“Modello Calenda per la Regione, ma senza Cuffaro” - Live Sicilia

“Modello Calenda per la Regione, ma senza Cuffaro”

Il leader di Azione, Giangiacomo Palazzolo, a tutto campo.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

PALERMO – Moderati uniti attorno a un programma chiaro. Tu chiamalo se vuoi “modello Ursula” o “Calenda”. Giangiacomo Palazzolo, coordinatore regionale di Azione, non lesina critiche ai potenziali alleati accusati di tatticismo. Palazzolo chiude la porte a Cuffaro, ma non al Pd. Ma solo a una condizione: il divorzio dal Movimento Cinquestelle.

Partiamo dalla corrispondenza di amorosi sensi tra Forza Italia e Italia Viva all’Ars.  

È un’intesa che chiaramente non ci può riguardare. Se si analizza per quella che è: un’intesta che nasce da specifiche esigenze dei big dei vari partiti. Nulla ha a che vedere con accordi programmatici ai quali potremmo essere interessati. C’è un parlamentare che vuole andare a Forza Italia e Italia Viva che lo vuole trattenere e se ne escono fuori con questa formula ambigua.

Che fine ha fatto il cantiere centrista al quale stavate lavorando?

Andiamo avanti. Noi vogliamo portare a Palermo e alla Regione il modello calendiano. Fare come Calenda a Roma.  

Cioè?

A Roma si è fatto un programma serio, si è selezionata una nuova classe dirigente e ci si è presentati alle elezioni.  Le idee degli accordi ci interessano relativamente. Noi abbiamo le idee chiare su quello che vogliamo fare. Io oggi faccio un primo incontro con i duecento tesserati palermitani e non parleremo di accordi con Miccichè e Cuffaro, ma affronteremo le problematiche palermitane con l’impostazione calendiana: dare una soluzione con copertura finanziaria. Insomma, seguiamo il nostro percorso. Se in questo percorso abbiamo la possibilità di rafforzare la nostra posizione con chi vuole agire con questa metodologia bene, altrimenti noi continuiamo con grande serenità. 

Cuffaro è un interlocutore per le amministrative palermitane e per le prossime regionali?

No, non può esserlo. 

E invece il Pd che, pur essendo alleato dei Cinquestelle, lancia spesso la proposta di un campo largo?

Il Pd può essere sicuramente un interlocutore, ma prima si deve chiarire le idee. Decidano se avere a che fare con i populisti dei Cinquestelle (cosa per noi inaccettabile). In caso contrario possiamo approntare un dialogo. Ma allo stato attuale il dialogo è impossibile perché neanche loro sanno cosa faranno.

State aspettando un po’ tutti altre partite che si giocano a Roma, forse?

No, mi sembra una visione semplicistica. Noi abbiamo una visione e un’impostazione: forse gli altri partiti stanno aspettando quello che succede a Roma. Azione no. Azione sta andando tranquillamente e serenamente avanti senza curarsi dei contrasti, che ci sono a destra e a sinistra, che stanno paralizzando la politica siciliana. Siamo a sei mesi dalle elezioni e non c’è nessun candidato sindaco che oltre alla sua volontà di candidarsi sia in grado di dire in mezza paginetta come vuole gestire Palermo.

Lo stesso vale anche per la Regione? 

Assolutamente. Noi abbiamo le idee chiare siamo per la coalizione Ursula, che in Sicilia nel declinarla deve tenere conto di chi sono questi soggetti che potrebbero rappresentarla perché comunque abbiamo anche un valore al quale non si può rinunciare: una nuova metodologia  politica. Una metodologia che può essere affidata a persone che abbiano dimostrato di averla recepita in passato o che siano disponibili per il futuro. Allo stato attuale non vediamo all’orizzonte persone interessate a questa nuova metodologia politica, ma solo partiti interessati alla tutela dei singoli big. 


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