Palermo, elezioni, eredi, Musumeci: la strategia di Orlando

Palermo, la strategia di Orlando e l’intervista prima dell’indagine

Ecco che cosa diceva il sindaco a LiveSicilia.it prima delle novità giudiziarie che lo riguardano.
DOMANDE E RISPOSTE
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5 min di lettura

PALERMO – Le regionali, il futuro di Palermo, gli eredi e Nello Musumeci. Cosa ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando prima dell’avviso di garanzia.

Professore, come va? La sento impegnatissimo in questo mercoledì pomeriggio, non è che sta studiando da candidato presidente della Regione?
“Casomai da presidente del mondo, è una battuta altrimenti poi dicono che mi sono montato la testa. Io devo stare bene. Con tutti i problemi che ho, non mi posso fermare”.

Ma chi è davvero questo Leoluca Orlando che parla ancora, nonostante tutto, alla sua Palermo? Gli telefoni con l’arsenale pieno di argomentazioni realisticamente terribili. La pioggia di Mondello che allaga le strade. Lo scempio dei Rotoli. Catastrofi che conosciamo benissimo. E lui ti parla della città da un punto di vista diverso, affondato tra visione e memoria con la sicurezza del professore che padroneggia la sua materia. Perché lui c’è stato sempre. Un metronomo che ha scandito il tempo della vita di una comunità. E della tua.

Professore, cominciamo dallo zucchero. Che succede oggi a Palermo?
“Inizia il summit del Global Parliament of Mayors, il GPM. Un passaggio importantissimo che testimonia la dimensione internazionale dell’esperienza palermitana e conferma il livello di attrazione della nostra città”.

Di che si tratta?
“Una rete di sindaci di tutti i continenti, lanciata nel 2002, qualche tempo dopo l’11 settembre, che mette insieme visioni e cose. Siamo tutti connessi e interdipendenti. I comuni hanno un ruolo straordinario perché sono luoghi d’incontro tra le diverse comunità, senza i vincoli degli stati. Infatti, si parla anche di diplomazia delle città. Il tema è come procedere alla rigenerazione con un problema globale come la pandemia in corso, qualcosa di innovativo nella storia”.

A che punto è la notte del Covid?
“Il superamento lento di una pandemia assomiglia allo scioglimento dei ghiacciai”.

Ovvero?
“Si vedono i pirtusi”.

Quali?
“Si è scoperto per esempio che operare i tagli alla Sanità pubblica e non averla potenziata sono cose che stiamo pagando. E che i diritti sono connessi, interdipendenti. Il diritto alla salute va di pari passo con il diritto al lavoro”.

Lei si sente un uomo solo?
“Perché me lo chiede?”.

Perché siamo in una fase che la coglie quasi al culmine di un cammino di politica e potere.
“Io mi sento solo e in compagna, come da quarant’anni a questa parte, come capita a chi ha una visione. Alcuni dicono di condividerla, altri sono neofiti. Io spero che vinca questa visione, nelle prossime elezioni, in discontinuità fisica con me stesso”.

La famosa e benedetta visione… In cosa consiste, alla fine?
“In una sintesi. Palermo, che è stata capitale del diritto, grazie alla lotta alla mafia e alle sue vittime, accogliendo la sofferenza dei migranti è diventata capitale dei diritti delle persone. Un sindaco rende tutti visibili, se sei invisibile, sei anche pericoloso”.

Palermo sembra allo sfascio, però. Tanti la accusano di non saperla governare più e non senza riscontri. E ci sono cronache su cronache che raccontano problemi gravissimi. I Rotoli. Mondello allagata. L’immondizia.. L’elenco è lughissimo.
“Palermo è una città carica di contraddizioni, dinamica, viva. Quando non ne avrà più, sarà morta. E io spero di morire prima che muoia Palermo”.

Ma i problemi…
“Ci sono mille criticità, sono il primo a saperlo. Che non mettono in discussione un cammino, anche se qualcuno, accanto a chi protesta legittimamente, usa le criticità come grimaldello per scardinare tutto. Io vedo che i turisti stanno tornando, vedo una città che si rasserena”.

Non c’è stata troppa visione e poco pragmatismo?
“Visione e pragmatismo devono camminare insieme. La visione deve produrre effetti concreti, ma chi pensa che gli effetti concreti siano alternativi alla visione, forse, è nostalgico degli anni in cui Palermo era governata dalla mafia”.

Che c’entra la mafia, adesso?
“Il pericolo c’è sempre ed è alimentato da una sommatoria perversa di persone che criticano in buonafede e di chi utilizza le critiche strumentalmente perché vuole tornare in sella”.

Scusi, lei non ha proprio niente da rimproverarsi?
“Io? Io sono il sindaco. E’ per definizione sempre colpa mia. Posso ricordare però, se parliamo di piogge e allagamenti a Mondello, che il ferro di cavallo è di competenza della Regione e che sul cimitero dei Rotoli c’è stata una generale condizione di lassismo che ha generato illiceità?”.

Lei si candida come governatore della Sicilia, sì o no?
“Il mio unico obiettivo è che Palermo possa confermare la visione a cui ho dedicato la mia vita”.

Che ne pensa del governo Musumeci?
“Premessa. Ho sempre avuto un rapporto istituzionale corretto con il governo regionale e nazionale. Dopodiché, il presidente Musumeci ha affrontato una condizione difficile, ma credo che la sua vera debolezza politica consista nella sua oscillazione tra i tentativi di dare vita a un partito proprio e la richiesta di ospitalità in altri partiti già esistenti”.

A proposito di compagni di viaggio. Oggi (ieri, ndr) avete ricordato a Palazzo delle Aquile il compianto Giorgio Chinnici.
“Un grande intellettuale e studioso, un alfiere dell’umanizzazione della politica, sempre innocente e gentile”.

Chi sarà il candidato del centrosinistra a sindaco di Palermo?
“Non lo posso dire”.

Suvvia, non lo diciamo a nessuno… Resta fra noi e i lettori di LiveSicilia.it.
“Nel senso che non sarà una mia scelta, ma l’indicazione di tutti coloro che si dichiareranno alternativi alla destra di Salvini e Meloni e che siano credibili. Poi, penso che avrò diritto di parola”.

Dunque?
“Mi formerò una opinione”.

Quanto pesa la nostalgia quasi alla fine del cammino politico?
“Se muoio stanotte, potrò dire a me stesso: Luca, missione compiuta. Ma ci sono tante altre cose da fare. E io vorrei fare qualche altra cosa”.

Che cosa?
“Si vedrà”.


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