Palermo, Francesca Donato si candida a sindaco -

Palermo, Francesca Donato si candida a sindaco

"Cosa mi spinge a scendere in campo per il dopo Leoluca Orlando", la strategia dell'eurodeputata Francesca Donato #LivePalermo2022

PALERMO – Francesca Donato si candida alla successione di Leoluca Orlando come sindaco di Palermo. Ex leghista della seconda ora, delusa dal partito di Salvini e soprattutto di Giorgetti per il suo “governismo” e l’adesione alla politica vaccinale del governo Draghi; eufemisticamente scettica sulla campagna vaccinale, storicamente sull’euro, no Green pass convinta. Affida a Livesicilia, e non solo su Palermo ma a tutto tondo, le prime parole del gran primo passo della scalata a Palazzo delle Aquile, poi si darà stura alla nota ufficiale. La decisione della deputata europea uscita dalla Lega – nelle cui liste conquistò una sonora elezione nel 2019 – va a scompaginare la già spettinata agenda del centrodestra, sebbene lei stessa precisi: “La mia candidatura esprime stanchezza per le tattiche e i giochetti sui nomi. Mi colloco trasversalmente e mi muovo da indipendente, apartiticamente”. Avverbio, quest’ultimo, ancora acerbo, che attende reazioni e manifestazioni di interesse che non tarderanno ad arrivare o a scoprirsi, magari tra i rami più sensibili al vento di fronda verso Musumeci. Ai no Green pass e vax-scettici tende mano e rappresentanza, definendoli “minoranza ghettizzata e torturata da misure incomprensibili”.

Cosa l’ha persuasa? Cosa significa la sua candidatura?

“Non è una decisione improvvisa, sono molte le persone deluse che mi hanno chiesto un impegno diretto. Palermo è una città che ha bisogno di un sindaco che lavori quotidianamente e in prima linea per farla funzionare. La misura è colma, non potremmo sopportare un’altra amministrazione come quella di Orlando. La discontinuità con l’ultima disastrosa esperienza che ha condotto persino al dissesto, deve essere forte e definitiva. Io a Palermo ci vivo, è la mia città, sebbene attualmente sia a Bruxelles per quattro giorni alla settimana. I palermitani hanno diritto a un sindaco che rispetti i loro parametri minimi di vivibilità”.

Contro Orlando c’è pur sempre l’opposizione di centrodestra, però. Lei corre da sola.

“Sono francamente stanca delle schermaglie a cui assisto dentro il centrodestra. Io vengo da un partito di centrodestra, in quell’area mi riconosco in gran parte, ma sono sconfortata: le logiche che muovono i partiti in questo tipo di scelte si basano su equilibrismi, schieramenti, oggi più che mai indigesti dal punto di vista dell’opinione pubblica, o comunque non convincenti”.

E se in questa fase si trattasse di provocazioni dei singoli partiti per alzare l’asticella politica nel negoziato con gli alleati?

“Può anche darsi. Resta il fatto che il vero tema, cioè quello di trovare una persona che amministri Palermo decisamente meglio di come è stato fatto finora, è l’ultima preoccupazione un po’ per tutti. Troppa tattica, segno di un modo di fare politica che i cittadini non sono disposti a sopportare oltre. La disaffezione è stata evidente anche all’ultima tornata di amministrative, quando il 60% degli elettori è rimasto a casa: c’è uno scollamento chiaro fra i partiti politici, almeno i più importanti, e la base elettorale”.

Lei è uscita dalla Lega in aperta polemica con il ruolo del partito sui tavoli romani. Non si può negare che la sua candidatura incida sul rapporto con tutto il centrodestra: cosa non le piace nella sostanza, a parte le tattiche sfiancanti?

“Non c’è nessuno che si occupi nel modo giusto e in via prioritaria dei problemi più urgenti e sentiti: parlo del lavoro, dell’economia, ma anche dell’eguaglianza, dei diritti sociali, che non sono secondi ai diritti civili. Una carenza pazzesca di rappresentanza. Parliamo di lavoro: al di là delle critiche al reddito di cittadinanza, che viene riproposto come strumento salvagente per una emergenza eterna, mancano politiche attive serie per il lavoro e la tutela dei lavoratori in un momento critico come l’attuale: sono temi che il centrodestra ha proprio abbandonato. Basta guardare alla macelleria sociale fatta sui lavoratori di Alitalia. Ci si preoccupa residualmente delle richieste degli operatori turistici o degli industriali, e per giunta con soluzioni inadeguate”.

Troverebbe un Comune praticamente fallito, ne è cosciente.

“La partita contabile è importantissima e va affrontata non solo con competenza ma pure con la forza politica di pretendere dal governo italiano l’aiuto necessario per affrontarla. È indispensabile una seria interlocuzione, e non solo con Roma, ma con tutte le istituzioni, incluse quelle europee. È ora che una città come Palermo sia presente nelle dinamiche a livello internazionale. Stando dentro il Parlamento Europeo, ho capito molto bene l’importanza di questo aspetto”.

Quindi ha visto città europee capaci di battere i pugni sul tavolo molto più e meglio di noi…

“Non si tratta di battere pugni, questo è un po’ un mito, ma di capacità di fare rete, avere relazioni, confronti, alleanze, progetti condivisi, importare e scambiare modelli virtuosi. Ricordando che l’aiuto per salvare Palermo dal punto di vista finanziario non può certo arrivare da Bruxelles, ma da Roma. E su questo abbiamo una disattenzione totale da parte del governo, con un presidente del Consiglio che straparla di crescita ma non vedo cosa stia facendo in concreto per colmare il divario fra Nord e Sud. Lo stesso Pnrr sarà una corsa a ostacoli con mille difficoltà e condizionalità per riuscire a far arrivare al territorio soldi veri, con la necessità di cofinanziamenti e strutture amministrative di cui non disponiamo e che ci riporteranno al punto di partenza. Quello che voglio comunicare adesso, però, limitatamente alla mia candidatura per Palermo, è un modello diverso di fare politica”.

Quale?

“L’antipolitica che ha portato al successo certi movimenti negli ultimi anni ha convinto molti cittadini che la politica sia una cosa brutta, infima, vergognosa. Io credo invece che sia l’unico e ultimo strumento democratico per ridare vita alla nostra Repubblica. Perciò ai cittadini, tutti i cittadini, va data la possibilità di mettersi in gioco senza dover essere demonizzati, umiliati. Voglio dare voce a coloro che oggi non si sentono rappresentati da nessuno”. 

Ci siamo: nel suo target c’è la folta schiera di critici sulla gestione dell’emergenza Covid, tanto numerosa quanto elettoralmente disorientata in Sicilia, Regione ad altissimo tasso di non vaccinati, un milione di persone.

“Assolutamente. Parliamo delle persone che non accettano tante imposizioni e limitazioni che ledono i diritti fondamentali, a partire dalla libertà individuale, dal diritto al lavoro, scolpiti nella nostra Costituzione, che non trovano risposte soddisfacenti e basi scientifiche solide dietro a misure che stanno devastando la vita di molte persone. Le mie posizioni rappresentano il sentimento di una minoranza di Italiani che ritrovo non solo in Sicilia ma ovunque: c’è una grandissima fetta di popolazione e di elettorato che è gravemente discriminata. Abbiamo bruciato in pochi mesi principi faticosamente affermatisi come la protezione delle minoranze da ogni discriminazione. Oggi c’è una minoranza gravemente ghettizzata, torturata. Si assiste ad un vero e proprio mobbing nei confronti di questa fascia di lavoratori, insopportabile, e a una pressione psicologica ai limiti della violenza privata. Io voglio rappresentare tutti”.

E le violenze romane e non solo nelle manifestazioni no Green pass?

“I diritti e le libertà non possono essere messi in secondo piano a seguito delle azioni di una manciata di facinorosi infiltrati che danneggiano chi i diritti li rivendica legittimamente e pacificamente. Frange estremiste che rovinano molte manifestazioni di qualsiasi segno politico ci sono sempre state. Quelle che scendono in piazza per la libertà e i diritti umani sono famiglie, persone assolutamente pacifiche che vogliono solo tornare a vivere normalmente”.

Palermo è città grande e complessa, dalle macchine elettorali variegate, però. E non si può negare che anche a livello regionale, dove la politica vaccinale peraltro è rigorosa, possano esservi conseguenze.

“Infatti, sì. Tengo a precisare e ribadire il senso della mia candidatura, che è apartitica e trasversale. Guardi, io sarei la prima ad essere felice se il centrodestra, dal quale provengo politicamente, riuscisse a parlare finalmente di programmi prima che di nomi, e a dare rappresentanza a chi non ce l’ha e ne ha fortissimo bisogno”. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI