Bilanci falsati, bufera su Palermo: film già visto a Catania

Bilanci falsati, bufera su Palermo: film già visto a Catania

Tenere i conti in ordine facendo coincidere occhielli e bottoni sembra un ostacolo spesso insormontabile da parte delle amministrazioni.
FINANZE COMUNALI
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CATANIA – Bufera sul Comune di Palermo per presunte violazioni della legge da parte degli amministratori. Sindaco e assessori sono coinvolti in un’inchiesta sui bilanci dell’ente che avrebbero subito qualche “ritocco” per quadrare i conti.

Un film già visto

Una scena già vista a Catania. E più volte. L’ultimo è stato il sindaco Enzo Bianco insieme a gran parte della sua Giunta: dovranno affrontare il processo davanti alla prima sezione penale del tribunale di Catania con l’accusa di falso ideologico. Gli amministratori, secondo i giudici, avrebbero fatto carte false per rimandare l’inevitabile dissesto dentro il quale è precipitato il comune di Catania. Insieme all’ex sindaco e a molti degli assessori, sono imputati anche i revisori dei conti che avrebbero dovuto vigilare sui numeri inseriti nei documenti finanziari dell’ente. Ma il già sindaco 4 volte non è stato certo il primo a dover rispondere ad accuse di questo genere.

La vicenda Stancanelli

Il predecessore, Raffaele Stancanelli, è stato infatti coinvolto in un’inchiesta simile. Indagato per falso ideologico commesso insieme agli assessori al bilancio e ad altri funzionari, tra cui il ragioniere generale, l’ex sindaco è stato indagato con l’accusa di avere concorso a dissimulare la reale situazione economico-finanziaria dell’ente per evitare il dissesto. Sotto accusa sono finite alcune poste dei bilanci del 2009 2010 2011 che avrebbero allontanato l’inevitabile epilogo. Stancanelli e gli altri esponenti della Giunta sono però stati prosciolti dalle accuse.

Scapagnini assolto in appello

Ha dovuto aspettare il processo d’appello per l’assoluzione invece il sindaco precedente, Umberto Scapagnini. Anche l’ex medico di Berlusconi ha dovuto rispondere all’accusa di aver falsificato i bilanci preventivi del comune tra il 2005 e il 2008. Anche in questo caso, a dividere l’accusa, erano anche alcuni assessori e il ragioniere generale. Scapagnini in primo grado è stato condannato 2 anni e 9 mesi, sentenza poi ribaltata in appello.

La Corte dei conti

Insomma, quella di tenere i conti in ordine facendo coincidere occhielli e bottoni sembra un ostacolo spesso insormontabile da parte delle amministrazioni, costrette spesso a gonfiare le voci di entrata per fare quadrare i bilanci, poter disporre di qualche voce di spesa ed evitare spesso inevitabili rigori economici ed austerità. L’alternativa resta per moltissimi il dissesto, condizione nella quale sempre più spesso si ritrovano i Comuni. Soprattutto al Sud. L’indagine avviata a Palermo, inoltre, potrebbe portare ad altri scenari e sfociare in un’inchiesta parallela da parte della Magistratura contabile della Corte dei Conti, come accaduto più volte nella città etnea.


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