Musumeci tra strategie e tensioni: "Sicilia, ecco il futuro" - Live Sicilia

Musumeci tra strategie e tensioni: “Sicilia, ecco il futuro”

Gli appetiti nel centrodestra, i conti da regolare con gli avversari politici. I punti di debolezza e quelli di forza

PALERMO – Gli alleati, i nemici, la Sicilia di Nello Musumeci tra strategie e tensioni. Ci sono gli appetiti nel centrodestra, i conti da regolare con gli avversari politici. I punti di debolezza e quelli di forza. Ecco le domande a Nello Musumeci. E le risposte.

Presidente, rompiamo il ghiaccio, c’è aria di rimpasto?

“Non ne vedo la ragione, in questo momento. C’è soltanto l’esigenza di dover fare un po’ di chiarezza all’interno della coalizione su temi che ritengo prioritari, legati a un programma di fine legislatura, perché in un anno si possano raggiungere gli obiettivi fissati e se ne possano avviare altri”.

In questo momento lei è più avversato che conteso dai partiti nazionali?

“Non ho mai avuto la presunzione di essere conteso dalle forze politiche nazionali. Sono solo un bracciante del governo locale morbosamente legato alla propria Isola. Nè dimentico di essere arrivato alla candidatura,  nel 2017, grazie anche al disco verde dei partiti nazionali del centrodestra, con i quali, in questi quattro anni, ho sempre mantenuto rapporti improntati alla massima lealtà. Né farei distinzione tra i vertici nazionali e quelli regionali. C’è l’esigenza di confrontarci, forse avremmo potuto farlo più spesso, ma non mi sento per nulla avversato”.

Punto centrale è la sua ricandidatura, cosa è cambiato rispetto al 2019, quando disse che non si sarebbe ricandidato?

Il punto centrale non è affatto la mia ricandidatura. La priorità, oggi, è completare il programma e lavorare fino all’ultimo giorno per cambiare questa Regione, aprire cantieri e investire denaro. Quattro anni fa abbiamo trovato macerie alla Regione, fra un anno presenteremo ai siciliani una Istituzione ordinata e con le carte in regola, per guardare al futuro con concreto ottimismo. Nel 2019 ero convinto che sarebbe bastata una legislatura per affrontare e risolvere i principali problemi dell’agenda di governo. Nessuno poteva prevedere la più drammatica fra le pandemie che l’umanità abbia conosciuto. Sono stato chiamato, dalla legge nazionale, quale soggetto attuatore nella lotta contro il covid e  lo faccio da oltre un anno e mezzo destinandovi oltre la metà del mio tempo di lavoro quotidiano, che è di sedici ore. Nel frattempo il mondo si è fermato e l’obiettivo che mi ero posto di raccogliere entro un solo mandato il frutto del nostro lavoro è stato ovviamente vanificato. Abbiamo ancora tante cose iniziate da completare. Non possiamo sciupare il lavoro iniziato ”.

I suoi predecessori sono stati travolti da inchieste giudiziarie e relazioni pericolose gravissime. Lei non ha neanche un avviso di indagine?

“Sono contento di aver potuto attraversare la palude senza mai prendere la malaria, come amo ripetere spesso. Non è certo l’avviso di garanzia che caratterizza l’operato di un amministratore, essendo io convintamente garantista. Ma se nel proprio operato si segue la linea del rigore morale e si evitano le opacità, si può governare senza scomodare la magistratura. Mi sono dato una regola: scegliere sempre quel che pare giusto e mai ciò che pare utile. Detto questo, è chiaro che nessuno può dirsi immune da errori, l’importante è compierli in buona fede e senza dolo”.

C’è in ballo una torta saporita, quella dei fondi del Pnrr, che alimenta gli appetiti del mondo politico e non solo…

“Ormai è risaputo, nei prossimi 7 – 8 anni la Sicilia dovrà spendere circa 30miliardi di euro, tra Pnrr e fondi della programmazione 2021/2027. La mafia, si sa, va dove c’è flusso di denaro, ma quel denaro serve alla nostra Isola per operare una svolta storica in termini di crescita sociale, economica e culturale. Non possiamo arrenderci, temendo le mire delle organizzazioni criminali ma anzi dobbiamo creare tutte le condizioni affinché il denaro che arriverà venga speso presto e in maniera trasparente. Ecco perché le forze politiche che hanno a cuore il futuro della Sicilia -di centrodestra, di centrosinistra, tutte – da un lato debbono vigilare affinché sia impedita ogni contaminazione mafiosa, dall’altro lato debbono impegnarsi a trovare le ragioni che uniscono.  Puntare su pochi obiettivi ma buoni, al di là dei ruoli futuri di chi avrà alla Regione responsabilità di governo e di chi andrà all’opposizione”.

Salvini ha detto che il prossimo governatore siciliano sarà della Lega

“Le ho già risposto:le elezioni del novembre 2022 non sono in questo momento un tema della mia agenda politica. E poi, ognuno ha il diritto di esprimere un desiderio. Sarà il tavolo della coalizione a decidere quali desideri dovranno diventare diritti e per quali ragioni”.

Non è stata proprio una carezza quella di Salvini

“In politica non esistono carezze, tutt’altro.  Il senatore Salvini è leader di una forza importante della mia coalizione, gli sono amico come lo sono della Meloni e di Berlusconi. Per ora abbiamo il dovere di andare  avanti tutti assieme per cambiare anche questa terra di Sicilia ”.

Ho una data segnata in agenda, 29 aprile 2020, quando disse a Luca Sammartino che determinati palazzi si sarebbero dovuti occupare di lui. Oggi Sammartino fa parte della Lega e in corso c’è un assalto politico nei suoi confronti

“Nessun assalto. Incontrerò a giorni il segretario regionale della Lega, l’onorevole Minardo, come sto facendo con tutti gli altri segretari della coalizione. Quella frase, l’ho già detto, in un altro contesto non l’avrei pronunciata. Rimane comunque ferma in me la condanna per l’uso disinvolto che si fa nel parlamento siciliano, da parte di qualche deputato, del ricorso al voto segreto. È una materia che va meglio disciplinata. Quanto alle recenti scelte di qualcuno di cambiare schieramento politico, non mi sorprendo: solo i pazzi e i morti non cambiano mai idea”.

Politicamente vale come porgere le scuse a Luca Sammartino?

“Ci sono contesti in cui dici quel che pensi e contesti in cui anche se una cosa la pensi non la dici. Se il contesto fosse stato diverso non l’avrei detto. Ho rispetto per tutti i 69 deputati, anche per quelli che il rispetto, qualche volta, non lo usano verso il presidente della Regione e vanno oltre la dialettica e la polemica politica. Ma il Parlamento siciliano è un luogo sacro per la democrazia -parlo di sacralità laica, s’intende- e io ne faccio parte per essere  il 70esimo componente. Spero che il clima di odio e di violenza verbale che ha caratterizzato negli ultimi anni lo scontro politico in Sicilia possa stemperarsi, al di là dei ruoli, nella voglia di lavorare per le cose che servono ai cittadini. Poche o tante non importa”.

Quale è stato il momento più difficile di questi anni?

“Tutte le volte in cui ho dovuto adottare decisioni sofferte, amare, difficili, spesso  in solitudine, da tradurre in ordinanze nella lotta contro la diffusione del virus. Ho seguito la linea del rigore per sottrarre alla morte quante più persone possibili”.

Qual è la sua valutazione dell’indagine, poi rimodulata, a carico di Ruggero Razza?

“Non amo parlare di vicende giudiziarie ancora aperte. Bisogna avere rispetto per il lavoro della magistratura. In linea di principio, chi sbaglia, soprattutto se impegnato in politica, deve pagare. Ciò premesso, sull’esito della vicenda che ha visto marginalmente coinvolto l’assessore Ruggero Razza mi sento di essere ottimista. Conosco troppo bene lo scrupolo di questo giovane avvocato per potere pensare il contrario. Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso”.

De Luca ha detto in questo momento che se Micciché non stacca la spina al suo governo romperanno i rapporti.

“Nessun commento. Ho rispetto per tutti, soprattutto se si tratta di sindaci. È una questione di stile”.

Nel panorama politico ci sono due interlocutori di rilievo, in Sicilia: i cuffariani e lombardiani. Come vanno i rapporti?

“Ottimi. Del mio governo fanno parte anche assessori di matrice democristiana, legati ai due presidenti della Regione che lei ha citato. Il rapporto di lavoro e l’intesa politica e programmatica non possono che essere  sereni, proficui e fattivi. Del resto, ognuno ha il diritto -ma credo anche il dovere-  di difendere il proprio vissuto, la propria storia, i propri amici e di essere orgoglioso della propria appartenenza”.

Il centrodestra non unito in Sicilia perde, come nel passato?

“Le esperienze dimostrano di si. Quando va diviso, il centrodestra perde. Per questo mi batto, al di là delle polemiche, delle frizioni, dei malintesi, per tenere unita la coalizione che si è ricreata nel 2017 , dopo ben 9 anni di dolorose divisioni e fratture nel Parlamento siciliano. È mio compito farlo, ma senza il concorso di tutti diventerebbe un’impresa impossibile”.

Le prossime mosse?

“Lavorare, lavorare e lavorare. Ci stiamo confrontando con il governo centrale, in questi giorni, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Hanno inserito interventi quasi tutti non concordati con le Regioni. Dobbiamo comunque stare vigili per evitare che a Roma qualcuno commetta un furto con destrezza a danno della Sicilia. E non escludo che possano provarci. Ma non lo permetteremo!”.


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