Parla l'avvocato: la postina di Messina Denaro e i necrologi sospetti

Parla l’avvocato: la postina di Messina Denaro e i necrologi

I verbali del legale agrigentino Angela Porcello

PALERMO – Non è una collaboratrice di giustizia. La Procura di Palermo non ha ritenuto utili alle indagini i racconti dell’avvocato Angela Porcello, in carcere per mafia. Non aggiungono elementi investigativi nuovi. Al contrario mostrerebbero una certa ambiguità e potrebbero nascondere il solo tentativo di accreditarsi per avere un trattamento meno afflittivo. In alcuni passaggi l’avvocato finisce per sminuire il suo ruolo e quello del compagno Giancarlo Buggea, arrestato con lei e in passato già condannato per mafia.

Nei verbali si parla di Messina Denaro

Il colloquio fra Giuseppe Falsone e Angela Porcello

Una parte del suo racconto merita, però, un approfondimento. Ed è quello che riguarda Matteo Messina Denaro e le possibili coperture di cui il latitante gode in provincia di Agrigento. Di Matteo Messina Denaro Porcello non ha avuto “informazioni che potevano andare a localizzarlo”, né ha saputo l’identità di chi favorirebbe la sua latitanza, però ricorda che Buggea ripeteva che “ce l’avevano… come se erano persone che lo proteggevano… questa espressione corrisponde a chi ce l’aveva… a chi si occupava della sua latitanza… ne curava gli interessi…”.

La nipote del latitante

Porcello ha raccontato della sua amicizia con Lorenza Guttadauro, nipote del latitante (è figlia della sorella), sorella di Francesco Guttadauro, il “nipote del cuore di Messina Denaro”, nonché moglie di Luca Bellomo, considerato uno degli ultimi ambasciatori del latitante. Nelle loro conversazioni, ha messo a verbale Porcello, “non c’è mai stata traccia di un riferimento allo zio o qualcosa… l’unica cosa che io ho notato è… che non avevano disponibilità economiche, comunque avevano scarsissima disponibilità economica o ultima e terza ipotesi facevano finta di avere scarsissima disponibilità economiche tanto da non potersi permettere neanche l’avvocato comunque potessero permettere a basso costo”.

Buggea e Messina Denaro “si erano incontrati prima dell’arresto del Buggea (in un periodo antecedente al 2004, dunque)”. Nei mesi scorsi Livesicilia ha ricostruito alcune intercettazioni del 13 gennaio 2020. Nello studio di Porcello Buggea parlava con lo stiddaro Antonino Chiazza. Avevano in programma di esautorare l’anziano boss di Canicattì, Calogero Di Caro. Per farlo sapevano di avere bisogno del via libera di Messina Denaro che poteva essere informato attraverso un canale riservato di comunicazione. Gli riconoscevano il potere di incidere anche nelle decisioni delle altre province. “… e quelli di Trapani lo sanno dov’è?”, chiedeva Chiazza. Buggea era chiaro: “Minchia, non lo sanno? Lo sanno… sua madre, non ti ricordi che…”. L’audio era disturbato. Si sentiva Chiazza aggiungere che “noialtri con Matteo glielo dovremmo dire… ci volevano altri due che ci andavano…”.

La donna del mistero

Sarebbe stata dunque una donna a potere attivare il canale di comunicazione? Secondo gli investigatori, dovrebbe trattarsi di Maria Insalaco, la madre di Luca Bellomo. Solo che la donna è deceduta ad aprile 2019. Porcello ritiene che in realtà il riferimento sarebbe ad un’altra donna.: “Io credo che questa madre non è sicuro la madre del Bellomo Girolamo… chi sia io non glielo so dire non è avuto contezza ma non è la madre del Bellomo Girolamo… non può esserlo perché la signora camminava con una stampella già quando è venuta da me e poi ci è venuta solo a Canicattì a morire cioè quando è morta”.

Controlli in ospedale

Porcello ha ricostruito un’altra vicenda che merita di essere approfondita. Nei giorni in cui moriva Maria Insalaco anche la mamma di Messina Denaro, Lorenza Guttaduro, stava male e fu necessario ricoverala in ospedale: “Lorenza Guttadauro (la nipote porta il nome della nonna) mi racconto soltanto che la nonna in ospedale era stata controllata sotto, sopra il letto, nella stanza, dalle forze dell’ordine perché pensavano che ci fossero degli elementi non so biglietti non so qualcosa che potesse far risalire al figlio e lei raccontò di questa nonna quasi in collera”.

Infine Porcello ha riferito che Buggea aveva saputo “che alla morte della Insalaco all’ufficio postale di Canicattì l’autorità giudiziaria aveva sequestrato tutti i telegrammi necrologici che erano arrivati alla famiglia Insalaco”.


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