesi, nelle vicinanze di sfolgoranti dichiarazioni, si manifesta l’inghippo: l’effetto rubinetto che comincia a perdere e tu, accidenti, avevi già i bagagli in macchina per un viaggio organizzato. Ecco che esce fuori quella storia di droga e di fragilità che sfiora soltanto politicamente il leader della Lega, (Salvini nulla c’entra, come è noto), perché tra gli ingranaggi, ancora da verificare, c’è impigliato il suo braccio destro per la comunicazione social, Luca Morisi. Tanto basta. Si può raccontarla come si vuole, ma, per un comandante dal piglio mediatico severo e intransigente si tratta di una vicenda che rischia di azzoppare, di riflesso, un’immagine così fieramente costruita. Il registro dell’amicizia e della vicinanza, lanciato da Matteo S. alla stregua di una disperata difesa, ha inizialmente commosso qualcuno per il riverbero da Libro Cuore. Infine, si è schiantato contro l’evidenza di una narrazione in crisi. Si è indulgenti con tutti, oppure con nessuno.

C’è stato subito un robusto contrattacco per provare a mettere pezze. Prima: “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi”. Poi, un registro modificato che è apparso, invero, un po’ sfalsato: “Sono spiaciuto della schifezza mediatica che condanna le persone prima che sia un giudice, un tribunale a farlo”. Il vero problema, per Salvini, capitano leghista, non è giudiziario e nemmeno umano: Luca Morisi, come tutti, è innocente fino a prova contraria e la fragilità – vale per chiunque – ha diritto alla cura e perfino all’empatia. Le cadute, specialmente se ammesse, non meritano che si infierisca. Il punto sta davvero nella pessima ricaduta d’immagine, a torto o a ragione, per il Salvinismo fin qui conosciuto, che c’è già stata. E nella guancia metaforica in balìa degli schiaffoni (anch’essi metaforici) degli avversari. Un brutto viatico all’indomani di un annuncio squillante con vista su Palazzo d’Orleans. E per tutto il resto.

Questa in cronaca è soltanto l’ultima avversità di un leader con un oroscopo complicato: le tensioni all’interno della Lega, il pressing di Giorgia Meloni, una classe dirigente che, in Sicilia, tutto sommato, non è che abbia, fin qui, fornito prove memorabili di sé. Sono annotazioni che compongono un sentiero pieno di insidie. Qui si vedrà di che stoffa è fatto Salvini Matteo da Milano. Si vedrà, cioè, se riuscirà a trovare un necessario, per lui, colpo di reni, o se rimarrà sotto le macerie immateriali di un mondo che sta andando in tilt. La Sicilia assume, in prospettiva, un ruolo cruciale, dopo la sfida lanciata. Accidenti al rubinetto, però.


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