Allagamenti al Garibaldi, scatta l'indagine del Comune - Live Sicilia

Allagamenti al Garibaldi, scatta l’indagine del Comune

L'assessore Enrico Trantino risponde ai consiglieri Enzo Bianco e Lanfranco Zappalà.

CATANIA – Indagini sull’allagamento dell’ospedale Garibaldi Nesima, travolto dall’alluvione del 26 ottobre scorso. Le annuncia l’amministrazione comunale, che in particolare punterà sui lavori edilizi fatti nella zona e sulla possibilità che potrebbero avere ostruito il normale deflusso dell’acqua. Un’iniziativa nata in risposta a quanto chiesto ieri in una nota dai consiglieri d’opposizione di Palazzo degli Elefanti Enzo Bianco e Lanfranco Zappalà, che hanno interrogato l’Amministrazione circa gli eventi meteorici che martedì scorso hanno messo in ginocchio la città di Catania.

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Il comunicato

“L’Amministrazione Pogliese – si legge in una nota diffusa dall’assessore all’urbanistica Enrico Trantino – ha disposto un’indagine conoscitiva per verificare cosa abbia provocato il riflusso dell’acqua in direzione dell’ospedale. In particolare, è stato chiesto di accertare se vi siano stati interventi edilizi che abbiano ostruito la canalizzazione delle acque nel fiume Acquicella e se gli stessi siano stati eventualmente realizzati in base a regolari autorizzazioni e in conformità ad esse. Informeremo gli organi competenti e la città – conclude la nota – dell’esito di questi approfondimenti”.

L’interrogazione

Il comunicato di Trantino arriva in risposta all’interrogazione presentata da consiglieri comunali di Catania sugli allagamenti verificatisi al Garibaldi-Nesima a seguito dell’alluvione dei giorni scorsi. In particolare Lidia Adorno, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione per comprendere come mai i lavori per gli allacciamenti al canale di gronda e la realizzazione del “collettore pluviale B”, malgrado esistessero già i progetti, non siano ancora partiti, e chiede di poter avere dettagli sulla periodicità con cui sono stati effettuati i lavori di pulizia e manutenzione delle caditoie e dei tombini a Catania.

“Già nel novembre 2018 – spiega Lidia Adorno – avevo sollevato le medesime problematiche circa l’urgenza della realizzazione di tali opere, attraverso un dibattito pubblico in un consiglio comunale straordinario sulle misure da porre in essere per la tutela della pubblica incolumità della popolazione cittadina, in relazione alle piogge ed al loro deflusso. Sono passati 3 anni da allora. I progetti esistono ancora da più tempo e ciononostante nessuna risposta concreta è arrivata, nulla è cambiato. Perché? Comprendiamo bene che la problematica non sia di soluzione istantanea e che i problemi di un’edilizia senza scrupoli, che negli ultimi 40 anni ha devastato il territorio catanese e il suo hinterland sottraendo il sottosuolo in maniera selvaggia e disarticolata, siano stati ereditati”.

“Certamente la morfologia geografica ci penalizza ulteriormente, sia dal punto di vista fisico che idrogeologico. Comprendiamo anche l’eccezionalità degli eventi atmosferici, decisamente fuori dalla norma. Ma il ripetersi delle stesse problematiche, specie in alcuni quartieri come Santa Maria Goretti, zona industriale, zona sud di Catania, via Etnea, la circonvallazione, San Giovanni Galermo, ci dimostra come gli interventi si possano individuare e programmare per tempo. Ma manca proprio una adeguata programmazione e ci ritroviamo puntualmente ad agire in stato di emergenza e senza programmazione”.


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