Palermo, Caruso: 'Rap si salverà, 350 assunti e stop sprechi' - Live Sicilia

Palermo, Caruso: ‘Rap si salverà, 350 assunti e stop sprechi’

Vigilantes e telecamere contro gli ingombranti, parla l'amministratore unico Girolamo Caruso - VIDEO

Concavo, ma evidente come un uovo di Colombo: è l’avvallamento nascosto che permetterà a Palermo di resistere per un annetto ancora (e 300 mila tonnellate di nuovi rifiuti) tra i fondi di barile – a quanto sembra molto ampi – delle vasche terza e terza bis di Bellolampo. E di rispondere, intanto, all’emergenza e ai diktat dell’assessorato regionale ai Rifiuti, quell’aut aut in piedi dell’assessore Daniela Baglieri a tutti gli enti gestori e Comuni della Sicilia: incrementare la differenziata o mandate i rifiuti altrove, pagando il conto. Resistere e risparmiare, assicura l’amministratore unico di Rap Girolamo Caruso, “senza mandare immondizie e milioni all’estero, in attesa che venga aperta la settima vasca: risparmio certo 45 milioni, con un progetto costato 500 mila euro che consentirà di ricavare spazio aggiuntivo in discarica. E un anno in più di autonomia”. Ancora: assunzioni sbloccate, con 306 operai in ingresso, dei quali 106 già autorizzati da delibera di giunta e in servizio entro fine febbraio, e altri 200 entro fine marzo; e pure 46 autisti in reclutamento immediato entro fine dicembre, già autorizzati così come due dirigenti, in servizio entro metà dicembre. Altri quattro dirigenti entreranno entro fine marzo. Due nuovi centri comunali di raccolta già “ordinati”, altri due in rampa, più un’altra ventina almeno da sbloccare, come da piano industriale. “Sergenti” di quartiere che daranno conto giornalmente della situazione di tutti i tipi di raccolta, dallo spazzamento allo svuotamento cestini, dalla differenziata al secco. Telecamere e vigilantes privati contro l’abbandono di ingombranti. E dialogo, tanto, con le organizzazioni sindacali, con le quali lui, Caruso, concorda pure “avanzamenti di carriera non a pioggia, ma sulla base del merito”.

Al timone fino a maggio, quando la città cambierà manico. Chi glielo ha fatto fare, cosa ne resterà? Traghettatore o plenipotenziario che segnerà il futuro?

“Sono siciliano, palermitano e per oltre 25 anni non sono stato né a Palermo né in Sicilia (fra incarichi manageriali in Enel e aziende specializzate in energie rinnovabili in Italia e all’estero, ndr) maturando esperienze che mi insegnano a rapportarmi anche a questa realtà radicalmente diversa. Non sono né un Caterpillar né vengo da Marte, come qualcuno ama definirmi, scherzando, qui dentro. E prevengo la sua domanda: è vero che in Rap ci sono mele marce, ma in percentuale fisiologica: quaranta licenziamenti in otto anni in un’azienda, pubblica o privata che sia, stanno nelle cose, nulla di che”.

Una realtà, però, profondamente diversa rispetto ai veri esempi di efficienza che ha conosciuto, lo ha detto lei.

“Indubbiamente. Per questo ho avuto bisogno di conoscerla bene e subito: non avrei potuto neppure cominciare a riuscirci senza due elementi basilari, cioè il dialogo continuo con l’assessore Sergio Marino, che la Rap l’ha presieduta e conosce, e con i sindacati, che ritengo depositari impareggiabili di conoscenze di organizzazione aziendale. Da agosto, mese che fra l’altro ha visto mutamenti manageriali come la fine del rapporto con l’allora direttore generale, è istituito un tavolo permanente con le sigle dei lavoratori, persuasi come me dell’importanza degli incentivi meritocratici e delle progressioni di carriera di gente che è stata sottostimata per anni”.

Con quel centinaio di ex precari di Reset cui qualcuno aveva prospettato l’assunzione in Rap, le cose non sono filate tanto lisce.

“Vero, e rivendico tanto il fatto di aver posto il problema, quanto l’aver prospettato una soluzione positiva per tutti. Ho trovato un’azienda infragilita e bisognosa di nuovi ingressi, sicuramente, che ha perso senza ricambio per i pensionamenti settecento operai in dieci anni e che oggi conta poco più di 1.600 dipendenti in tutto, con una età media di 53 anni. La media nazionale è 48. Considerato che l’età media dell’inidoneità a tempo, dovuta a impedimenti fisici passeggeri e tuttavia eventualmente frequenti, è di 55 anni, e quella dell’inidoneità a vita di 58, andiamo a guardare l’età media di quei 92 Reset: 54 anni. Sarebbe stato intelligente assumerli caricando l’azienda di forza lavoro che da qui a poco sarà giocoforza limitata o addirittura azzerata? Ma non si tratta neppure di scelte discrezionali: il ddl Concorrenza del 2021 alza le asticelle minime del servizio, con il monitoraggio continuo e centralizzato  che l’Autorità per la Regolazione dell’Energia ha avocato a sé, pena la risoluzione automatica del contratto di servizio. Ho bisogno dei miei nuovi operai subito, i primi 106 li avremo a settimane; gli altri 200, se non dovessero arrivare subito dopo, beh, lo farò notare senza beneficio del dubbio…”.

E la soluzione che lei ha proposto?

“Ho detto semplicemente: i due milioni e mezzo di euro che la stabilizzazione in Rap sarebbe costata, ve li giro lo stesso, per riparare marciapiedi, asfalto dissestato, e vuotare i cestini”.

Hanno accettato, ovviamente.

“Eh, no”.

Troppo forte la voglia di Rap.

“Pare di sì. Io resto dell’idea che la proposta avesse, oltre a indubbia utilità, una certa eleganza: trovare alla politica una via d’uscita e non far inorridire i cittadini che avrebbero sospettato assistenzialismo a perdere”.

Un bel colpo al clientelismo annoso che ha spezzato le gambe a molte partecipate. Nemico della politica che promette a vanvera, dunque?

“A me non interessa cosa viene promesso in stanze diverse da quelle dell’azienda, i sindacati sanno che possono parlare con me di tutto, purché sia aderente alla realtà aziendale. Abbiamo appena concordato 230 progressioni di carriera su base meritocratica, senza distribuire benefici a pioggia. Su come sconfiggere il clientelismo, ne rispondo fino a maggio 2022. Non vengo dalla politica, anche se continuo a pensare che Orlando sia un gigante politico e Marino un interlocutore più che prezioso. Si sconfigge con il merito, punto. E con l’assecondare il reale fabbisogno dell’azienda, che qui le elenco: 306 operai, dei quali 106 già autorizzati con delibera di giunta nel 2019; 46 autisti, anch’essi in delibera; alcuni dirigenti. Soltanto per lo spazzamento scenderanno in campo 150 nuovi operai. Capisce bene che assumere i Reset sarebbe stato un salto nel buio. In quella circostanza mandai in una nota formale a sindaco e vicesindaco le ragioni per le quali non potevo bendarmi gli occhi e assumerli”.

Nemico giurato pure della privatizzazione…

“Nemico di nessuno. Ma mi tocca mettere in sicurezza la Rap anche da quello, che alle condizioni attuali sarebbe l’inizio della fine. Sono contrario alla privatizzazione non perché sia un bolscevico, ma perché i modi per mettere in sicurezza ci sono, a partire dalla miglior gestione della discarica di Bellolampo e dall’inutilità degli sprechi, come i 23 milioni di sovrapprezzo per lo smaltimento accumulati l’anno passato. Un macigno. Per scongiurarla però servono i fatti, a partire dalle assunzioni qualificate e dal miglioramento del servizio”.

Aspetti, a Bellolampo ci arriviamo. Prima ci spiega meglio la storia del fabbisogno aziendale?

“Ho messo tutto nero su bianco nel piano industriale. Esempi: dal 2013 a Bellolampo funziona un impianto Tmb che risucchia 40-50 unità, e poi gente necessaria per la differenziata e il porta a porta… Chi spazza? Chi vuota i cestini?”.

Lo chiediamo a lei.

“Le do un’altra notizia: riprendiamo lo spazzamento meccanizzato sistematico, avendo individuato vari percorsi. Cominceremo con la zona centrale della città, nella quale la polizia municipale può assisterci: i mezzi in sosta vietata frustrerebbero i nostri sforzi e anche la messa a punto della quindicina di spazzatrici che abbiamo in garage, delle quali il 75% era, al momento del mio insediamento, fuori uso. Le do anche i tempi: partiremo fra una decina di giorni. E ripristineremo le paline, con l’intervento di Amat, che avvisano i cittadini degli orari dello spazzamento. Poi, l’azienda smetterà di essere a compartimenti stagni. Per ciascun quartiere avremo un responsabile, un ‘sergente’ che renderà conto della situazione complessiva di tutti i tipi di raccolta. Il paradosso cui spesso si assiste, il cestino vuotato e alla base cumuli di sacchetti, è reale”.

Capitolo ingombranti.

“Abbiamo a che fare con volumi inimmaginabili. Vero che il loro prelievo parziale rientra nel contratto di servizio, ma quei limiti, per restare all’anno in corso, li abbiamo raggiunti ad aprile. Da lì in poi, non ci resterebbe altro che fatturare al Comune i servizi aggiuntivi. La quantità è impressionante, da quando sono qui, i costi extra hanno superato i 5 milioni di euro, praticamente sono 6. E me lo lasci dire, si fa un bel vantarsi da parte di alcuni paesi della provincia sulle percentuali ‘europee’ di differenziata se poi il tale con il lapino viene a scaricare a Palermo. Abbiamo pagato sei milioni anche per questi abusi, calcolando cento tonnellate sulle ‘migrazioni’ dei rifiuti e posto che il prezzo per la discarica è di 160 euro a tonnellata, noi avremmo dovuto guadagnarci. E invece…”.

Invece, dappertutto salotti dismessi e frigoriferi rugginosi.

“E qui rispondo con i nuovi Ccr, centri comunali di raccolta, il servizio di vigilanza e le telecamere. Due sono pronti (e mostra la mappa srotolata sul tavolo): piazza Lennon e via Basile, per i quali c’è già l’ordinanza sindacale, e poi subito dopo via Lanza di Scalea e corso Tukory. Ma ne voglio almeno altri venti, se non trenta. Capitolo telecamere: abbiamo individuato, insieme con il comandante della Polizia municipale, 65-70 siti a forte rischio abbandono. Approfitteremo di una fornitura diretta del ministero dell’Interno, che ne ha acquistate 500: 60-70 saranno per noi, entro dicembre le prime 18, in un paio di mesi il resto. Ma siamo consapevoli che ci vuole il deterrente materiale, alle brutte: nell’arco di una settimana manderemo in giro venti vigilantes privati, appena concluso l’esame delle offerte in gara. Duecentomila euro per un contratto di quattro mesi; poi, arrivate pure le telecamere, si deciderà se e come prolungare”.

Eccoci a Bellolampo. Girava voce che voi aveste risposto agli ultimatum della Regione presentando alcune soluzioni pronte, a differenza di altri Comuni e Srr. Vero?

Verissimo e finalmente concreto, dopo un iter faticoso che dall’assessorato ai Rifiuti è rimbalzato al Territorio e Ambiente e che oggi è munito del parere favorevole del Comitato tecnico scientifico. Sono partito da una considerazione empirica che era sotto gli occhi: in urgenza di esaurimento della sesta vasca nei successivi due mesi, in una delle mie prime visite in discarica, a giugno, mi dicono: ‘C’è da portare i rifiuti fuori’. ‘Con quali soldi?’, rispondo. Volgo lo sguardo e vedo un avvallamento nella terza vasca bis, mi intestardisco sulla possibilità di aumentare la volumetria, perché i rifiuti ammassati naturalmente si consolidano. Bene, il progetto ordinato a un consulente esterno mi dà ragione: avremo da quella vasca 150 mila tonnellate di capienza in più, in soldoni sei mesi di autonomia per Palermo in più. Analoga verifica viene ordinata nella terza vasca: stesso risultato e altre 150 mila tonnellate. Così abbiamo risposto all’assessorato retto di Daniela Baglieri. Evitando un salasso mortale di 45 milioni che, aggiungendosi ai 23 dell’anno scorso, avrebbero messo la parola fine su Rap”.

E poi?

“Arriverà il milione di metri cubi della settima vasca, con i lavori consegnati un mese e mezzo fa che dovranno finire fra la primavera e l’estate del 2022. E intanto busserà il dovere di migliorare la differenziata, invece di cincischiare ancora attorno al 16-17%. Poi toccherà a qualcun altro occuparsi di Rap assicurandole salute”.

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