Precari Covid, Fava: "Concorsi per evitare il clientelismo"

Precari Covid, Fava: “Concorsi per evitare il clientelismo”

L'assessore Ruggero Razza: “Fava ha sicuramente ragione"

PALERMO – “La risposta sanitaria doveva essere forte ed efficace, reclutare personale a tempo determinato è stato necessario e utile. Ma ora ci vogliono i concorsi perché l’emergenza non generi nuove sacche di incertezza del diritto e di clientelismo infinito”.

Claudio Fava va anche oltre, ammettendo, a margine delle già eloquenti annotazioni della “Inchiesta sulla Sanità siciliana – Le interferenze della politica e gli aspetti corruttivi” della Commissione Antimafia all’Ars che Fava presiede, punteggi più alti per questi assunti in costanza di pandemia e pure “per chi assunto a tempo determinato lo era già stato in precedenza e ha di fatto fronteggiato come gli altri, indossando camici e guanti, l’epidemia”.

L’approvazione unanime della relazione aveva già dato il segno del timbro bipartisan, confermato ora dalle parole dell’assessore alla Salute Ruggero Razza il quale, contestualmente interpellato da Livesicilia, dice: “Fava ha sicuramente ragione. Ma aspettiamo di vedere il testo della norma che approverà la finanziaria nazionale, come abbiamo già detto. Lo ricordo, siamo il governo che ha ridotto di più il numero dei precari, facendo emergere selezioni pubbliche”.

Onorevole Fava, quali sono i problemi di oggi, a emergenza Covid smorzata eppure viva, nel quadro delle risorse del nostro sistema sanitario?

“Emergono due certezze. La prima è che per far fronte all’emergenza era necessario e utile allargare i ranghi della risposta sanitaria. In larga parte è stato fatto con contratti a tempo determinato per medici e paramedici che sono stati essenziali. In secondo luogo, appare altrettanto chiaro che non possiamo mettere da parte un fondamentale principio di certezza del diritto e del vivere civile, quello dell’ingresso nella pubblica amministrazione per concorso”.

Insomma, è gente che alla Sanità siciliana serve e continuerà a servire. Come riconoscere il loro lavoro senza compromettere quei principi?

“Una ipotesi che ritengo percorribile, è che si lavori con bandi che prevedano punteggi commisurati alla circostanza dell’assunzione in periodo di emergenza. Ma non basta: la stessa cosa va fatta con il personale che già prestava servizio con forme giuridiche analoghe, da prima dello scoppio e della recrudescenza della pandemia. La funzione di questi medici e paramedici è stata di fatto riconvertita, hanno combattuto in prima linea anche loro. Non possono essere tagliati fuori da qui ai prossimi dieci anni”.

La Sanità siciliana avrebbe davvero bisogno di questi operatori, nella più ottimistica, benché improbabile, delle ipotesi, cioè che la pandemia prima o poi diventi un triste, remoto ricordo? Non teme esuberi di medio-lungo periodo?

“Sì, sono risorse indispensabili. Sono convinto che le piante organiche delle nostre aziende sanitarie meritino nuovi accessi, l’emergenza è una condizione che ha fatto superare tutti i numeri del passato. E no, non temo affatto esuberi. Stando a quanto ci hanno detto i manager auditi in Commissione, questo rischio semplicemente non esiste. I medici continuano ad andare in pensione senza un ricambio equivalente, il punto è attrezzare la Sanità siciliana non in funzione di un’emergenza permanente ma nell’ottica di un grande investimento strutturale”.

Quindi non si tratterebbe di cristallizzare l’emergenza ma di guardare profondamente in avanti…

“Esattamente, e senza miopia. Pensiamo anche a chi sta concludendo i tirocini o a chi è stato costretto ad andare via dalla Sicilia. C’è bisogno anche di loro e di creare le condizioni per il loro ritorno. Per questo dico che una mega stabilizzazione senza concorso sarebbe un fatto disastroso e contraddittorio non solo per il presente ma pure per il futuro”.

Ma effettivamente c’è stato un meccanismo pervasivo della politica in queste assunzioni e c’è un pericolo concreto nella loro gestione, tale da mettere in pericolo la legalità?

“Assolutamente, una stabilizzazione cieca mette in pericolo il principio di legalità, pilastro strategico attraverso i concorsi contro la piaga della chiamata diretta e clientelare. Ci vuole maggiore trasparenza, se saltasse il principio concorsuale, saremmo di fronte a un mercato del lavoro di fatto privatizzato secondo logiche di clientela politica. Aprirebbe le porte a una stagione buia come altre ne abbiamo purtroppo già viste in Sicilia”.

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