Tac abbandonata in un sottoscala: assolti in dirigenti del Civico

Palermo, Tac abbandonata nel sottoscala: dirigenti del Civico assolti

Nessun danno erariale. La causa fu il fallimento dell'impresa

PALERMO – Nessun danno erariale. Tutti assolti dalla Corte dei Conti per la Tac comprata e rimasta per anni in un sottoscala all’ospedale Civico di Palermo. Erano stati citati in giudizio per un danno da 350 mila euro l’ex manager Giovanni Migliore, il direttore amministrativo Vincenzo Barone, quello sanitario Rosalia Murè e il direttore dell’unità operativa Gestione tecnica Giuseppe Bono.

L’indagine era partita da una segnalazione anonima del giugno 2015. Una persona bene informata scriveva che la Tac era stata spostata dalla Medicina nucleare al nuovo padiglione oncologico. Acquistata con fondi comunitari, la macchina serviva per le diagnosi oncologiche. Solo che la ditta incaricata dei lavori dichiarò fallimento e la macchina rimase inutilizzata per anni.

Il curatore fallimentare aveva attivato dei giudizi contro l’amministrazione sanitaria. Giudizi che hanno rallentato ancora di più il cantiere. Finalmente nel giugno 2019 la stazione appaltante, cioè l’ospedale Civico, ha vinto il contenzioso giudiziario.

Secondo la Procura contabile, i macchinari furono spostati quando lavori non era ancora completati e senza che fossero chiari i tempi di attivazione del nuovo reparto. Oltre al danno derivante dalla riduzione degli esami erogati ai pazienti, ci sarebbe stato pure quello dovuto alla proroga del contratto di manutenzione delle vecchia macchine.

“I giudici – spiegano gli avvocati di Migliore, Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza – hanno confermato che la mancata esecuzione dei lavori non è imputabile ai convenuti, in quanto è dovuta al fallimento dell’impresa appaltatrice, che costituiva un evento imprevisto ed imprevedibile. Inoltre, quando fu adottata la decisione, i dirigenti non avevano alcuna alternativa, in quanto si trattava di un atto dovuto ai fini del sollecito completamento dei lavori”.

Gli altri imputati erano difesi dall’avvocato Giuseppe Ribaudo.


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