Ma siamo proprio sicuri che il Covid sia finito?

Ma siamo proprio sicuri che il Covid sia finito?

I dati dicono che la discesa rallenta.

Ma siamo proprio sicuri che il Covid sia finito? La domanda potrebbe sembrare provocatoria, eppure si rende concreta, nel clima di oggettiva rilassatezza che le ultime notizie (il calo dei contagi, la Sicilia in zona bianca) sta provocando in tutti noi. Ed è una reazione normale. I numeri dicono che il Covid non è affatto finito, che sta retrocedendo, grazie soprattutto ai vaccini che hanno dimostrato quanto fossero folli le bufale dei No Vax. Tuttavia, la prudenza è d’obbligo. Basta guardare le cose.

I contagi decrescono, ma…

I contagi Covid-19 in Italia continuano a scendere ma la decrescita negli ultimi dieci giorni mostra segni di rallentamento, passando da una forte decelerazione del 20% al 5%. Una decrescita che quindi non è esaurita “nonostante in alcune regioni l’indice replicazione è superiore o prossimo all’1, ma che che continua a scendere sempre meno”, secondo l’analisi contenuta nell’ultimo rapporto dell’epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, sull’ andamento della pandemia d’autunno, pubblicato su Scienza in rete. “In questi primi giorni di ottobre c’è chi ormai crede che il numero di contagi si stia esaurendo sempre di più inarrestabilmente. In effetti è dal 27 agosto che decrescono: allora la media dei contagi diagnosticati nella settimana era di 7826 mentre un mese dopo, il 27 settembre, la media settimanale dei contagi è stata di 3170, cioè i contagi durante il mese di settembre si sono dimezzati”, scrive Cislaghi. Adesso, invece, la decrescita prosegue ma rallenta.

Anche i vaccinati si contagiano (di meno)

“Sono due – spiega Cislaghi – le forze in gioco in questi primi giorni di ottobre: fa una parte l’aumento dei vaccinati, anche tra i giovani, con una curva dei contagi che diminuisce dall’altra però sta entrando in campo la normalizzazione. Anche i vaccinati hanno una probabilità di contagiarsi, seppure cinque volte inferiore a quella dei non vaccinati (l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità stima infatti che l’efficacia del vaccino sia pari al 77%)”. E “la riapertura di molte attività “potrebbe però determinare – secondo l’esperto – una crescita dei contagi e quindi entrare in competizione con l’aumento dei vaccinati”. Tuttavia, si attende “una decrescita dell’ospedalizzazione, soprattutto dei ricoveri in intensità terapeutica, e soprattutto la diminuzione della letalità in quanto i vaccinati che si infettano hanno una bassissima probabilità di avere gravi conseguenze”. “È dunque essenziale – conclude Cislaghi – che la percentuale di vaccinati cresca il più possibile, ma anche che tutta la popolazione, compresa quella vaccinata, continui ad adottare comportamenti cauti”.

Il vaccino che salva

Sul vaccino non ci sono ormai più dubbi. Tra gli over 80 il tasso di ricovero negli ultimi 30 giorni è di 8 volte più alto tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (222,5 contro 26,8 ricoveri per 100.000 abitanti) e quello di decesso di 13 volte più alto (129,5 contro 9,8). Lo scrive in un Tweet l’Istituto superiore di Sanità evidenziando il dato contenuto nel nuovo Documento esteso Covid-19 pubblicato su Epicentro. Confermata l’efficacia dei vaccini con “forte riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto alle non vaccinate”, 78% per la diagnosi, 93% per i ricoveri, 95% per la terapia intensiva e per i decessi.


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