Estorsione, 6 imputati: 'Questo bar' è Cosa nostra - Live Sicilia

Estorsione, 6 imputati: ‘Questo bar’ è Cosa nostra

Tra gli imputati anche Francesco Santapaola, 'Colluccio', cugino di Nitto e nel 2016 considerato il capo della cupola catanese.

CATANIA – “Questo bar è della famiglia”. Una storia di sopraffazione e violenza quella vissuta nel 2014 da Angelo e Lucia Salice, rispettivamente padre e figlia. Ma i due titolari di un locale non hanno ceduto alle intimidazioni neanche davanti al cognome Santapaola. E hanno denunciato. Alla sbarra sono finiti in sei: Andrea Nicolò Corallo, Giovanni Fraschilla, Cesare Marletta, Angelo Pistorio, Vincenzo Carmelo Pistorio e Francesco Santapaola. Quest’ultimo è il figlio di Turi Colluccio (cugino di secondo grado del padrino Nitto) e condannato in appello nel processo Kronos come capo – all’epoca – di Cosa nostra catanese. Ma nella lista degli imputati c’è un altro nome già noto nello scacchiere mafioso di Catania: Cesare Marletta, ritenuto uno dei soldati di Enzo Aiello.

Marletta è proprio della zona dove c’è il bar al centro dell’udienza preliminare che per un difetto di notifica è stata rinviata dal gup al 14 dicembre 2021. Già l’associazione Asaec, che ha seguito la vicenda sin dalla denuncia alla Squadra Mobile di Catania, e gli imprenditori hanno chiesto al giudice di costituirsi parte civile nel processo. 

Gli imputati sono accusati di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso. Nel capo d’imputazione sono riassunti un po’ i diversi step di questo aggrovigliato (e delicato) caso giudiziario. I Salice sarebbero stati costretti a “mettersi a posto” e a pagare degli assegni postdatati e privi di beneficiario (15 assegni da 3.000 euro e 2 da 2.500 euro) originariamente consegnati a Vincenzo Carmelo  Pistorio (unitamente a del denaro contante) come corrispettivo per l’acquisto del locale. Gli assegni però Pistorio li avrebbe consegnati a Fraschilla. 

Ad un certo punto Cesare Marletta e Nicolò Andrea Corallo avrebbero chiamato in disparte Angelo Salice intimandogli che con riferimento alla vicenda relativa al bar non si stava “comportando bene” e di fare loro “un regalo”. Alle parole sarebbero seguite minacce e violenza: Marletta, Corallo e Fraschilla, nel 2014, si sono introdotti nel laboratorio “minacciando di appropriarsi dell’attività”. Angelo Salice è stato strattonato ed è finito a terra. A quel punto le intimidazioni sono state esplicite: “ricordati che questo bar è della famiglia”, “tu parli assai”,  “ti devi mettere a posto”. E ancora: “tu ti devi comportare bene altrimenti ti facciamo del male (t’astruppiamu)”

I due Pistorio sono tornati nel pomeriggio e si sono rifiutati di lasciare il locale “nonostante i fermi inviti ad allontanarsi provenienti dalla titolare”. La donna, all’epoca in stato di gravidanza, è stata presa a schiaffi. Ed è anche finita a terra. Le minacce non hanno bisogno di commenti: “Dov’è quel cornuto e sbirro di tuo padre?”, “esci fuori che siamo venuti a prendere il bar”. Fuori ad aspettarli Marletta, Fraschilla e altri.

Dieci giorni dopo Giovanni Fraschilla e Francesco Santapaola, detto Colluccio, hanno convocato Angelo Salice in un locale di Via delle Medaglie d’Oro. Fraschilla avrebbe detto a Salice che si era “comportato male” e avrebbe ribadito che “il bar è della famiglia” pretendendone la cessione. O in alternativa avrebbe preteso il pagamento dei numerosi assegni postdatati. In quell’incontro sarebbe intervenuto anche Santapaola. Il boss rivolgendosi a Salice lo avrebbe accusato di ”non essersi comportato bene”. Secondo la procura avrebbe fatto comprendere di essere intervenuto in favore di Fraschilla “quale esponente di vertice dell’omonima famiglia mafiosa”. 


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