Panchina rossa per Ninni: 'Mia zia torna nel luogo che amava' FOTO - Live Sicilia

Panchina rossa per Ninni: ‘Mia zia torna nel luogo che amava’ FOTO

E' stata installata davanti al negozio in cui Antonietta Giarrusso, storica parruccaia, fu uccisa nel 2012

“Perché nessuna donna più sia vittima della violenza di un uomo e del silenzio omertoso”. E’ la frase che da oggi si troverà su una panchina rossa realizzata in via Dante per ricordare Antonietta Giarrusso, la parruccaia uccisa con 27 coltellate il 30 aprile 2012 nel suo negozio. Parole incise su una targa e volute dalla nipote della donna, Daniela Carlino, che dal giorno dell’omicidio si batte per chiedere la verità: l’assassino non è infatti mai stato rintracciato.

Assassino ancora a piede libero

Lunghe e minuziose indagini non sono riuscite a risolvere il giallo, uno degli omicidi più efferati degli ultimi anni a Palermo. Nei giorni contro la violenza sulle donne, inevitabile il pensiero alle vittime che non hanno ancora avuto giustizia, proprio come la donna conosciuta da tutti come ‘Ninni’ e storica commerciante in pieno centro città. E proprio in quel luogo, all’altezza del civio 52 di via Dante, dove si trovava il negozio, la panchina rossa è stata oggi inaugurata dalla giunta comunale, insieme alla famiglia di Antonina Giarrusso.

“Andremo avanti per la verità”

Per tenere vivo il suo ricordo, infatti, Daniela Carlino si è rivolta all’Amministrazione tramite la consigliera Milena Gentile, che è anche la Presidente dell’Associazione Emily Palermo, promotrice dell’iniziativa. “Per me – dice la nipote – è come riportare mia zia nel posto in cui stava prima che ci venisse strappata. Perché è un vuoto che non può e non deve essere dimenticato. Ogni donna morta ammazzata per mano di un uomo è una ferita aperta per tutti, indistintamente, e questa panchina è un invito a denunciare, a non abbassare la testa davanti alle ingiustizie, a mettere da parte il silenzio omertoso”. Sulla panchina, simbolo della lotta al femminicidio, mazzi di fiori e stelle di Natale: “C’è una famiglia che aspetta ancora verità e che soffre. Andremo avanti nella ricerca della verità”, conclude Daniela Carlino.

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