La narrazione anticasta e l’avviso di sfratto: lo show di De Luca - Live Sicilia

La narrazione anticasta e l’avviso di sfratto: lo show di De Luca

Un battibecco con il presidente Miccichè spezza l’idillio

TAORMINA – Cateno De Luca lancia la ufficialmente la propria candidatura alla presidenza della Regione. Munito di lanterna come Diogene (“era pazzo, cosa che dicono pure di me”) il sindaco di Messina recapita “l’avviso di sfratto per finita sopportazione” a Musumeci. E lo fa in senso letterale consegnando una maxi busta al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè.  “Se entro marzo non dice chiaramente ai siciliani che questo governo è stato un fallimento e si organizza per staccargli la spina o ufficializzeremo un divorzio irreversibile”, ruggisce il sindaco di Messina che, dopo avere snocciolato le pecche del governo regionale, si lancia in una narrazione anticasta e antipartito. E, neanche a dirlo, boccia il modello Draghi paventato poco prima dal leader azzurro.

“Le ammucchiate tra falliti procurano solo un grande fallimento, e fare questi paragoni tra Sicilia e Draghi è un pensiero insano. Potrebbe essere solo l’occasione per alcuni personaggi trombati e tromboni dalla politica di ripresentarsi sotto mentite spoglie, per non far ricordare agli altri che sono loro che hanno affossato la Sicilia”, argomenta. Alla fine Miccichè sbotta e accusa il sindaco di “demagogia”. Nasce anche un battibecco con un ospite in sala che gli chiede quanto guadagna. Miccichè risponde a tono e va via. Poi dichiara a caldo ai microfoni dei cronisti “Lavorerò per rimettere i vitalizi. Ancora una volta mi sono ritrovato a questo convegno di Cateno De  Luca con una signora  che si è permessa di chiedermi quanto guadagno perché per lei sono ancora la casta. Quando sono entrato in politica ero un  ricco manager di impresa e guadagnavo uno stipendio importante, ho lasciato l’incarico per mettermi a servizio della gente. Non ho rubato, non rubo e mai ruberò e avrò solo 400 euro di pensione per questa demagogia”.

Insomma, la tensione non manca e tra De Luca e Miccichè il divertimento è assicurato. “Ora sono passato ad uno stipendio sempre ottimo, circa 7000 euro, al mese ma prenderò appunto di pensione solo 400 euro al mese grazie al modo di ragionare di questa gente e dei M5S. Ora mi sono rotto veramente il prossimo che mi chiede quanto guadagno voglio vedere il suo conto corrente, il mio è sempre in rosso”. Miccichè va via. De Luca torna a seguire il sentiero tracciato confermando di non subire le lusinghe dei partiti tradizionali. “Abbiamo assistito a tante prese di posizione sulla nostra strategia a tutto campo, vuol dire che non abbiamo pregiudizi nei confronti di nessuno ma non li accettiamo nei nostri confronti”.

Poi prosegue sulla sua strada snocciolando dati e attaccando frontalmente Musumeci a più riprese. E segna il territorio. “Non voglio fare il presidente della Regione, ma il sindaco di Sicilia”. De Luca parla del futuro di Sicilia Vera. Lo statuto, approvato in serata, prevede che le candidature saranno definite da una serie di regole tra le quali una militanza certificata e una comprovata esperienza amministrativa. “La logica dello scodinzolamento non mi piace: Sicilia Vera crede nella meritocrazia”, assicura. La kermesse si chiude con il ruggito di De Luca. “Noi andiamo avanti sulla nostra strada”. In sottofondo le note di “We are the champions” dei Queen. E siamo solo all’inizio. Restando in tema:  “The show must go on”. 


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