Il tesoro della mafia, le carte del Ros: il verbale dell’uomo d’onore

Il tesoro della mafia, le carte del Ros: il verbale del pentito

Le parole di Francesco Squillaci (nella foto) finiscono nel decreto di sequestro del Tribunale.

CATANIA – L’udienza è fissata per il 23 febbraio 2022 davanti al Tribunale di Catania, sezione Misure di Prevenzione. Sarà in quella data che si aprirà il processo per discutere del sequestro del tesoro del capomafia Nitto Santapaola, del nipote (figlio di Pipp) Aldo Ercolano, Enzo Mangion (figlio del boss scomparso Francesco Ciuzzu u firraru e l’uomo d’onore Pippo Cesarotti.

Società e terreni che farebbero riferimento ai soldi sporchi dei vecchi boss della famiglia catanese di Cosa nostra. Nelle oltre 150 pagine del decreto di sequestro i giudici analizzano documenti contabili, atti notarili, previsioni contabili e patrimoniali ma anche intercettazioni provenienti dalle inchieste del Ros Samael 1 e 2. E sono confluiti anche gli interrogatori dell’imprenditore Mario Palermo, considerato la testa di legno dei boss, già condannato in abbreviato. Anche lui è destinatario del provvedimento che ha portato al sequestro della Tropical Agricola srl, in passato Antoniocostruzioni.

In quegli interrogatori sono svelati i passaggi di investimenti che partono da Francesco Mangion (di diversi centinaia di milioni di euro delle vecchie lire) diversi decenni fa e poi trovano conferma nel 2014 quando c’è da ‘trasformare’ la società. E c’è fretta di vendere gli immobili per fare ‘liquidità’. Nelle carte del Ros è messa nero su bianco il ‘profilo criminale’ dei destinatari della misura di prevenzione. E per Mario Palermo, gli investigatori hanno elementi per pensare che l’imprenditore avrebbe favorito, prima del loro arresto, la latitanza di Francesco Mangion (ormai deceduto) e di Aldo Ercolano (genero del boss scomparso e quindi cognato di Giuseppe ‘Enzo’ Mangion). 

Nell’imponente materiale da valutare, il Tribunale delle Misure di Prevenzione (collegio presieduto dalla giudice Maria Pia Urso) si è trovato davanti anche uno stralcio del verbale del pentito Francesco ‘Martiddina Squillaci. Il killer del poliziotto Gianni Lizzio sta raccontando vecchi segreti alle procure di mezza Italia. E le sue testimonianze sono arrivate anche in processi con politici ed esponenti delle istituzioni. 

Il 4 settembre 2018 ha raccontato della latitanza di Ciuzzo Mangion nel 1998 “nella zona di Mascalucia o Massa Annunziata”. Il padre del collaboratore, Pippo Squillaci, avrebbe acquistato all’epoca un terreno accanto al covo del boss intestandola alla cognata. Qui sarebbero stati realizzati dei fabbricati. Mangion e Squillaci senior avrebbero poi deciso che il palazzo costruito dal secondo sarebbe stato trasferito al primo per la figlia Francesca e il genero Aldo Ercolano. Il trasferimento sarebbe stato imposto. E avrebbe provocato qualche problemino in carcere. 

Ma leggiamo cosa dice precisamente Squillaci. “Francesco Mangion nel 1988 era latitante nella zona di Mascalucia o Massa Annunziata e aveva un terreno, confinante con questo terreno ve ne era un altro che era in vendita e mio padre deciso di acquisteremo pagandolo 50 milioni di lire. Tale terreno fu intesta a mia zia (sorella di mia madre) anche se pagato da mio padre. Mio padre iniziò a costruire un’abitazione nel suo terreno e aiutava Mangion a costruire una casa nel suo terreno. Poi Mangion chiese a mio padre se gli dava la sua abitazione per la figlia Francesca e per suo marito Aldo Ercolano. Mio padre acconsentì con l’accordo che avrebbe pagato poi il valore dell’immobile e di recente Enzo Mangion ha preteso che formalmente fosse passata a loro la proprietà. Su questa questione mi è stato riferito che vi è stato un litigio in carcere ma, per quel che so, poi alla fine mia zia, minacciata da Enzo Mangion e altre persone, forse i figli di Ercolano, è stata costretta a recarsi dal notaio per cedere la cosa senza ricevere alcuna somma di denaro”. Come sono state costruite quelle case? Il pentito spiega che: “Le somme impiegate per l’acquisto del terreno e per la costruzione delle due case provenivano tutte da rapine ed estorsioni in quanto la mia famiglia non ha mai svolto attività lecite”. Per il Tribunale queste affermazioni trovano “riscontro” dalle attività del Ros. 


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