Da Roma a Caltagirone, il voto spinge la corsa per Palermo 2022

Da Roma a Caltagirone, il voto spinge la corsa per Palermo 2022

L’esito delle urne potrebbe accelerare la scelta dei candidati
AMMINISTRATIVE
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PALERMO – Archiviate le Amministrative in Sicilia e nel resto d’Italia, adesso tocca a Palermo 2022. I riflettori della politica nazionale, ancora alle prese con i bilanci delle ultime elezioni, si sposteranno in fretta sul rinnovo del sindaco e del consiglio comunale della quinta città d’Italia che rappresenterà il principale test elettorale della prossima primavera, più di Genova o di Parma.

Una priorità dettata non solo dalle dimensioni del capoluogo siciliano, ma soprattutto dal filotto di appuntamenti con le urne: qualche mese dopo toccherà infatti alle Regionali nell’Isola, preludio delle Politiche fissate al 2023 (elezione del Capo dello Stato permettendo). Sia Enrico Letta che Matteo Salvini non hanno fatto mistero di voler puntare sulla Sicilia e i giochi per le Regionali dovranno necessariamente tener conto di cosa accadrà al Comune, fosse anche per la spartizione di poltrone all’interno dei partiti.

Il modello Caltagirone

Il filo che lega Comunali di Palermo e Regionali è assai più robusto di quanto non possa sembrare: troppo poco lo scarto temporale per pensare che centrodestra e centrosinistra possano arrivare ai due appuntamenti con coalizioni diverse. Fino a qualche settimana fa il centrosinistra sembrava nettamente sfavorito per Palazzo delle Aquile, ma l’esito delle Amministrative sembra aver dato nuovo lustro a Pd e compagni rafforzando l’asse con il M5s.

Un’alleanza che nel resto d’Italia si è rivelata vincente solo a Napoli, ma che invece in Sicilia ha tenuto bene: la linea di Cancelleri e Barbagallo, benedetta da Conte e Letta, ha avuto ragione sia a Caltagirone che ad Alcamo con buoni risultati in tanti altri comuni, il che dovrebbe assopire le velleità di chi fra i grillini vorrebbe una corsa solitaria per piazza Pretoria. Da qui a breve il M5s dovrebbe indicare chi gestirà la partita delle alleanze in Sicilia, ma intanto in casa dem scalpitano in tanti: “Il dato delle Amministrative è chiaro – dice Caterina Altamore che nella segreteria regionale Pd si occupa di Scuola – Dove partiamo per tempo si vince o si ha fino all’ultimo la possibilità di farlo. Serve prestissimo la sintesi su un nome forte e rappresentativo”.

Addio al campo largo?

Il Pd nelle ultime settimane si è diviso fra chi teorizza un “campo largo”, aperto al centro fino a Forza Italia, e chi invece preferisce un centrosinistra in versione classica. Il voto nei comuni ha premiato però la seconda impostazione, tanto da spingere l’azzurro Gianfranco Micciché a mettere una pietra tombale su qualsiasi tentativo di coalizione trasversale. Non è un mistero che in tanti guardassero al campo largo per tagliare fuori grillini e sovranisti, ma a questo punto i giochi ricominciano da capo con i moderatori costretti a scegliere da che parte stare.

Centrodestra in subbuglio

Chi ne esce con le ossa rotte dal voto è il centrodestra che pure a Palermo sembra favorito: la candidatura di Roberto Lagalla, targata Udc, non pare convincere tutti e le grandi manovre di autonomisti, leghisti e meloniani sono in corso tanto in Sicilia quanto a Roma. Fra i corridoi della politica è ricominciata la girandola di nomi ed è spuntato perfino quello dell’europarlamentare Francesca Donato, fresca di addio al Carroccio: un modo per sparigliare le carte e azzerare giochi che sembravano già fatti.

Ad agitare il centrodestra è anche il “fattore tempo”. Salvini ha detto chiaramente che la sconfitta a Milano, Torino e Napoli, così come la mancata vittoria a primo turno nella Capitale, sono da addebitare al ritardo con cui si è arrivati a scegliere i candidati e il timore è che lo stesso accada anche a Palermo. “Bisogna arrivare all’appuntamento elettorale con un centrodestra forte e coeso, candidati credibili e scelti in largo anticipo così da poter essere conosciuti dall’elettorato – dice il coordinatore cittadino di FdI Francesco Scarpinato – Una lezione che sarà fondamentale a Palermo dove il centrodestra ha la possibilità di cancellare il disastro targato Orlando, ma è necessario premere il piede sull’acceleratore”. “Sulla scelta del sindaco bisogna mettere da parte tutte le demagogie – dichiara il coordinatore cittadino dell’Udc Andrea Aiello – Non possiamo perdere tempo, serve un candidato che unisca tutto il centrodestra e il mondo civico con una coalizione ampia e la scelta deve essere fatta entro fine novembre”.

L’incognita al centro

Bisognerà però fare i conti con alcune incognite. Non è chiaro, per esempio, se Italia Viva si schiererà o tenterà la corsa solitaria, così come è da decifrare il ruolo della Dc di Totò Cuffaro che in giro per la Sicilia ha ottenuto risultati lusinghieri e che ha già annunciato di voler presentare la lista a Palermo. Il M5s è diviso fra chi vuole l’alleanza con Orlando e chi vorrebbe prenderne le distanze, così come i giochi sono aperti anche dentro Forza Italia: l’arrivo di Edy Tamajo è dato per imminente ma non si è ancora concretizzato e il rebus è su quante liste metteranno in campo gli azzurri.  Diventerà Bellissima potrebbe federarsi con Fratelli d’Italia e Leoluca Orlando potrebbe fare il capolista del Pd, ma al momento non c’è nulla di certo. L’unica cosa concreta è la spada di Damocle che pende sulla testa di tutti, ossia il possibile dissesto del Comune di Palermo viste le difficoltà sorte sul piano di rientro decennale, con conseguenze imprevedibili sulla corsa elettorale.


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