Ferrandelli: 'Faraone, non capisco... Io non sono candidato'

Ferrandelli: ‘Faraone, non capisco… Io non sono candidato’

Miccichè, le elezioni e il no alla candidatura a sindaco. Parla Fabrizio Ferrandelli.
AMMINISTRATIVE 2022 - L'INTERVISTA
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4 min di lettura

Consigliere Ferrandelli, buongiorno.
“Buongiorno, mi scusi sono impegnato… Possiamo risentirci”.

D’accordo, ma intanto chiacchieriamo un po’.
“Va bene”.

Lei si candida a sindaco?
“Sapevo che sarebbe stata questa la domanda”.

E che risponde?
“Che ci sono tanti modi per servire una città. Io metto a disposizione la mia esperienza, quello che ho imparato, quello che sono. Venerdì avremo una iniziativa programmatica molto importante di cui presto saprete tutto. Questo è il momento, più che in altre occasioni, dell’impegno e dell’umiltà. Palermo deve tornare a splendere”.

Cioè, non si candida.
“Mi pare che ci sia già una nutrita platea nei cui confronti provo molto rispetto”.

Perché?
“Perché chi ci mette la faccia ha sempre del coraggio”.

Come il suo ex avversario, dei tempi delle primarie del 2012, Davide Faraone…
“Anche la sua candidatura, umanamente, è, appunto, un atto di coraggio”.

Politicamente?
“Non è semplice da leggere”.

Suvvia, lei è un lettore della politica con un certo curriculum…
“Non si capisce se sia una fuga in avanti, o se risponda a un disegno di cui sappiamo ancora poco”.

Alcuni, come Edy Tamajo, l’hanno bocciato.
“Ecco, appunto, ci sono state reazioni che devono essere decifrate e che fanno pensare a uno strappo”.

Che farà Miccichè?
“Questa è una bella domanda”.

Proviamo a rispondere.
“Provi a chiederlo a lui”.

In effetti ha già risposto, sintonizzandosi con Tamajo.
“Appunto…”

Ma lei che dice?
“Dico che c’è sicuramente un confronto serrato, ma che il quadro è fluido. Non bastano le cene per risolvere la complessità del quadro politico. Faraone è in campo, bisognerà comprendere il perimetro di chi lo sostiene”.

L’abbraccio con Micciché, nel 2017, a lei non portò fortuna.
“Erano tempi diversi. Posso rivendicare di essere stato un precursore. Un ‘operazione che ieri veniva semplicisticamente bollata come il tradimento di un uomo di sinistra che allargava al centrodestra, oggi assume il ruolo naturale di un dialogo tra riformisti e moderati in chiave anti-sovranista. E poi mi perdoni, ma vedo molta più spregiudicatezza politica adesso rispetto a quei tempi”.

Dunque, lei non si candida?
“Per essere un altro candidato, con un’altra coalizione? No, grazie, sarebbe non volere bene a Palermo”.

Lo giura in aramaico?
“Non conosco l’aramaico e non dico mai bugie”.

Però sarete in campo.
“Sì”.

Chi sono i vostri compagni di strada naturali? Vostri di +Europa?
“Le posso dire quali non saranno i nostri compagni: i sovranisti. Il nostro appello è – esclusi appunto i sovranisti – a unire le forze migliori della città, che riconoscano gli errori compiuti in questi anni”.

Suvvia, consigliere: possibile che non abbiate già un candidato di riferimento?
“Contano i programmi e i contenuti. Si ragiona su questo. I nomi vengono dopo”.

Dicono tutti così.
“Noi lo facciamo. Mentre altri parlano di nomi, noi venerdì apriremo una grande discussione partendo dai problemi. Palermo deve essere un caso nazionale. Un caso di cui l’intera classe dirigente locale e nazionale deve farsi carico. Palermo può essere il simbolo della rinascita dell’Italia. Da venerdì partono i nostri stati generali di ascolto per la città”.

Come si avvicina Palermo alle elezioni?
“Due parole: libertà e responsabilità. Con al centro le persone. Serve un processo di consapevolezza per tutti i palermitani, non dobbiamo delegare le nostre responsabilità ad altri. Noi siamo responsabili di quanto non è stato fatto e di quanto si potrà fare. In questo modo saremo liberi di costruire il presente e il futuro”.

E siete in campo.
“Certo. Lo ribadisco: essere in campo non implica farlo unicamente da candidato sindaco, lo si può fare con il proprio bagaglio di esperienze e relazioni, con idee e progetti, offrendo competenze di donne e uomini incontrati negli anni da coinvolgere nel servizio al bene comune. Si parla troppo del ‘chi è con chi’, dimenticando il resto”.

Programma di base?
“Sinergia di relazioni nazionali e internazionali, progettualità per sfruttare al massimo il Pnrr per la rigenerazione urbana ed ecologica di Palermo. Sotto questo punto di vista, sì, io sono in campo per Palermo. Voglio comporre e aggregare su idee forti e principi irrinunciabili. Non contribuire a frazionare e confondere i cittadini. Lo metto per iscritto, se vuole”.

Ma lei potrebbe sostenere Faraone?
“Lo ripeto: contano i programmi, le scelte si compiono collettivamente. Non siamo per gli strappi, ma per dialogare insieme. Senza fughe in avanti, ma senza veti”.

E lei non si candida.
“Noooo!”.

Scusi, ma non era impegnato?
“Sì, ma Palermo è la mia casa, la mia città, la mia vita. Troverò sempre il tempo per occuparmi di Palermo.”


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