L'amore, i fiori e le preghiere: qui giace Francesca Morvillo

L’amore, i fiori e le preghiere: qui giace Francesca Morvillo

Una grande storia d'amore.
SPECIALE ROTOLI
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Mi scusi, cercavo la tomba della dottoressa Morvillo. E l’uomo del cimitero dei Rotoli si alza di scatto, come si fa davanti a una Signora o per il suo ricordo. “L’accompagno subito… Eccoci, siamo arrivati”. La tomba della dottoressa Francesca Morvillo, vedova del dottore Giovanni Falcone che morì con lei e con Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani che componevano la scorta, il 23 maggio del 1992, a Capaci, sull’autostrada, è su un vialetto stretto. Un catenaccio, giustamente, protegge l’intimità dei luoghi. Sul lucchetto ci sono dei fiori. I fiori qui non mancano mai, per via familiare e perché, ogni venerdì, l’associazione nazionale dei bersaglieri di Chioggia, grazie al fioraio Vittorio, manda un mazzo fresco, come ha raccontato Giovanni Paparcuri che ci ha permesso di raccontarlo. E più di un abbraccio merita ‘Papa’, come lo chiamava il dottore Falcone di cui fu stretto collaboratore, per il suo coraggio e per la testimonianza che offre di tempi atroci e bellissimi.

Un loculo ridotto all’essenziale, quello della dottoressa Morvillo. Ancora fiori, all’interno. Una fotografia in lontananza, per chi guarda da fuori. Un’altra più laterale. Una architettura complessiva sobria e profonda, come la persona che qui dimora nella sua ultima casa mortale. E fa da calamita per gli affetti. Tutti quelli che passano, nella prossimità del dolore, si fermano e si segnano con la croce. Qualcuno sfiora, con reverenza, la lapide dove è scritto: “Qui giace Francesca Morvillo, magistrato”. Un motto scolpito che ricorda una tristezza letteraria che abbiamo incontrato da bambini, leggendo di Pinocchio in lacrime per la sua fata: “Qui giace la bambina dai capelli turchini”. Ma questa è cronaca, solidificata in storia. E’ tutto vero. E questo è un pellegrinaggio, dentro un racconto diverso, che non poteva essere tralasciato.

Giuseppe Ayala, che era fraterno amico di entrambi, in suo libro – ‘Chi ha paura muore ogni giorno’ – ha scritto con appassionata perizia del rapporto di amore tra la dottoressa Francesca Morvillo e il dottore Giovanni Falcone. E lo ha pure raccontato a LiveSicilia.it: “Giovanni e Francesca sono i protagonisti di una storia d’amore bellissima e pudica. Non si scambiavano mai effusioni in pubblico. Infatti, io, talvolta, protestavo: ‘E datevelo un bacio’. Loro sorridevano, un po’ imbarazzati. Ma ricordo le occhiate, gli sguardi che testimoniavano, oltre l’amore, una sintonia e una comunanza assolute. Se non fosse successo quello che sappiamo, sarebbero invecchiati insieme, felici”.

Sono parole importanti che compongono l’affresco di un legame inossidabile. Ed è bello ricordarsele davanti al monumento al doloroso amore di una donna e di un uomo che si trovarono e si morirono insieme. Noi possiamo soltanto pregare, come è abitudine nei cimiteri. E respirare il profumo dei fiori sempre freschi della dottoressa Francesca Morvillo.


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