Sicilia, Di Paola: "Un nuovo metodo per il candidato presidente"

Di Paola: “Un nuovo metodo per il candidato presidente”

Parla il neo capogruppo M5s all'Ars

PALERMO – “Puntiamo a un metodo innovativo per le elezioni regionali”. Tra le righe, sensazione netta di fine impero dell’on line, con le consultazioni che saranno quantomeno precedute, se non soppiantate, da “lavoro continuo, da parte di chi vuole candidarsi, sui territori, e costante confronto con gli alleati”. Lo estende a fagiolo, Nuccio Di Paola, dal ruolo appena assunto di capogruppo all’Ars a quello che dovrà essere il candidato presidente della Regione, il concetto di leadership “da allenatore, piuttosto che da capo staccato dalla squadra come in molti frangenti è stato Musumeci”.

Fra primarie riaffermate dall’alleato dem, fughe in avanti di qualche pentastellato autocandidato (Dino Giarrusso) e consultazioni on line non più autocratiche come un tempo – “va innanzitutto riconquistato il territorio e vanno persuasi gli astensionisti, in Sicilia una massa enorme” – la conversazione con il deputato Cinquestelle cui tocca, per turnazione prevista, la veste di capogruppo, diventa occasione per iniziare a delineare il sentiero che porterà il movimento, e l’intera coalizione di centrosinistra, alle soglie dell’appuntamento elettorale con le Regionali.

Allora, doppi auguri. Di Paola capogruppo cercherà di imprimere un punto di vista peculiare?
“Intanto, se ringrazio Giovanni Di Caro che mi ha preceduto nel ruolo, non lo faccio pro forma. Ci ha guidato egregiamente in un anno assolutamente fuori dall’ordinario. Quello che mi prefiggo è, in questi dieci mesi che ci separano dal voto, fare emergere sempre più e sempre meglio le ‘specialità’ di un gruppo che lavora davvero di squadra, anche in seno alle commissioni. Nessuno svolge una funzione per caso, ciascuno approfondisce da specialista, su molte tematiche abbiamo punti di riferimento veri, e non solo nell’ambito regionale, ma pure nazionale. E poi, il contatto con i territori. Anche qui abbiamo secondo me il pregio di poter contare su colleghe e colleghi molto identificati con i luoghi di appartenenza, e mai in modo settario o particolaristico. Lo scopo è preparare una bella squadra, chi guiderà dovrà essere più un allenatore che un capo senza contatto con i giocatori”.

Una squadra e qualche battitore libero, però. Come la mettiamo con il piano virtuale sconfinato dell’on line tanto caro al movimento? E con uscite come quelle di Dino Giarrusso, auto investitosi candidato a Palazzo d’Orleans magari confidando sull’appeal mediatico di cui potrebbe godere più di altri? Per tutta risposta il Pd ha ripetuto la dichiarazione d’amore per le primarie.
“Va fatta squadra, che è come dire che va fatta sintesi, sia al nostro interno, sia con chi correrà insieme con noi alle elezioni. Poi, che ci sia fermento e voglia di fare, è comunque un bene. Ma questo fermento va riversato interamente sui territori, pensiamo a un metodo innovativo che salvaguardi le identità in coalizione e il confronto con gli alleati. Benissimo, il Pd allestirà i suoi gazebo con le primarie, il Movimento 5 stelle non ha mai fatto primarie, ha usato il voto on line senza campagne elettorali di primarie. Vedremo di usare un metodo innovativo”.

Come lo immagina Di Paola, questo nuovo metodo?
“Porto avanti da un po’ di tempo l’idea, che naturalmente andrà eventualmente condivisa, che tutte le disponibilità espresse in funzione delle candidature debbano confrontarsi, insieme, con i cittadini nei territori, allo scopo di far passare il messaggio di squadra. Creata e amalgamata la squadra, perché una squadra ci vuole, se vogliamo governare, il nome dell’allenatore io credo che verrà fuori in maniera naturale. Immagino carovane di contenuti e persone che vadano di persona al confronto con i cittadini”.

Un ritorno al contatto diretto con la base: on line puro in soffitta quindi? E se il candidato non esce dal giro per città e paesi?
“È una possibilità anche questa. Io personalmente confido, ma se non dovesse venir fuori, troveremo un metodo. E non solo noi: abbiamo dei vertici nazionali, abbiamo il dovere del confronto anche con chi corre con noi. Ma mi creda, il problema non è on line sì/on line no, oppure la preferenza per primarie o altri metodi. Il modo, lo troveremo”.

E qual è il problema?
“L’ultima chiamata per abbattere un astensionismo ormai dilagante in Sicilia, superiore al 50 per cento. Quello è l’obiettivo principale, e non si raggiunge senza andare dagli elettori per davvero. Chi si mette a disposizione per essere candidato anche a Palazzo d’Orléans, è bene che lo faccia, fisicamente, nei luoghi di Sicilia e portando con sé i temi da affrontare. Primo: riconquistare gli elettori; poi, se lo facciamo bene, avremo il candidato naturale: un allenatore che non commetta gli errori di Musumeci, troppo spesso sganciato sia dalla propria squadra che dalla gente”.
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